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sabato 2 febbraio 2019

La povera Papessa Giovanna



LA povera PAPESSA GIOVANNA

   La papessa Giovanna [ papa Giovanni VII], uccisa dalla bestialità cristiana – come già aveva fatto con Ipazia di Alessandria –  è sempre stata considerata una storia falsa e infatti in Platina si legge dopo la sua storia fabula che anagrammata diventa il famigerato bufala.

La tragica fine di Ipazia vista da Moreno Burattini e Branislav Kerac
da Zenith  Gigante 693 gennaio 2019  

  Qui di seguito vi sono dei documenti d’epoca, leggeteli, poi torneremo sull’argomento.


da:
PLATINA DELLE VITE DE' PONT.
GIOVANNI   F E M I NA.

GIOVANNI  Anglico conseguì con malvaggie arti (come vogliono) il Ponteficato. Perciò che essendo donna, diede à credere ch'egli fusse huomo. Essendo giovanetta se n'andò con un suo amante,  che era persona dotta, in Athene; dove sotto eccellenti maestri apprese, e fe tanto frutto nelle scientie, che venutane poscia in Roma, pochi pari vi haveva, non che superiore,  che nella intelligentia della scrittura sacra à lei si agguagliasserò. Onde e dottamente  leggendo, & acutamente disputando, tanta auttorità, e benivolenza si guadagnò, che essendo morto Leone, fu ella per consentimento di tutti (come dice Martino) creata Pontefice. Ma essendo poi da un suo servitore ingravidata, e tenutone un tempo il ventre occulto, finalmente andando à S. Giovanni in Laterano, soprapresa dalli dolori, frà il Coliseo, e San Clemente partorì, e nel medesimo luogo morì, havendo due anni, un mese, e quattro giorni retta la Chiesa, e fu senza honore alcuno sepolta. Alcuni scrivono due cose, e che quando và il papa à San Giovanni in Laterano, abborrendo questo atto, fugge di fare quella strada; e che per non cadere nel medesimo errore, ogni volta che si crea il Pontefice, si fa sedere in una seggia aperta di sotto, perchè l’ultimo diacono toccandolo veda, che egli sia maschio. La prima cosa non niego; della seconda dico à questo modo, che per ciò si fa il Pontefice dopo la sua creazione sedere in quella sedia à quel modo fatta, perchè chi in tanta degnità monta, sappia, e si avegga per questa via, che egli non è Dio: ma huomo, & soggetto alle necessità della natura, & à quella spetialmente dell'evacuare.  Onde è meritamente quella sedia stercoraria chiamata. Queste cose, ch'io ho dette, volgarmente, e senza certo auttore si dicono. E per non parere di haverle ostinatamente lasciate à dietro, ho voluto breve, e schiettamente qui dirle. E poi che quasi tutti gli altri le dicono, erriamo col volgo anco noi in questa parte; benché quanto ho io detto, verisimile sia, e da potere agevolmente credersi. Vogliono alcuni, che in questo tempo fusse il corpo di San Vicenzo da un certo monaco portato di Valẽtia città di Spagna in un villagio della Francia chiamato Albiense. Dicono anco, che Lothario essendo già di molta età si vestisse monaco, lasciando à Lodovico il figliuolo l'Imperio; il quale Lodovico ritornatone tosto in Germania, ne tenne à freno, & ad obedientia tutti coloro, che pareva, che dovessero prendere le arme, per ribellarsi.


La Papessa nei tarocchi illustrati da Luciano Bernasconi

ANNOTATIONE.

