Cronaca dell’insolito
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Dalla cronaca di
Salimbeni da Parma
Una
delle fonti storiografiche dell’epoca comunale è la Chronicon Parmense dove
il frate Salimbeni narrò di ogni tipo di prodigi tra cui quella di un drago
volante.
Egli
narra che «Tra Provenza e Spagna s’erge un monte altissimo che dagli abitanti
di quella regione si chiama Monte Canigous, che in nostra lingua significa
caliginoso. Questo monte [Nel Rossiglione, nella provincia dei Bassi Pirenei] è
la prima terra che appare ai naviganti che approdano, ed è l’ultima a
scomparire allo sguardo di quelli che partono, e dopo questa non possono
vederne più altra. Sopra questo monte non abitò mai uomo, né figlio d’uomo osò
mai salirvi per la smisurata altezza e per la fatica e le difficoltà dell’ascesa.
Alle pendici del monte però vi sono diversi villaggi. Il re Pietro d’Aragona un
giorno fece proposito di salirvi per vedere e toccar con mano che cosa vi fosse
sulla vetta del monte, chiamati due fidattissimi suoi cavalieri espone loro il
suo divisamento, chiedendo se l’avrebbero accompagnato. Essi non solo si
rallegrarono, ma promisero che mai, per nessuna ragione, si sarebbero separati
da lui. Preso dunque vitto ed armi all’uopo e lasciati i cavalli alle falde del
monte, cominciarono a salire grado a grado a piedi, ma quando furono in alto cominciarono
a udire terribili e paurosi tuoni, guizzarono lampi e saette e imperversò
grandine e bufere. Per la qual cosa caddero a terra esamini, non tanto per
l’orrore delle cose presenti quanto per
la minaccia di cose più terribili per l’avvenire. Ma Pietro, che era più
robusto di corpo e più forte d’animo e che voleva ad ogni costo adempiere il
suo proposito, li confortava a non smarrirsi tra quelle tempeste e quelle
oscurità, assicurandoli che quella prova frutterebbe loro onore e gloria… e lo
incitava a proseguire con lui. E questo avvenne più volte, ma invano, quei
cavalieri per l’eccessiva stanchezza e per la paura si sentivano venir meno e
appena potevano respirare. Allora Pietro ordinò loro di fermarsi e d’aspettarlo
fino alla sera del giorno seguente: se a quel tempo non fosse di ritorno,
scendessero pure dalla montagna e andassero dove loro gradisse.
Salì
dunque Pietro solo, con grande fatica e giunto alla vetta, trovò un lago, nel
quale gettando una pietra, subito saltò fuori un drago orribile che si diede a
svolazzare per l’aria, e l’aria diventò tenebrosa e oscura per l’alito che esso
mandava. Pietro allora riprese la discesa, e riferì ai compagni quando aveva
fatto e veduto, lasciando loro la libertà di narrare queste cose a chi loro
piacesse…».
Il pino leggendario
La
fantasia dell’uomo e dei nativi italiani [ovvero delle popolazioni che da secoli vivono sulla penisola italica] in particolare mi affascinerà sempre.
Pensate cosa si son immaginati per un certo albero detto «Pino leggendario» o
«Pino-meraviglia» che poi dovrebbe esser un cipresso che ha l’aspetto di un
albero pietrificato.
Nel
1216 (o nel 1222, và a sapere), Francesco venne da Assisi, in visita al alla
Grotta di S. Michele a Monte S. Angelo, nel Gargano e si fermò ad Ischitella, in
occasione del pellegrinaggio. Qui piantò il suo bastone e disse:
- In
direzione di questo bastone sorgerà la porta della Chiesa di un convento.
Il bastone mise
radici e ridivenne un albero, per di più imponente, di fronte al quale fu costruito
un convento.
Il popolo divenne talmente devoto verso
l'albero, che il demonio per gelosia scosse fortemente le ali provocando un
forte vento (ma guarda, quasi come il drago nel Rossiglione) che lo abbatté e nel contempo avvenne un
nuovo prodigio, l'albero si capovolse,
le radici rimasero in aria ed i rami sprofondarono e germogliarono sotto la
terra.
Draghi, diavoli o
dinosauri?
Un’invenzione del frate? Vabbè, può essere, allora sentiamo Peter
Kolosimo [Giornale dei Misteri n. 86 del ‘78]. Scrisse che giustamente si resta
perplessi alle dichiarazioni di scienziati o esploratori che a fatica si
possono definire visionari. Leggete un po’ quello che scriveva lo studioso
britannico Clement Hill: «Stavo sul ponte del battello che solcava il lago
Vittoria. Affascinato, contemplavo il meraviglioso paesaggio, quando
improvvisamente si alzò dalle acque un animale che mi era del tutto
sconosciuto. Comparve dapprima una piccola testa, posta all’estremità di un
lunghissimo collo terminante in un tronco mostruoso. Sempre più possente, il
collo continuava a levarsi, tanto da giungere ad eguagliare l’altezza della
nave che gli si avvicinava. La bestia tentò di afferrare La vedetta di prua, e
solo all’ultimo momento il negro notò il pericolo e fuggì urlando».
