LA povera PAPESSA GIOVANNA
La
papessa Giovanna [ papa Giovanni VII], uccisa dalla bestialità cristiana – come
già aveva fatto con Ipazia di Alessandria – è sempre stata considerata una storia falsa e
infatti in Platina si legge dopo la sua storia fabula che anagrammata diventa il famigerato bufala.
La tragica fine di Ipazia vista da Moreno Burattini e Branislav Kerac
da Zenith Gigante 693 gennaio 2019
Qui di
seguito vi sono dei documenti d’epoca, leggeteli, poi torneremo sull’argomento.
da:
PLATINA DELLE VITE DE' PONT.
GIOVANNI F E M I NA.
GIOVANNI Anglico conseguì con malvaggie
arti (come vogliono) il Ponteficato. Perciò che essendo donna, diede à credere
ch'egli fusse huomo. Essendo giovanetta se n'andò con un suo amante, che
era persona dotta, in Athene; dove sotto eccellenti maestri apprese, e fe tanto
frutto nelle scientie, che venutane poscia in Roma, pochi pari vi haveva, non
che superiore, che nella intelligentia della scrittura sacra à
lei si agguagliasserò. Onde e dottamente leggendo, & acutamente
disputando, tanta auttorità, e benivolenza si guadagnò, che essendo morto
Leone, fu ella per consentimento di tutti (come dice Martino) creata Pontefice.
Ma essendo poi da un suo servitore ingravidata, e tenutone un tempo il ventre
occulto, finalmente andando à S. Giovanni in Laterano, soprapresa dalli dolori,
frà il Coliseo, e San Clemente partorì, e nel medesimo luogo morì, havendo due
anni, un mese, e quattro giorni retta la Chiesa, e fu senza honore alcuno
sepolta. Alcuni scrivono due cose, e che quando và il papa à San Giovanni in
Laterano, abborrendo questo atto, fugge di fare quella strada; e che per non
cadere nel medesimo errore, ogni volta che si crea il Pontefice, si fa sedere
in una seggia aperta di sotto, perchè l’ultimo diacono toccandolo veda, che
egli sia maschio. La prima cosa non niego; della seconda dico à questo modo, che
per ciò si fa il Pontefice dopo la sua creazione sedere in quella sedia à quel
modo fatta, perchè chi in tanta degnità monta, sappia, e si avegga per questa
via, che egli non è Dio: ma huomo, & soggetto alle necessità della natura,
& à quella spetialmente dell'evacuare. Onde è meritamente quella
sedia stercoraria chiamata. Queste cose, ch'io ho dette, volgarmente, e senza
certo auttore si dicono. E per non parere di haverle ostinatamente lasciate à
dietro, ho voluto breve, e schiettamente qui dirle. E poi che quasi tutti gli
altri le dicono, erriamo col volgo anco noi in questa parte; benché quanto ho
io detto, verisimile sia, e da potere agevolmente credersi. Vogliono alcuni,
che in questo tempo fusse il corpo di San Vicenzo da un certo monaco portato di
Valẽtia città di Spagna in un villagio della Francia chiamato Albiense. Dicono
anco, che Lothario essendo già di molta età si vestisse monaco, lasciando à
Lodovico il figliuolo l'Imperio; il quale Lodovico ritornatone tosto in
Germania, ne tenne à freno, & ad obedientia tutti coloro, che pareva, che
dovessero prendere le arme, per ribellarsi.
La Papessa nei tarocchi illustrati da
Luciano Bernasconi
ANNOTATIONE.
Confutatione della
fabula di papa Giovanni femina.
Questa favola di Giovanni femina, anco prima,
che io incominciasse à penetrare la verità delle historie non mi puote mai
parere verisimile. Percioche non posso imaginarmi, che fussero in quel tempo
gli huomini cosi stupidi, & sciocchi, che à cosi sublime grado cosi alla
cieca essaltassero una persona incognita, non havendola prima per longo tempo
approbata, anzi che una donna in vece d’un huomo à quella dignità sollevassero.
