Apollo Granno, dove
sei ?
Albecht Dürer - Apollo e Diana 1502 c.
Qualunque risultato possano portare le ricerche sull’edificio di San Claudio, sia esso del XII secolo oppure del VII secolo come ipotizzava Rossi Giuseppe Rossi[1] si arriverebbe a demolirebbe la straordinaria intuizione del professor Giovanni Carnevale, un insegnante di storia dell’Arte che avrebbe creato un sogno meraviglioso per questo Piceno, popolato solo da lupi, mucche e terremoti.
Di conseguenza, avrei personalmente perso
tanti anni ad inseguire questo sogno facendo tante piccole ricerche… era meglio
se disegnavo Blek o Cucciolo.
Un gran bel disegno di San Claudio
Ma
personalmente non volendo far svanire questo sogno all’alba, come avviene per
tutti i bei sogni e non potendo rinnegare l’imperatore Romano Guido, mi sono
detto: ma Apollo Granno (da cui deriva le acque di Granno, Aquisgrana) dov’è. È
davvero in Germania?
Dovete
sapere che qui nel Piceno è stata localizzata una “planu de Ara Grani”. Può
essere solo una «piana (che è) detta dell'Aia di grano[2]»? Per di più sarebbe strano battere il grano in mezzo ad una selva,
un luogo pericoloso dove potevano girare animali feroci. Del resto come si fa
ha costruire una chiesa, Santa Maria al
bosco ovvero Santa Maria in Selva,
semplicemente dove vi è una delle tante aie dove si batteva il grano.
Da quando la Chiesa ha conquistato il suo
potere, ha in genere costruito sopra antichi centri religiosi pagani, e la
traduzione dal latino di Ara, va bene sia con aia, sia con ara o altare.
Intaglio in ametista raffigurante
Caracalla, arte romana, verso 212. Provenienza: tesoro della Sainte-Chapelle.
Se l’imperatore
Caracalla andò da Serapide, da Esculapio e da Apollo Granno, perché dire che
andò a Pergamo per sacrificare a Esculapio e presumere che per sacrificare a
Serapide l’Imperatore arrivò fino ad Alessandria in Egitto[3]…
ma scusate, non stava male? Non sarebbe stato meglio per lui arrivare in una
terra non lontana da Roma, in cui vi erano culti dedicati ai tre Dei? A Treia
vi era un culto di Dei egiziani[4],
Esculapio era nella zona della recente città di Macerata, non per niente la sua
statua (che subì un tentativo di furto) si trova all’interno del comune, di cui
parlò molto brevemente anche Giuseppe Tucci[5];
e Granno?
Era
da cercare qualche notizia su questo Granno.
Prima di tutto chi è Granno e perché è stato
associato dai nostri antichi padri, i Romani, ad Apollo? Grannos (in variante Granos)
sta per «Sole», è quindi una divinità solare. Granno era anche un dio guaritore
e lo si consultava in genere nel suo santuario di Grand nei Vosgi,
attraverso i sogni.
Inscrizione
dedicata al culto di Apollo-Granno, da Grand in Francia.
Per ciò fu associato ad Apollo, dio delle
arti, ma anche delle purificazioni e della guarigioni, usato sovente – già dai
Greci – per indicare il Sole. Granno era altresì associato (o meglio associati,
apollo e Granno) a Sironia (Hygie a Faimingen), che un’iscrizione trovata ad
Augsbourg in Germania l’assimila a Diana, la bella dea selvaggia, dal volto
sempre giovane, accomunata alla Luna. Come sottolinea il ricercatore Patrice
Lajoye[6]
i due, Sirona (Diana) e Apollo-Granno formavano una coppia, sia sulle
iscrizioni che sul piano astronomico: erano il sole e la luna.
Del resto nella mitologia latina Apollo e
Diana erano gemelli e dopo il medioevo fu concepita l’idea che i due ebbero una
figlia chiamata Aradia.