Sempre a proposito di
mostri
Un
cacciatore francese tornato dal Congo, nel 1920, raccontò di essersi imbattuto
in una bestia lunga circa otto metri, il muso appuntito, una gobba squamosa ed
un corno molto corto tra le narici. Il cacciatore gli avrebbe scaricato
addosso, senza risultato, vari colpi di carabina, e di essere stato poi
costretto a fuggire.
Diavoli in California?
Un
certo George White raccontò che nel 1935, mentre lavorava nella Valle della
Morte, in California, nel pozzo di una miniera abbandonata, sentì ad un tratto
il suolo sprofondargli sotto i piedi e si trovò in una sconfinata necropoli
sotterranea, illuminata da una strana luce verde che sembrava irradiarsi dalle
pareti. Guardandosi intorno vide, allineati in nicchie o seduti su scranni di
pietra, innumerevoli cadaveri rivestiti di qualcosa simile al cuoio e molte statue
d'oro. Terrorizzato, fuggì. Un anno più tardi, la storia fu confermata dalla
guida indiana Tom Wilson: suo nonno avrebbe addirittura incontrato esseri
viventi, scambiati per diavoli a causa del loro strano modo di vestire e di
procedere.
Fonte:
Il Giornale dei Misteri n. 53 del 1977
Una statua malefica
Una delle statue che sono nel parco del
museo. Foto ripresa da:
https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g309679-d309637-Reviews-Paul_Gauguin_Museum-Tahiti_Society_Islands.html
All’entrata del museo Paul Gauguin a Papeete, (Tahiti) – attualmente
chiuso al pubblico – vi sarebbe un enorme statua polinesiana che rappresenta
una donna dalle proporzioni voluminose, tanto da sembrare incinta, con sei dita
in ogni mano.
In
precedenza era in una delle isole del sud in un luogo Raivavae. Il suo
proprietario, di nome Teru Tane, la vendete a un marinaio, un certo Stephen
Higgins, arrivato nell’sola nell’agosto del 1933, a bordo della sua barca Denise. Higgins imbarcò la statua,
insieme ad un’altra di minor dimensione che rappresentava un uomo. In seguito
consegnò la statua al museo di Papeete e se ne andò tranquillo… se non che due
mesi più tardi morì di una strana infermità e con lui anche la sorella. Che
jella direte voi… Ma guarda un po’, a Raivavae, anche Teru Tane e sua moglie
morirono.
Le graziose ragazze polinesiane
ritratte da Gauguin
Bene,
anzi male, perché un giorno, un bambino prese a divertirsi lanciando delle
pietre alla statua… e questa si infuriò. Risultato? Un mese dopo il vivace
bimbo spirò. Siamo al 1965, un certo padre O’Reilly, appassionato di
archeologia decise di traslare la statua al hotel Paul Gauguin e chiese aiuto a
un suo amico che era l’ammiraglio che presiedeva alle prove nucleari del
Pacifico. Questo accettò, ma appena saputo dei precedenti occorsi a chi toccava
la statua, fece annullare tutto.
Bè, la prudenza non è mai troppa, anche per un
militare. Il governatore della Polinesia fa eseguire la traslazione per conto
dello stato… e un tahitiano che toccò la statua morì come il capomastro che
aveva diretto l’operazione e da allora nessuno ha provato a toccare la statua.
Vuoi vedere che la maledizione è stata la causa che ha fatto chiudere l’area
dove è sito il museo di Gauguin?
Fonte:
Rivista messicana Duda n. 11 del 1971
Cose strane nella
roccia
Secondo il sito: http://www.megaliths.org/browse/country/40 esisterebbero strutture megalitiche anche in
Canada. Una di queste, le vestigia antiche a Mont saint-Hilaire sono
considerate «formazioni di pietra dall’aspetto naturale spesso con elementi di
intrecci con elementi di design intelligente».
il bello è che in una nota di una certa Marie E. affermava che di aver conosciuto qualcuno che aveva legato una corda ad un gattino e lo abbiamo lasciato cadere in una delle buche “infinite” del luogo. (povero gatto chissà come urlava dallo spavento). Bè, quando provarono a tirarlo su, il gattino non c’era più. Si dice che della gente vive sotto la montagna e che il gatto sia stato da loro liberato. Lo spero per il micio.
Sempre in quel sito ho visto una bella scultura (e non venitemi a dire
che è naturale) che si trova nel fosso dietro la chiesa di Dunino a Kilrenny in
Scozia.
piccola ricerca di Marco Pugacioff
va agli
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