Che se pure fusse stata tanta la sciocchezza di quei tempi, c’havessero potuto
cosi fatta sceleranza commettere, non si deve credere, c'havesse il grande
Iddio sofferto, che una femina, che non è di ordine alcuno capace, la sedia di
San Pietro da Christo Salvator nostro ordinata, & dalla quale la Chiesa
santa si regge, macchiata havesse. Vedendo dall’altro canto, che molti, &
di non poco grido, à questa historia assentiscono, & che si tiene
volgarmente per vera, ne hò molto meco istesso dubitato, & mi sono finalmente
risoluto di ritrovare, se è possibile, totalmente esaminandola, onde si sia
questa cosa nata, & insieme l’auttore di lei. Havendo io adunque
diligentemente letti gli antichissimi libri, cosi della libraria di palazzo,
come delle altre, & veduto anco accuratamente tutte le scritture antiche
ecclesiastiche, ne hò finalmente una chiara, & manifesta notitia di tutta
questa favola havuta. Io mostrerò dunque prima, che questo non puote essere
per conto alcuno: ma che sia favoloso. Appresso farò chiaro, onde havesse
questa favola origine, & chi prima la descrivesse. Nè mi farà grave con
molti argomenti tutta questa novella annullare, che alla Chiesa Romana tanta
ignominia, e vergogna apportò, e mostrare, che ciancia espresse elle siano.
Incomincierò primieramente a desputar del tempo, nel quale quelli, che lo
iscrissero, questo papa ripongono. Quanti hanno di questa cosa fatto mentione,
tutti fuori che uno indice falso nel fine del settimo libro di Othone
Frisingense, pongono fra Leone Quarto, & Benedetto Terzo, il
Ponteficato di questo Giovanni femina di due anni, cinque mesi, & tre
giorni. Nel qual tempo Anastagio Bibliotecario di Santa Chiesa, che
scrisse le Vite de’ Pontefici fino à Nicola successore di Benedetto Terzo, e
viveva, et si ritrovò presente, come egli stesso dice, alla creatione di Sergio
Secondo, di Leone Quarto, di Benedetto Terzo, di Nicola primo, di Adriano
Secondo, e di Giovanni Ottavo, non solamente non fa egli mentione alcuna di
questo Ponteficato di Giovanni femina, che anco scrive, che dopo Leone Quarto,
non vacò più che quindici giorni la Chiesa. Et soggiunge, che tosto dopo Leone
Quarto, fu in suo luogo Benedetto Terzo creato. Et le sue proprie parole
sono queste. Morì il santo Leone Quarto a' 17. di Luglio, fu sepolto in san
Pietro, e vacò quindeci giorni il Ponteficato. Dopo la cui morte subito
tutto il clero Romano, & i principali della città, e’l popolo si raunarono
insieme, pregando il Signore, che havesse voluto alla Chiesa sua dare un buono,
e santo pastore. Di che divinamente ispirati, di un consentimento tutti
per le sue sante opere elessero Pontefice Benedetto. Et facendone la plebe gran
festa con hinni spirituali, nel palagio, di Laterano lo condussero; dove
secondo il solito nella sedia Pontificia lo collocarono. Fin qui dice egli. Nè
si vede, che faccia di questo Giovanni femina mentione alcuna. Onde chiaramente
si conosce, che per nessun conto puote questo Pontefice femina essere in questo
tempo, se la verità della historia non si perverte. Ma facciamo, che Anastagio
in questo luogo lo riponesse, vi repugna apertamente la ragione de' tempi,
& de gli anni, ne' quali gli altri Pontefici la Chiesa ressero, ne fra
Adriano primo, e Giovanni ottavo, quello spatio di due anni cape. Percioche dal
772. nel quale fu, Adriano primo creato, fino al 882. nel quale Giovanni Ottavo
morì, non si può ne anco un mese, non che due anni, di Ponteficato altrui
interporre, volendo bene in computo degli anni seguire, che io
accuratissimamente hò dal medesimo Anastagio, da Annonio, & da altre antiche
inscrittioni, instrumenti, e brevi cavato. Essendo già 706. anni, da che
scrivono, che questa femina Pontefice fusse (percioche la pongono verso l’anno
855. della salute nostra) come può egli essere, che non solamente Anastagio
Bibliotecario, che in quel tempo visse, ma di quanti ne scrissero poi, o
toccarono le cose de' Pontefici (come furono molti) fino al 1350. noi ne
facesse alcuno per 400. anni continui mentione alcuna? Poco dopo, Anastagio
scrisse la sua historia, dove fa spesso mentione de’ Pontefici, Ademaro monaco
di Santo Hermano di Parigi; il quale fu da Annonio monaco del medesimo
monasterio, già sono quattrocento anni seguito. Reginone anco Abbate Prumiense
seicento anni sono; Hermano Contratto, & Lamberto Scasna Burgense,