Confutatione della fabula di papa Giovanni femina.
Questa favola di Giovanni femina, anco prima, che io incominciasse à penetrare la verità delle historie non mi puote mai parere verisimile. Percioche non posso imaginarmi, che fussero in quel tempo gli huomini cosi stupidi, & sciocchi, che à cosi sublime grado cosi alla cieca essaltassero una persona incognita, non havendola prima per longo tempo approbata, anzi che una donna in vece d’un huomo à quella dignità sollevassero. Che se pure fusse stata tanta la sciocchezza di quei tempi, c’havessero potuto cosi fatta sceleranza commettere, non si deve credere, c'havesse il grande Iddio sofferto, che una femina, che non è di ordine alcuno capace, la sedia di San Pietro da Christo Salvator nostro ordinata, & dalla quale la Chiesa santa si regge, macchiata havesse. Vedendo dall’altro canto, che molti, & di non poco grido, à questa historia assentiscono, & che si tiene volgarmente per vera, ne hò molto meco istesso dubitato, & mi sono finalmente risoluto di ritrovare, se è possibile, totalmente esaminandola, onde si sia questa cosa nata, & insieme l’auttore di lei. Havendo io adunque diligentemente letti gli antichissimi libri, cosi della libraria di palazzo, come delle altre, & veduto anco accuratamente tutte le scritture antiche ecclesiastiche, ne hò finalmente una chiara, & manifesta notitia di tutta questa favola havuta. Io mostrerò dunque prima, che que­sto non puote essere per conto alcuno: ma che sia favoloso. Appresso farò chiaro, onde havesse questa favola origine, & chi prima la descrivesse. Nè mi farà grave con molti argomenti tutta questa novella annullare, che alla Chiesa Romana tanta ignominia, e vergogna apportò, e mostrare, che ciancia espresse elle siano. Incomincierò primieramente a desputar del tempo, nel quale quelli, che lo iscrissero, questo papa ripongono. Quanti hanno di questa cosa fatto mentione, tutti fuori che uno indice falso nel fine del settimo libro di Othone Frisingense, pongono fra Leone Quarto, & Benedetto Terzo,  il Ponteficato di questo Giovanni femina di due anni, cinque mesi, & tre giorni.  Nel qual tempo Anastagio Bibliotecario di Santa Chiesa, che scrisse le Vite de’ Pontefici fino à Nicola successore di Benedetto Terzo, e viveva, et si ritrovò presente, come egli stesso dice, alla creatione di Sergio Secondo, di Leone Quarto, di Benedetto Terzo, di Nicola primo, di Adriano Secondo, e di Giovanni Ottavo, non solamente non fa egli mentione alcuna di questo Ponteficato di Giovanni femina, che anco scrive, che dopo Leone Quarto, non vacò più che quindici giorni la Chiesa. Et soggiunge, che tosto dopo Leone Quarto, fu in suo luogo Benedetto Terzo creato.  Et le sue proprie parole sono queste. Morì il santo Leone Quarto a' 17. di Luglio, fu sepolto in san Pietro, e vacò quindeci giorni il Ponteficato.  Dopo la cui morte subito tutto il clero Romano, & i principali della città, e’l popolo si raunarono insieme, pregando il Signore, che havesse voluto alla Chiesa sua dare un buono, e santo pastore.  Di che divinamente ispirati, di un consentimento tutti per le sue sante opere elessero Pontefice Benedetto. Et facendone la plebe gran festa con hinni spirituali, nel palagio, di Laterano lo condussero; dove secondo il solito nella sedia Pontificia lo collocarono. Fin qui dice egli. Nè si vede, che faccia di questo Giovanni femina mentione alcuna. Onde chiaramente si conosce, che per nessun conto puote questo Pontefice femina essere in questo tempo, se la verità della historia non si perverte.  Ma facciamo, che Anastagio in questo luogo lo riponesse, vi repugna apertamente la ragione de' tempi, & de gli anni, ne' quali gli altri Pontefici la Chiesa ressero, ne fra Adriano primo, e Giovanni ottavo, quello spatio di due anni cape. Percioche dal 772. nel quale fu, Adriano primo creato, fino al 882. nel quale Giovanni Ottavo morì,  non si può ne anco un mese, non che due anni, di Ponteficato altrui interporre, volendo bene in computo degli anni seguire, che io accuratissimamente hò dal medesimo Anastagio, da Annonio, & da altre antiche inscrittioni, instrumenti, e brevi cavato. Essendo già 706. anni, da che scrivono, che questa femina