Sirona e Apollo
Iniziando la mia ricerca ciò che venne fuori è un libricino di appena 25
pagine scritto da Johann Georg von
Eckhart nel 1720 [Dissertatio
De Apolline Granno Mogovno In Alsatia ...]. Qui
si riferisce che gli scrittori Greci e Romani attribuivano le acque calde e
salutari al Sole o ad Apollo, rendendole per questo sacre. E il soldato Romano
che doveva servire la Patria in giro per il mondo, dovunque andasse, dedicava
un luogo alle sue divinità favorite, come per esempio a Dianam Arduinnam (sembra
nella Arduenna Sylva che l’autore pone tra il Mosa e la Mosella) per esercitarvi
cacce proficue. E tra le altre cose era che Granno fosse il fratello di Nerone,
a cui dedicò delle terme mirabili in Roma, una cosa a cui sembra aver creduto
perfino Federico Barbarossa. Non solo ma vi era anche uno spettro chiamato
Granno, molto famoso in Inghilterra, la cui apparizione nelle strade calde
delle città faceva presagire un incendio e per cui in Germania si pensò che
fosse un demone dell’acqua, quello di Aquisgrana.
Ma
la certezza che i bagni di aachen-Aquisgrana fossero davvero carolingi e quindi
di origine Romana, dov’è? Finalmente una traccia me la dà un libro del 1824, il
Giornale arcadico di Scienze, Lettere, ed
Arti Tomo XXI, stampato a Roma nel Gennaio 1824. Qui al paragrafo
intitolato “Due belle iscrizioni provenienti dalla Germania” alle pagg.
59-60-61 vi è scritto « Potrebbe darsi che l’epiteto di Granno dato ad Apolline fosse conosciuto a’ veri eruditi fin dal
secolo XVI, almeno pe’ marmi allora comparsi di sotterra, fra’ quali uno
rinvenuto in Roma.» e più oltre «Il più delle lapidi col nome di Apolline
Granno essendo venuto in luce nelle contrade germaniche, dove diede occasione a
dispute.» Dispute? E quali sono queste dispute intercorse tra Schoepflino e Eckhart?
Che tra’altro controbatte proprio la scritta APOLLINI GRANNO MOGOVNO? Andiamo a
vedere L’Alsatia illustrata, tomo I, l’edizione del 1751 e guarda un po’! Johann Daniel Schoepflin analizzando l’ara dedicata al dio,
scrive a pag. 462: «[…] si Aquisgranensis urbis vestigia tam certa, ac
Maguntiaci, reperiremus in Antiquitate Romana».
A
dire la verità le reliquie romane ci sono in quelle zone della Germania, c’è
perfino un tempio di Apollo-Granno che gli storici assicurano essere quello
visitato da Caracalla[7].
Il tempio di Apollo-Granno a
Faimingen-Lauingen in Germania, che i tedeschi dicono addirittura costruito da
Caracalla nel 212 a. E.V.
Ma
sorpresa, la lapide conservata in quel sito è diversa da quella delle dispute.
Eccola qua sotto.
Inutile,
qualcosa non torna in tutto questo. Faimingen si trova al centro della
Germania, ed anche la lapide di Apollo-Granno Mogouno si trova ben lontana da
Aachen o Aquisgrana che dir si voglia. La scheda dice: Apollin(i) Gran/no
Mogouno / aram / Q(uintus) Licini(us) Trio / d(e) s(uo) d(edit). Il Luogo: Horbourg-Wihr
/ Horburg presso la città di Colmar,
in Francia.
Altre
stele si trovano a Branges
/ Haedui presso la città di Branges in Francia e la dicitura recita: Deo
Apol/lini Gran/no Amarcolitan(o) / Veranus / Verci f(ilius) Tilander / v(otum)
s(olvit) l(ibens) m(erito)
Ancora: Trier
/ Augusta Treverorum presso la città di Treviri in Germania, la dedica
recita: In h(onorem) d(omus) d(ivinae) [d]eo Apolli/n[i G]ra[n]no Phoeb(o) /
L(ucius) I[n]genuvius Pri/manu[s] ex voto p(osuit)
A: Augsburg
/ Augusta Vindelicorum presso la città di Augusta in Germania. La scritta
recita: Apollini / Granno / Dianae / [S]anct(a)e Siron(a)e / [p]ro sal(ute) sua
/ suorumq(ue) / omn(ium) / Iulia Matrona
A
casa nostra: Roma
(sembra trovata sul monte Quirinale[8])
e la scritta recita: Apollini / Granno et / Sanctae / Sironae / sacrum
A: Bitburg
/ Beda presso la città di Bitburg in Germania e la scritta recita: In
h(onorem) d(omus) d(ivinae) Apollin[i Granno] / et Siro[nae]
A: Baumburg
/ Bedaium presso la città di Altenmark an der Alz in Germania e la scritta
recita: Apollini / Granno [e]/[t S]ironae / AI[3] N[3] / In[2]io[2] / v(otum)
s(olverunt?) l(ibentes?) l(aeti?) m(erito)
A: Lauingen
presso la città di Lauingen in Germania e la scritta recita: [In h(onorem)]
d(omus) [d(ivinae)] / [deo Sancto Apollini Granno et de]ae Sanctae Si[ronae] /
[3] item valuas O[3] / [3] Tr(ebius?) Victori[nus(?)] / [omnibus honoribus in
civita]te sua functu[s] / t(estamento) [f(ieri) i(ussit)] dove sarebbe la stele soprariprodotta con il
tempio relativo.