monaci amendue, che furono già cinquecento anni à dietro; & Othone
Frisigense quattrocento anni sono, & Corrado di Lichtenauo. Abbate
Vrspergente già sono 300. anni, scrissero tutti le loro historie, &
croniche, e nessun di loro, ancor che diligenti in porne successivamente i
Pontefici Romani fece mai di questo Giovanni mentione. Ne anco Leone Vescovo di
Ostia, né Giovanni prete di Cremona, ò altro scrittore cosa alcuna ne toccò,
Nella libraria di Vaticano sono sei, ò sette brevi indici, ò liste d’e
Pontefici, e ne è una anco in versi, scritte in vari libri, avanti ad
Innocentio IIII. & non si vede mai in alcun di loro farsi mentione di
questo Pontefice. Di più in cinque antichi libri delle vite de'
Pontefici, di Damaso, di Anastasio, & di Pandolfo Pisano, non
si
sente mai questo Giovanni femina nominare. Solamente si vede nel margine fra
Leone IIII. & Benedetto III. aggiunta da altro autore quella favola, e
scritta con lettere molto diverse da quelle de gli antichi esemplari. Appresso,
à che effetto Leone Nono, che visse da dugento anni poi, fennendo a Michiele
Cerulano Patriarca di Costantinopoli, & à Leone Acridano heretici, e
scismatici, poteva in quella sua epistola riprender la Chiesa
Costantinopolitana, perchè havesse in quel Patriarcato una femina, &
Eunuchi ammessi (intendendo di Niceta, e di Ignatio) se havene già in Roma una
femina governato il Papato, ch’era assai peggio? Percioche scrive egli in
quella sua lunga epistola, ò libro contra le heresie de’ Greci nel
ventesimoterzo capo à questo modo. Non possiamo noi credere quello, che
la fama publica approba, che la Chiesa Costantinopolitana contra il primo capo
del Concilio Niceno, habbia per tutto promossi gli Eunuchi, e lasciato anco
talvolta nella fede de’ suoi Patriarchi sedere una femina. Percioche la
enormità del fatto, e la fraterna benivolentia non ci lascia credere cosa cosi
detestabile, & abominevole. Considerando dall’altro canto la vostra
negligentia intorno alla censura de’ santi canoni, & che gli Eunuchi, &
i manchi di alcuna parte del corpo non solamente al clericato, ma alle altre
dignità ecclesiastiche anco indifferentemente promovere, mi terrò; che habbia
agevolmente così potuto essere, come si dice. Ma ancor, che io dicessi, che
havessero molti di quello Giovanni femina scritto, mostrerò nondimeno dal
contesto della favola istessa non potere essere vero. Non fu creato mai
legittimo Pontefice in Roma per forse novecento anni da San Pietro fino a Papa
Formoso, che non si fosse dai primi anni nella Chiesa Romana allevato, &
ascesone al diaconato, ò pure al sacerdozio per tutti i gradi degli ordini
ecclesiastici. Il che vedrà essere così a punto stato osservato, chi
vorrà per l’ordine de' Pontefici andare minutamente discorrendo. Or come
adunque una femina ignota senza origine, e senza patria certa, & senza
testimonio alcuno della vita passata, puote diventare così alla cieca
Pontefice? Vediamo hora, a che modo questa favola ne composero. Dice l’auttore
della favola, dal quale Platina, e gli altri la tolsero; che
Giovanni Anglico per natione di Maguntia, tenne il Ponteficato due anni, un
mese, e quattro giorni; ò pure cinque mesi, e tre giorni; e che vacò poi la
Chiesa un mese. Ora vedete, che ignorantia di scrittore; il chiama
Anglico, e per natione di Maguntia, come se Maguntia in Anglia fusse, e noi in
Germania più tosto. Ma Platina più avisato, contra l'opinione
dell'auttore dice, che ella fu d'Anglia: ma oriunda di Maguntia. Hora soggiunge
poi. Questi fu femina (come dicono) e fu, essendo fanciulla, menata vestita da
huomo da un certo suo amante in Athene; dove fé tanto frutto in varie scientie,
che non ritrovava pari. Dice la favola, che ella andò a
studiare in Athene. Hor dove era più Athene in quel tempo, o
come v'era più studio alcuno, che tutta quella contrada, come dalle historie di
que' tempi si cava, era in poter de barbari, e miseramente oppressa? Vi
aggiunge poi, che ella leggendo per due anni in Roma hebbe grandi huomini per
discepoli; e stando in Roma in grand'opinione di buona vita, e di dottrina, fu
ad una voce eletto Pontefice. Qui sono due bugie; la prima, che
ella in Roma leggesse publicamente buone lettere. Percioche il manco
pensiero, che allora havessero quelle genti, s'era, che in Roma studio publico
alcuno fusse; come dalle historie di que’ tempi facilmente si vede.