Pontefice fusse (percioche la pongono verso l’anno 855. della salute nostra) come può egli essere, che non solamente Anastagio Bibliotecario, che in quel tempo visse, ma di quanti ne scrissero poi, o toccarono le cose de' Pontefici (come furono molti) fino al 1350. noi ne facesse alcuno per 400. anni continui mentione alcuna? Poco dopo, Anastagio scrisse la sua historia, dove fa spesso mentione de’ Pontefici, Ademaro monaco di Santo Hermano di Parigi;  il quale fu da Annonio monaco del medesimo monasterio, già sono quattrocento anni seguito. Reginone anco Abbate Prumiense seicento anni sono;  Hermano Contratto, & Lamberto Scasna Burgense, monaci amendue, che furono già cinquecento anni à dietro; &  Othone Frisigense quattrocento anni sono, & Corrado di Lichtenauo. Abbate Vrspergente già sono 300. anni, scrissero tutti le loro historie, & croniche, e nessun di loro, ancor che diligenti in porne successivamente i Pontefici Romani fece mai di questo Giovanni mentione. Ne anco Leone Vescovo di Ostia, né Giovanni prete di Cremona, ò altro scrittore cosa alcuna ne toccò, Nella libraria di Vaticano sono sei, ò sette brevi indici, ò liste d’e Pontefici, e ne è una anco in versi, scritte in vari libri, avanti ad Innocentio IIII.  & non si vede mai in alcun di loro farsi mentione di questo Pontefice.  Di più in cinque antichi libri delle vite de' Pontefici, di Damaso, di Anastasio, & di Pandolfo Pisano, non si sente mai questo Giovanni femina nominare. Solamente si vede nel margine fra Leone IIII. & Benedetto III. aggiunta da altro autore quella favola, e scritta con lettere molto diverse da quelle de gli antichi esemplari. Appresso, à che effetto Leone Nono, che visse da dugento anni poi, fennendo a Michiele Cerulano Patriarca di Costantinopoli, & à Leone Acridano heretici, e scismatici, poteva in quella sua epistola riprender la Chiesa Costantinopolitana, perchè havesse in quel Patriarcato una femina, & Eunuchi ammessi (intendendo di Niceta, e di Ignatio) se havene già in Roma una femina governato il Papato, ch’era assai peggio? Percioche scrive egli in quella sua lunga epistola, ò libro contra le heresie de’ Greci nel ventesimoterzo capo à questo modo.  Non possiamo noi credere quello, che la fama publica approba, che la Chiesa Costantinopolitana contra il primo capo del Concilio Niceno, habbia per tutto promossi gli Eunuchi, e lasciato anco talvolta nella fede de’ suoi Patriarchi sedere una femina. Percioche la enormità del fatto, e la fraterna benivolentia non ci lascia credere cosa cosi detestabile, & abominevole.  Considerando dall’altro canto la vostra negligentia intorno alla censura de’ santi canoni, & che gli Eunuchi, & i manchi di alcuna parte del corpo non solamente al clericato, ma alle altre dignità ecclesiastiche anco indifferentemente promovere, mi terrò; che habbia agevolmente così potuto essere, come si dice. Ma ancor, che io dicessi, che havessero molti di quello Giovanni femina scritto, mostrerò nondimeno dal contesto della favola istessa non potere essere vero. Non fu creato mai legittimo Pontefice in Roma per forse novecento anni da San Pietro fino a Papa Formoso, che non si fosse dai primi anni nella Chiesa Romana allevato, & ascesone al diaconato, ò pure al sacerdozio per tutti i gradi degli ordini ecclesiastici.  Il che vedrà essere così a punto stato osservato, chi vorrà per l’ordine de' Pontefici andare minutamente discorrendo.  Or come adunque una femina ignota senza origine, e senza patria certa, & senza testimonio alcuno della vita passata, puote diventare così alla cieca Pontefice? Vediamo hora, a che modo questa favola ne composero. Dice l’auttore della favola, dal quale Platina, e gli altri la tolsero; che Giovanni Anglico per natione di Maguntia, tenne il Ponteficato due anni, un mese, e quattro giorni; ò pure cinque mesi, e tre giorni; e che vacò poi la Chiesa un mese.  Ora vedete, che ignorantia di scrittore; il chiama Anglico, e per natione di Maguntia, come se Maguntia in Anglia fusse, e noi in Germania più tosto.  Ma Platina più avisato, contra l'opinione dell'auttore dice, che ella fu d'Anglia: ma oriunda di Maguntia. Hora soggiunge poi. Questi fu femina (come dicono) e fu, essendo fanciulla, menata vestita da huomo da un certo suo amante in Athene; dove fé tanto frutto in varie scientie, che non ritrovava pari.   