A: Sarmizegetusa
/ Burgort / Varhely presso la città di Sarmizegetusa in Romania e la
scritta recita: Apollini / Granno et / Sironae / C(aius) Sempronius / Urbanus /
proc(urator) Aug(usti)
© Krešimir Matijević
(Trier)
A: Ennetach
presso la città di Mengen in Germania e la scritta recita: Apollini / Granno /
et Nymph/is C(aius) Vidius / Iulius pro / se et suis / v(otum) s(olvit)
l(ibens) l(aetus) m(erito)
A: Faimingen
presso la città di Lauingen in Germania e la scritta recita: Apollini Granno et
Sanctae Hygiae [3] / Mat(ri) deum ipsorum pro salute Luci[…
A: Astorga
/ Asturica Augusta presso la città di Astorga in Spagna nella
provincia di León. Il dedicante è Giulio Melanio [Julius Melanius], un governatore imperiale. La
scritta recita: Serapidi / Sancto / Isidi Myr(i)onym<a=O>(e) / Cor(a)e
Invictae / Apollini Granno / Marti Sagato / Iul(ius) Melanio / proc(urator)
Augg(ustorum) / v(otum) s(olvit)
Molto interessante è questa lapide spagnola perché compare anche Serapide.
Se ci fosse stato indicato anche Esclulapio, t’avrei salutato Aachen.
(Il presente elenco è ripreso da https://en.wikipedia.org/wiki/Grannus)
E in ultimo, un vaso dedicato ad
Apollo-Granno fu ritrovato nel 1818 a Fycklinge in Svezia[9].
E Mogounus? Mogons
o Moguns era un dio adorato nella Britannia romana e nella Gallia. La prova principale sono dei altari dedicati al dio dai
soldati romani, ma la divinità non è di natività italica. Sembra essere celtica.
Gli altari di pietra innalzati a Mogons sono stati trovati nel Regno Unito.
Anche se la moderna Mainz in Germania deriverebbe il suo nome da Castrum
Moguntiacum, l’accampamento militare romano. Qualcuno
ha collegato l’antico Magonsaete (l’odierna Kenchester, in Inghilterra) con
Magons, ma quel nome più probabile deriva dall'antica locale città di Magnis.
Magons può aver avuto
altri epiteti, come Grannus o Veteros, come succede per la maggior parte degli
dei adorati dai Romani.
Un altare del dio Mogons e del genio
del posto. (deo mogunti et genio loci)
Altare dedicato alla dea Mogontia, da Giulio Paterno [Julius
Pa[t]ernus] all’epoca di Antonino Pio e scoperto nel 1880 nell’area di
Le Sablon (Metz).
Oggi nel Museo di Metz. CAG, 57.2, Metz, 2005, p. 311, fig. 288.
La parola Magonus, sarebbe anche un
epiteto di San Patrizio, il santo che convertì l'Irlanda al cristianesimo. Lo
studioso Koch afferma che il nome alternativo di Patrick Magonus ... Mauonius,
Maun, ecc, (come si trova nella Muirchiu’s Life e in altre
agiografie), potrebbe essere derivato dal celtico * mogu -, * Magu
-, schiavo, servo. San Patrizio non era
irlandese. Poteva essere arrivato come schiavo
dalla Gran Bretagna, una volta fuggito,
si sarebbe convertito al cristianesimo, e, seguendo i dettami di un sogno,
tornò in Irlanda per convertire i suoi ex aguzzini. Forse apparteneva ad una famiglia che discendeva da un
ufficiale romano lasciata in Inghilterra quando l'esercito romano dovette
evacuare la Gran Bretagna. Da qui l'epiteto
Magonus[10].