L'altra bugia è, che ella tenesse due anni il Papato; percioche, come s'è
detto, non si poteva questo grado dare se non a Cardinali allevati infin da i
primi anni nella Chiesa di Roma. Segue poi. Ma ella fu nel Papato
da un suo servitor ingravidata; e non sapendo il tempo del parto, nel voler
andar da san Pietro a san Giovanni in Laterano, assalita da' dolori del parto
per strada, fra il Coliseo e la Chiesa di san Clemente partorì, e morì nel
medesimo luogo, come si dice. Qui si vuole mirare, che l’auttore della
favola, che assai grossamente la scrisse, anch'egli poco vera la tenne, e
difficile a credersi; poi che nel principio dice. Fu (come dicono) femina; e
qui nel fine scrive: Fu nel medesimo luogo (come si dice) sepolta. Non
afferma il fatto: ma lo racconta per, come dicono, e come si dice. Ma come
quella donna non s'ingravidò mai, & hora vecchia (come è verisimile, che
fusse) essendo Papa ingravidò, e partorì? Hora prima, che partorisse, non
portava ella il ventre gonfio? Come di tanti servitori, e di tante genti della
corte, che la solevano del continuo accompagnare, di cosa così chiara non
s'avide alcuno giamai? Non sen'avide alcuno; perchè ella con due, o
tre soli servitori, se ne atava sempre chiusa in palazzo. Anzi tutto il
contrario. Perchè se poco prima, che partorisse, quando e più
verisimile, che ella se ne dovesse restar in casa, andò da san Pietro a san
Giovanni in Laterano: molto più prima nella sua gravidezza doveva lasciarsi
veder, e parlar da tutti. Io non credo, che possa alcuno pensar, che fussero
colli sciocchi, & inetti gli huomini di quel tempo, che al viso, alla voce,
& a gl'atti, non sapesse alcuno discerner un'huomo da una femina, & una
femina nove mesi gravida, e travagliata da tanti incommodi, quanti sogliono la
gravidezza accompagnare. Non haveva ella i servi, i familiari, i medici, i
cortigiani? Hor come in due anni di questa cosa non fu huomo, che se
n'accorgersse. Cosa certo degna di Martino monaco di Cistello, che scrivendo la
vita de’ Pontefici fu, come a me pare, il primo, che (già sono più di 300.
anni) questa novella divolgò, e scrisse. Ma prima che io di lui parli, mi
spedirò della favola, che segue a questo modo. E perché il Papa fugge sempre di
fare questa strada, credono molti, che per aborrimento di questo fatto lo
faccia. Ne ella si pone nel numero de' Pontefici, per esser stata donna. Fin
qui dice egli. Ora che andando in Laterano il Pontefice non vada per
quella strada, non è questa la causa: ma è più tosto; perchè non potendo per la
gran compagnia, che egli suol menar seco, per la strettezza del luogo passar
per mezzo del Coliseo, che è la sua dritta strada: ne piega a man manca, e ne
va poi al dritto verso san Pietro e Marcellino, per non confonderne con tante
giravolte l'ordine della cavalcata, ritornando di nuovo presso l'Anfiteatro
alla strada, che presso santi Quattro Coronati ne và in Laterano: La medesima
ragione è anco del ritorno, che egli poi fa. E nondimeno so, che molti
Pontefici usciti di quest'ordine, e regola sono. Della capella poi, che è
in quel luogo, dove vogliono, ch'ella fusse sepolta, e medesimamente di quella
seggia di porfido, che è in Laterano, nella qual dicono, che si conosca, se il
Papa era maschio, parmi soverchio, e vano parlarne; per esser tutte cose
favolose, e dal volgo ignorante finte.