Dice la favola, che ella andò a studiare  in Athene.   Hor dove era più Athene in quel tempo, o come v'era più studio alcuno, che tutta quella contrada, come dalle historie di que' tempi si cava, era in poter de barbari, e miseramente oppressa?  Vi aggiunge poi, che ella leggendo per due anni in Roma hebbe grandi huomini per discepoli; e stando in Roma in grand'opinione di buona vita, e di dottrina, fu ad una voce eletto Pontefice.   Qui sono due bugie; la prima, che ella in Roma leggesse publicamente buone lettere.  Percioche il manco pensiero, che allora havessero quelle genti, s'era, che in Roma studio publico alcuno fusse; come dalle historie di que’ tempi facilmente si vede.   L'altra bugia è, che ella tenesse due anni il Papato; percioche, come s'è detto, non si poteva questo grado dare se non a Cardinali allevati infin da i primi anni nella Chiesa di Roma. Segue poi.   Ma ella fu nel Papato da un suo servitor ingravidata; e non sapendo il tempo del parto, nel voler andar da san Pietro a san Giovanni in Laterano, assalita da' dolori del parto per strada, fra il Coliseo e la Chiesa di san Clemente partorì, e morì nel medesimo luogo, come si dice.  Qui si vuole mirare, che l’auttore della favola, che assai grossamente la scrisse, anch'egli poco vera la tenne, e difficile a credersi; poi che nel principio dice. Fu (come dicono) femina; e qui nel fine scrive: Fu nel medesimo luogo (come si dice) sepolta.  Non afferma il fatto: ma lo racconta per, come dicono, e come si dice. Ma come quella donna non s'ingravidò mai, & hora vecchia (come è verisimile, che fusse) essendo Papa ingravidò, e partorì?  Hora prima, che partorisse, non portava ella il ventre gonfio? Come di tanti servitori, e di tante genti della corte, che la solevano del continuo accompagnare, di cosa così chiara non s'avide alcuno giamai?   Non sen'avide alcuno; perchè ella con due, o tre soli servitori, se ne atava sempre chiusa in palazzo. Anzi tutto il contrario.   Perchè se poco prima, che partorisse, quando e più verisimile, che ella se ne dovesse restar in casa, andò da san Pietro a san Giovanni in Laterano: molto più prima nella sua gravidezza doveva lasciarsi veder, e parlar da tutti. Io non credo, che possa alcuno pensar, che fussero colli sciocchi, & inetti gli huomini di quel tempo, che al viso, alla voce, & a gl'atti, non sapesse alcuno discerner un'huomo da una femina, & una femina nove mesi gravida, e travagliata da tanti incommodi, quanti sogliono la gravidezza accompagnare. Non haveva ella i servi, i familiari, i medici, i cortigiani? Hor come in due anni di questa cosa non fu huomo, che se n'accorgersse. Cosa certo degna di Martino monaco di Cistello, che scrivendo la vita de’ Pontefici fu, come a me pare, il primo, che (già sono più di 300. anni) questa novella divolgò, e scrisse. Ma prima che io di lui parli, mi spedirò della favola, che segue a questo modo. E perché il Papa fugge sempre di fare questa strada, credono molti, che per aborrimento di questo fatto lo faccia. Ne ella si pone nel numero de' Pontefici, per esser stata donna. Fin qui dice egli.  Ora che andando in Laterano il Pontefice non vada per quella strada, non è questa la causa: ma è più tosto; perchè non potendo per la gran compagnia, che egli suol menar seco, per la strettezza del luogo passar per mezzo del Coliseo, che è la sua dritta strada: ne piega a man manca, e ne va poi al dritto verso san Pietro e Marcellino, per non confonderne con tante giravolte l'ordine della cavalcata, ritornando di nuovo presso l'Anfiteatro alla strada, che presso santi Quattro Coronati ne và in Laterano: La medesima ragione è anco del ritorno, che egli poi fa. E nondimeno so, che molti Pontefici usciti di quest'ordine, e regola sono.  Della capella poi, che è in quel luogo, dove vogliono, ch'ella fusse sepolta, e medesimamente di quella seggia di porfido, che è in Laterano, nella qual dicono, che si conosca, se il Papa era maschio, parmi soverchio, e vano parlarne; per esser tutte cose favolose, e dal volgo ignorante finte.