Insomma, qua non abbiamo più nessuna ara su Granno, ma abbiamo molte
antichità Romane e altomedievali, lassù hanno alcune are, ma non hanno
antichità altomedievali. E non tutte (anche se localizzate in Germania) possono
ricondursi direttamente alla moderna Aquisgrana. Ma sarà mica che invece di un
Imperatore Romano fasullo, come dicono tutti gli storici di grido su Guido, ci
sia stato un certo Barbarossa che si è creato una Aquisgrana tutta per sé, e
senza alcuna attinenza con le vere Acque di Granno? Ah già, qua abbiamo solo
un’aia dove battere il grano…
Ma
bando a questa astrusa considerazione. Ciò che resta è che quando io disegno
Blek Macigno prendo per modello il Tarzan serbo di Branislav Kerac. Che centra
questo? Solo una cosa molto semplice: se Teodulfo ha preso un modello, bè, quel
modello rimane San Claudio seppur bizantina e non franca. Qui non si tratta di
piedi, cubiti, analisi di malte, o quant’altro ma di un disegno e il modello è
quello, non si scappa.
E questa è una cosa a cui, tutti i ricercatori
che collaborano con Camerino o i tedeschi, dovranno – mi dispiace per loro –
prima o poi fare i conti.
Marco Pugacioff
Ringrazio gli amici
Giovanni Scoccianti
e Enzo Mancini
per le discussioni avute intorno a questa
ricerca.
[1] Giuseppe ROSSI, San Claudio al
Chienti, in «Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le
province delle Marche», II, Ancona 1896.
[2] Prima di Dante: tra l'Italia mediana e
quella settentrionale, Michele Melillo – 1978, pag. 32
[3] Istorie romane di Dione Cassio
Coccejano tradotte da Giovanni Viviani, Volume 5, Milano 1823, pag. 304, nota 1.
[4] L’esistenza di un Serapæum a Trea,
(l’odierna Treia), ovvero di un santuario di divinità egizio-orientali era
sospetta da tempo; finché negli scavi archeologici del ’85-’88 nell’area
dell’orto del convento francescano vennero fuori motivi figurativi quali l’ibis
e ambienti e arredi particolari tipicamente egizi, utili a ricreare
un’atmosfera esotica con vasche collegate ad un uso abbondante di acqua proprio
della pratica del culto di Iside e Serapide. Vedi pagg. 71 e seguenti del libro
Beni archeologici della provincia di
Macerata, AA. VV., CARSA Edizioni 2004.
[5] Nel suo scritto Illustri città romane del Piceno poco conosciute, ELVIA RICINA, a cura di Carlo Babini, EDIZIONI del GRUPPO
83, 2007. pag. 41. Qui scrive che le diverse lapidi, bassorilievi che ornano
l’atrio del palazzo municipale di Macerata, provengono dal teatro Ricinese, «ma
fra tutto primeggia una statua di Esculapio simile in tutto a quella che si
conserva nel Museo Borbonico di Napoli.».
Riguardo
Esculapio e Macerata, non si può dimenticare il giuramento fatto nel XVII
secolo dal medico chirurgo Tarduccio Salvi di Macerata «Io
chiamo in testimonio Apollo Medico, Esculapio, Igia, e Panace figliuoli di Esculapio, tutti Dij, e
Dee, che io in quanto per me si potrà, e quanto si potranno stendere le mie
forze, sarò per osservare tutto quello, che con giuramento hò detto
d’osservare, e che si contiene in questa scrittura.». Lo scritto è Il chirurgo, trattato breve,
diviso in dieci parti del 1642.
[6] Patrice Lajoye, « Le soleil a rendez-vous avec la
lune... Grannos et Sirona » [archive],
Histoire Antique n° 67, 2005, p. 66-69. V. https://fr.wikipedia.org/wiki/Grannos
[7] Ma anche qui ci sono dei dubbi. Ecco è
scritto nella nota alla voce su Granno nella wikipedia francese: «Jeanne-Marie Demarolle, « Caracalla consulte Apollon
Grannus en 213 : À Grand ou à Faimingen (Rhétie) ? », La
mosaïque de Grand : actes de la table ronde de Grand, 29-31 octobre
2004, p. 63-82»
[8] Dizionario storico mitologico di tutti
i popoli del mondo ..., Livorno 1829 Volume 7, pag. 3055.
[9] V.
http://www.bygdeband.se/?post_type=attachment&p=2378006
[10] V.
https://en.wikipedia.org/wiki/Mogons
§§§§§§§§§§§§§§§§§§
va agli