Testo del Platina tratto da una
edizione dell'anno 1700.
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Favola di Papa
Giovanni femina da chi fosse prima descritta.
La Papessa nei tarocchi del vino
illustrati da Luciano Bernasconi
Hora il primo, che (come ho detto) la favola
di questo Papa femina scrivesse, fu un detto Martino, che vogliono, che fusse
Polacco, monaco di Cistello, e penitentiero d'Innocentio Quarto, che scrisse le
vite de' Pontefici fino al suo tempo, & un libro intitolato, Delle cose
maravigliose di Roma, che fu poi da altri di maggior bugie ocupletato. E non è
costui, (come alcuni pensarono) quel celebre Martino Cromero Polacco, che molto
accurata, e dottamente la historia di Polonia scrisse; e fu gran tempo Orator
del Re suo presso l’Imperator Federigo; e fu persona di costumi, dottrina, e
d'ogni maniera di virtù ornatissimo. Ma ritorniamo a quel Martino, che fu come
io credo, l’auttore di questa favola; percioche io non la ritrovo in auttore,
che avanti di lui scrivesse, salvo che in una Cronica di Sigiberto, dove fra
Leone, e Benedetto si legge a questo modo. Giovanni Papa Angelico.
È fama, che questo Giovanni fusse femina, e conosciuta per tale da un suo solo
familiare, che la ingravidò, & ella essendo Pontefice partorì, &
però non la ripongono nel numero degli altri Pontefici. Così ivi si
legge. Ma che questa cosa sia di Galfredo monaco, che visse dopo Martino,
e di Roberto, che supplì Sigiberto, ne fa fede questo; che non si ritrova tale
cosa ne gli antichi, e veri essemplari di Sigiberto. Ma perchè sappiamo,
chi fusse questo Martino, che questa favola scrisse, e quanta fede prestar gli
si debba, dico, che egli è quel medesimo, che fa il libro delle cose meravigliose
di Roma; dove scrive, che il successor di Romolo fu Pompilio padre di Numa
secondo Re de’ Romani; e che Numa Pompilio fu di Roma tribuno della plebe; e
che chiama la porta Ostiense Capena; e pone presso il Castel Sant’Angelo la
Collina; e dice, che il Pantheone fu tempio di Cibale, e l’Anfiteatro tempio
del Sole; e la statua equestre di Marc’Aurelio un villano di Tivoli; e che i
cavalli del Quirinale fussero fatti da filosofi; e’l tempio della pace
rovinasse nella notte di Natale, & altre cose cosi fatte, e sciocche. Hora
da questo cosi otioso, e scempio scrittore hanno gl’altri tutti, che dopo lui
scrissero, tolta la favola di Giovanni femina. Platina aggiungendovi alcune
cose del suo, con alquanto più polito stile, tutta questa favola scrive;
aliaquale quanto creder si debba, ò già con molti argomenti mostro.
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Opinione del Panuinio,
chi fosse Papa Giovanna femina.
Ma perché tutte le bugie notabili hanno da
qualche verità principio, io crederei, che questa favola di Giovanni femina
nascesse dalla sporca vita di Giovanni Duo-decimo, il quale essendo per la
potentia d’Alberigo suo padre stato fatto in Roma ancor garzonetto Pontefice,
hebbe alquante concubine, come Liutprando da Pavia nel testo, & settimo
capo del sesto libro scrive; e le principali concubine erano Giovanna, Rainera,
e Stefania. Hora da questo papa Giovanni, e da Giovanna sua concubina, a’ cui
cenni si reggeva forte allora il Papato, la favola di Papa Giovanni femina nacque.
La qual prendendo forza di tempo in tempo, ne è a poco a poco, per opera di
qualche scrittor ignorante, in reputazione di Historia venuta.
Frontespizio di un testo del XVII
secolo sulla papessa.
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La Negromante di Angelo Caroselli
(1585-1652), può ben adattarsi all'idea della Papessa.
La papessa Ggiuvanna.
Fu ppropio donna. Bbuttò vvia ‘r zinale
Prima de tutto e ss’ingaggiò ssordato,
doppo se fesce prete, poi prelato,
e ppoi vescovo, e arfine Cardinale.