Testo del Platina tratto da una edizione dell'anno 1700.

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Favola di Papa Giovanni femina da chi fosse prima descritta.


La Papessa nei tarocchi del vino illustrati da Luciano Bernasconi

Hora il primo, che (come ho detto) la favola di questo Papa femina scrivesse, fu un detto Martino, che vogliono, che fusse Polacco, monaco di Cistello, e penitentiero d'Innocentio Quarto, che scrisse le vite de' Pontefici fino al suo tempo, & un libro intitolato, Delle cose maravigliose di Roma, che fu poi da altri di maggior bugie ocupletato. E non è costui, (come alcuni pensarono) quel celebre Martino Cromero Polacco, che molto accurata, e dottamente la historia di Polonia scrisse; e fu gran tempo Orator del Re suo presso l’Imperator Federigo; e fu persona di costumi, dottrina, e d'ogni maniera di virtù ornatissimo. Ma ritorniamo a quel Martino, che fu come io credo, l’auttore di questa favola; percioche io non la ritrovo in auttore, che avanti di lui scrivesse, salvo che in una Cronica di Sigiberto, dove fra Leone, e Benedetto si legge a questo modo.   Giovanni Papa Angelico. È fama, che questo Giovanni fusse femina, e conosciuta per tale da un suo solo fami­liare, che la ingravidò, & ella essendo Pontefice partorì, & però non la ripongono nel numero degli altri Pontefici. Così ivi si legge.  Ma che questa cosa sia di Galfredo monaco, che visse dopo Martino, e di Roberto, che supplì Sigiberto, ne fa fede questo; che non si ritrova tale cosa ne gli antichi, e veri essemplari di Sigiberto. Ma perchè sappiamo, chi fusse questo Martino, che questa favola scrisse, e quanta fede prestar gli si debba, dico, che egli è quel medesimo, che fa il libro delle cose meravigliose di Roma; dove scrive, che il successor di Romolo fu Pompilio padre di Numa secondo Re de’ Romani; e che Numa Pompilio fu di Roma tribuno della plebe; e che chiama la porta Ostiense Capena; e pone presso il Castel Sant’Angelo la Collina; e dice, che il Pantheone fu tempio di Cibale, e l’Anfiteatro tempio del Sole; e la statua equestre di Marc’Aurelio un villano di Tivoli; e che i cavalli del Quirinale fussero fatti da filosofi; e’l tempio della pace rovinasse nella notte di Natale, & altre cose cosi fatte, e sciocche. Hora da questo cosi otioso, e scempio scrittore hanno gl’altri tutti, che dopo lui scrissero, tolta la favola di Giovanni femina. Platina aggiungendovi alcune cose del suo, con alquanto più polito stile, tutta questa favola scrive; aliaquale quanto creder si debba, ò già con molti argomenti mostro.
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Opinione del Panuinio, chi fosse Papa Giovanna femina.

Ma perché tutte le bugie notabili hanno da qualche verità principio, io crederei, che questa favola di Giovanni femina nascesse dalla sporca vita di Giovanni Duo-decimo, il quale essendo per la potentia d’Alberigo suo padre stato fatto in Roma ancor garzonetto Pontefice, hebbe alquante concubine, come Liutprando da Pavia nel testo, & settimo capo del sesto libro scrive; e le principali concubine erano Giovanna, Rainera, e Stefania. Hora da questo papa Giovanni, e da Giovanna sua concubina, a’ cui cenni si reggeva forte allora il Papato, la favola di Papa Giovanni femina nacque. La qual prendendo forza di tempo in tempo, ne è a poco a poco, per opera di qualche scrittor ignorante, in reputazione di Historia venuta.




Frontespizio di un testo del XVII secolo sulla papessa.

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La Negromante di Angelo Caroselli (1585-1652), può ben adattarsi all'idea della Papessa.

La papessa Ggiuvanna.
Fu ppropio donna. Bbuttò vvia ‘r zinale
Prima de tutto e ss’ingaggiò ssordato,
doppo se fesce prete, poi prelato,
e ppoi vescovo, e arfine Cardinale.

E cquanno er Papa maschio siede male,
e mmorze, c’è cchi disce, avvelenato,
fu ffatto Papa lei, e straportato
a Ssangiuvanni su in zedia papale.
Ma cquà sse ssciorze er nodo a la commedia;
ché ssanbruto [1] je preseno le dojje,
e sficò un pupo llì sopra la ssedia.

D’allora st’antra ssedia [2] sce fu mmessa
Pe ttastà ssotto ar zito de le vojje
Si er pontescife sii Papa o Ppapessa.
                 
Giuseppe Gioachino Belli-1831.