E cquanno er Papa maschio siede male,
e mmorze, c’è cchi disce, avvelenato,
fu ffatto Papa lei, e straportato
a Ssangiuvanni su in zedia papale.
Ma cquà sse ssciorze er nodo a la
commedia;
e sficò un pupo llì sopra la ssedia.
Pe ttastà ssotto ar zito de le vojje
Si er pontescife sii Papa o Ppapessa.
Giuseppe Gioachino Belli-1831.
Dice che ttanti anni fa, ma pproprio tanti,
una regazza se vestí dda ômo, studiò ttanto, se fece prete, da prete passò
mmonsignore, da monsignore vescovo e da vescovo cardinale. Ecchete che mmorì er
papa d'allora e li cardinali s'aridunonno in concrave e elès-seno papa proprio
lei! ché era la ppiù strutta de tutti. Ma, ppoveracci, che ne sapeveno quelli
che llei invece d'esse un cardinale era una cardinala? Fatta papa, se messe
nome : papa Ggiuvanni. E ttutto sarebbe ito bbene, si armeno, bbuggiaralla,
doppo ch'era arivata a esse fatta papa, se fusse contentata de quela fortuna
che j'era capitata, facenno armeno la donna come se deve! Ma ssì, mmanco pè
gnente! Sii che uno de quelli patrassi che je staveno sempre a le coste pe'
sservilla, se fusse incajato ch'er papa, invece da esse maschio, era femmina,
sia come se sia, er fatto sta che fra er papa e quer patrasso daje e
tt'aridaje, vonno di' che cquarche imbrojo ce succésse. Infatti l'affare agnéde
tanto avanti, che ffinar-mente doppo quarche mese, ar papa j'incominciò a
ccresce la panzétta. E ddice che ttramente un giorno annava in pricissione, nun
m'aricordo bbene si a la pricissione der Corpusdommine, o a quarch'antra
pricissione, quanto tutt'in d'un botto je préseno le doje, e lli in mezzo a la
strada, spanzò un papetto. Vé potete immagginà' cche scànnelo che successe!
Gnisuno credeva a l'occhi sua. Nun se poteveno persuvade che er papa fussi
stato femmina ; e cche avessi potuto infinenta allora annisconne er cèsso [4]
suo. Abbasta er fatto 'sta cche ffu ttanta la pavura che dd'allora in poi prese
a li cardinali, che ttutte le vorte che avéveno da rifà' un papa nôvo,
s'assicuraveno, prima de incoronallo, si era maschio o femmina. Anzi a 'sto
proposito, se dice, che dde fôra a la cchiesa de S. Giuvanni Latterano c'era
una ssedia de màrmoro sbucata come quela de le crature, indove la quale er
papa, prima da èsse incoronato, ce se metteva a ssède, senza portà' ni ccarzoni
ni mmutannne. E ddice che in der tramente ch'er papa ce stava a ssede, de sotto
a la ssedia, diversi cardinali s'annàveno a assicurà', co' ttantod'occhi, si
llui poteva o nun poteva èsse' fatto papa. 'Sto papa Giuvanni fémmina pe'
ddistinguello da ll'antri papi der médemo nome. fu cchiamato la Papéssa Ggiuvanna.
Giggi Zanazzo – 1911.
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Bisogna dir la verità. Sono un ricercatore
storico di piccolo taglio, infatti dovrei solo disegnar fumetti, ma mi sono impegolato
negli anni passati in una storia che, scommetto, fa storcere il naso a tutti voi,
quella di Aquisgrana in val di Chienti.
Ma ho anche messo il naso sulla controversa vicenda dei Vidoni e guarda un po’,
ci rientra anche la bella papessa (bè, me la immagino bella, così come la
raffigura Bernasconi).
Ma la conferenza in rete del professore Pietro Ratto mi ha spinto ad andare
alla ricerca della redazione più vecchia di Platina; alla biblioteca di Macerata
avevo trovato l'edizione dell’anno 1700. Su google libri, niente di più, ma ho
una grande biblioteca virtuale che già mi aveva aiutato in passato: Gallica.
Perché
su Gallica ho trovato l'edizione in latino del Platina fatta Venezia nel
1479 e sorpresa!
Avete
letto i documenti precedenti? Se non l’avete fatto, l’importante è che vediate
queste pagine qui di seguito.
Marco Pugacioff
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se vuoi puoi andare alla sezione
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