La Papéssa Ggiuvanna [3]
Dice che ttanti anni fa, ma pproprio tanti, una regazza se vestí dda ômo, studiò ttanto, se fece prete, da prete passò mmonsignore, da monsignore vescovo e da vescovo cardinale. Ecchete che mmorì er papa d'allora e li cardinali s'aridunonno in concrave e elès-seno papa proprio lei! ché era la ppiù strutta de tutti. Ma, ppoveracci, che ne sapeveno quelli che llei invece d'esse un cardinale era una cardinala? Fatta papa, se messe nome : papa Ggiuvanni. E ttutto sarebbe ito bbene, si armeno, bbuggiaralla, doppo ch'era arivata a esse fatta papa, se fusse contentata de quela fortuna che j'era capitata, facenno armeno la donna come se deve! Ma ssì, mmanco pè gnente! Sii che uno de quelli patrassi che je staveno sempre a le coste pe' sservilla, se fusse incajato ch'er papa, invece da esse maschio, era femmina, sia come se sia, er fatto sta che fra er papa e quer patrasso daje e tt'aridaje, vonno di' che cquarche imbrojo ce succésse. Infatti l'affare agnéde tanto avanti, che ffinar-mente doppo quarche mese, ar papa j'incominciò a ccresce la panzétta. E ddice che ttramente un giorno annava in pricissione, nun m'aricordo bbene si a la pricissione der Corpusdommine, o a quarch'antra pricissione, quanto tutt'in d'un botto je préseno le doje, e lli in mezzo a la strada, spanzò un papetto. Vé potete immagginà' cche scànnelo che successe! Gnisuno credeva a l'occhi sua. Nun se poteveno persuvade che er papa fussi stato femmina ; e cche avessi potuto infinenta allora annisconne er cèsso [4] suo. Abbasta er fatto 'sta cche ffu ttanta la pavura che dd'allora in poi prese a li cardinali, che ttutte le vorte che avéveno da rifà' un papa nôvo, s'assicuraveno, prima de incoronallo, si era maschio o femmina. Anzi a 'sto proposito, se dice, che dde fôra a la cchiesa de S. Giuvanni Latterano c'era una ssedia de màrmoro sbucata come quela de le crature, indove la quale er papa, prima da èsse incoronato, ce se metteva a ssède, senza portà' ni ccarzoni ni mmutannne. E ddice che in der tramente ch'er papa ce stava a ssede, de sotto a la ssedia, diversi cardinali s'annàveno a assicurà', co' ttantod'occhi, si llui poteva o nun poteva èsse' fatto papa. 'Sto papa Giuvanni fémmina pe' ddistinguello da ll'antri papi der médemo nome. fu cchiamato la Papéssa Ggiuvanna.


Giggi Zanazzo – 1911.

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   Bisogna dir la verità. Sono un ricercatore storico di piccolo taglio, infatti dovrei solo disegnar fumetti, ma mi sono impegolato negli anni passati in una storia che, scommetto, fa storcere il naso a tutti voi, quella di Aquisgrana in val di Chienti.
   Ma ho anche messo il naso sulla controversa vicenda dei Vidoni e guarda un po’, ci rientra anche la bella papessa (bè, me la immagino bella, così come la raffigura Bernasconi).
   Ma la conferenza in rete del professore Pietro Ratto mi ha spinto ad andare alla ricerca della redazione più vecchia di Platina; alla biblioteca di Macerata avevo trovato l'edizione dell’anno 1700. Su google libri, niente di più, ma ho una grande biblioteca virtuale che già mi aveva aiutato in passato: Gallica.
Perché su Gallica ho trovato l'edizione in latino del Platina fatta  Venezia nel 1479 e sorpresa!
Avete letto i documenti precedenti? Se non l’avete fatto, l’importante è che vediate queste pagine qui di seguito.


  Pur non conoscendo il latino, ho trovato tra Leo IIII (a pag. 190) e Benedictvs III (pag. 194) Iohannes VII [Giovanni settimo] (pag. 193) «[..] sexu cu femina» e nessuna fabula!
  E i bravi storici dicono che questa storia non è vera. Oh Diana!

Marco Pugacioff


[1] Ex abrupto: all’improvviso.
[2] Sedia stercoratoria.
[3] Giovanni VIII, successore di Leone IV.
[4] Sesso.


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