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domenica 10 novembre 2024

Cronaca dell’insolito 20 - la Gioconda madrilena e La terza Roma: Mosca

 

Cronaca dell’insolito 20

 

 

  La Storia è sempre manipolata e se non me accorgo personalmente nella piccolissima cittadina dove cerco di sopravvivere… Comunque, pochi giorni fa, attraverso il famigerato facebukolo ho scovato una notizia su una copia della Gioconda custodita in Spagna e… Meraviglia! La signora Gioconda è divenuta così carnalmente attraente che al confronto l’originale del Louvre, sembra il ritratto di un… bà, diciamo solo che in molti ci hanno voluto vedere un autoritratto del celebre artista al femminile. Cosa è scritto in sintesi su quel dipinto…

    «Il quadro più famoso del mondo è la Gioconda [figura più sotto], eppure […] per come è sotto lo spessissimo strato di sporco e vernici ossidate che lo ricopre. Ora come ora la pelle della donna ha una coloritura ambrata, come se fosse stata integralmente truccata con un pesante fondotinta; il cielo è verde, al pari dei monti in lontananza; tutto è cristallizzato in un bozzolo cromatico che non corrisponde all’impostazione originale.


Da qualche anno, infatti, nei depositi del Prado a Madrid è riemersa una copia realizzata all’interno della bottega di Leonardo che mostra la Gioconda con colori diversissimi: la carnagione è chiara, il cielo azzurro, le maniche rosse e non marroni… (la figura in alto, sotto il titolo).»

   Ebbene? Fate un restauro all’originale, no? Ma purtroppo «[…] i vari direttori del Louvre fino ad ora succedutisi non hanno ritenuto di distruggere l’“icona” e di esporsi a polemiche che nel caso della “Gioconda” sarebbero ancor più furiose.»

Il testo ripreso è di Enrico Maria Dal Pozzolo… Alla fin fine se i comandanti del museo parigino vogliono così, cav… loro.

 

ωωω

    In più il 7 novembre del ‘24, il mio amico Leo, ha partecipato a una nota trasmissione in rete, sul tubo, chiamata Base Terra.

https://www.youtube.com/watch?v=XRLvsFAIlHM&t=1102s

 


   La trasmissione non sarebbe malvagia, se non fossero usati tanti americanismi da darmi il vomito… De toute façon (come dice Blek Le Roc), il ragazzo che la conduce Lamberti [non Lamberto, il piccolo imperatore ammazzato nel 898 a Spilamberto] ha avuto per ospiti oltre a Leo, anche Tom (e Jerry, dové?) Bosco, Nicola Brizzi (questo autore ha detto che deve far uscire un suo testo sul grande Giuliano morto ammazzato da un suo soldato durante la sua gloriosa campagna contro i Parti; i soldi son pochi, ma mi sa che bisognerà aquistarlo) e Marco Enrico De Graya, che se ne uscito con una storia che mi ha fatto volare con la fantasia.

   La storia non coinvolge ovviamente l’assurda “nuova Roma ad Aquisgrana” ovviamente picena, che Carlo Magno fece sorgere su suolo italico e concepita da quel pazzo del professor Carnevale [Ma quando chiude l’università… vabbé, vabbé, mai]. Ma ci si avvicina molto, ed ecco in sintesi la sua narrazione.

il centurione Baculo, il vergaro, eroe di Aduatucam!

L’Antica Roma è la terza Roma 



Le seguenti mmagini sono riprese da https://dzen.ru/a/ZCpvgsC0cFFufQpK

Qui vi è scritto «Nell’VIII secolo, un nuovo pericolo colpì l’Europa, gli scandinavi (le sette norrene, dati, soda) sotto il nome collettivo dei “Normanni” o “Vichinghi” iniziarono campagne di scorrerie e di conquista sulle terre costiere dall’Inghilterra alla Sicilia. I Normanni conquistarono parte dell'Inghilterra (Danlo), della Francia (Normandia) e dell’Italia (Sicilia). Nell’Europa orientale, i Normanni e i loro imitatori baltici sono conosciuti come i Variaghi.»


«Roma fu la città noi che conosciamo tutti che creò l’impero, eccetera, eccetera.

Aveva questo esercito che ha portato avanti e indietro per tutta l’Europa […]; quando l’impero incominciò a essere grande e molto popoloso e quindi difficile da governare venne deciso – questo lo sappiamo tutti – di dividerlo in due zone di influenza, cioè Roma per l’occidente e un’altra parte doveva essere l’oriente e Costantino andò a prendere quel piccolo villaggio di pescatori che si chiamava Bisanzio e lì vi costruì una nuova città e la chiamò Nova Roma ricostruendola secondo i principi della Roma repubblicana primordiale, eccetera… costruendovi anche questa specie di tempietto dove sotto venne sotterrata la statua in legno della dea fondatrice, la dea che avrebbe dato il via alla fortuna di Roma: la Dea Bellona versione Romana di Atena e da lì dovevano partire tutte le strade quindi ci sarebbero stati due centri due centri uguali Roma e Nuova Roma.

[…] La città che era poi stata rinominata Nuova Roma era stata rinominata in

Costantinopoli proprio in onore di Costantino, e qui Vi fu come i Grandi movimenti di popoli che vi erano, nel Basso Medioevo vi arrivarono anche i Variaghi.

I variaghi sarebbero i vichinghi svedesi, perché i vichinghi sarebbero Danesi norvegesi; i variaghi invece sono però quelli della parte svedese che attraverso la Russia scesero lungo i fiumi e fondarono novgorod fondarono Mosca fondarono Kiev, eccetera, eccetera.

 


Tutte città fondate dai vichinghi che arrivarono a Costantinopoli e qui un gruppo di loro iniziarono a commerciare e poi divennero le guardie imperiali proprio preposte alla difesa del Basileus cioè dell’imperatore.»


A questo punto «Arrivarono i turchi che assediarono Costantinopoli. Non era la prima volta ma quella volta invece si trovarono veramente in difficoltà e quindi con un’azione coraggiosa e e anche fortunata un questo un gruppo di questi di questi variaghi si calò dalle mura portando con loro tutte le insegne delle Legioni Romane le perché le insegne di tutte le Legioni Romane erano state portate tutte a Costantinopoli.

 

La legione in azione. Sul davanti un vessilifero, il portatore dell’insegna.

Dalla wiki russa

 

Queste  vennero portate tutte in salvo su un’imbarcazione; questi grandi navigatori vichinghi attraversarono il mar Nero sbarcarono ad Odessa. Da Odessa, con un viaggio fortunoso, riuscirono a arrivare dai loro compatrioti – chiamiamoli così – a Kiev da qui proseguirono sempre portando le insegne di Roma le portarono, non a Novgorod, ma le portarono a Mosca dove risulta che le lasciarono, le consegnarono a un monastero.

   Quindi le insegne delle Legioni Romane sarebbero ancora oggi custodite in un monastero a Mosca; quale? San Basilio? Non lo sappiamo. Sono in qualche cripta.»

Dal libro di Leo

   Devo dire che dei Vairaghi a Bisanzio lo sapevo già. Me ne aveva parlato a voce lo stesso Leo e ne aveva messo un capitolo sul suo libro sulle navigazionimedioevali dove come disse in trasmissione nel libro «C’è un capitolo c'è un capitolo intero sulle navigazione dei vichinghi. Su come sono scesi per i fiumi addirittura questi riuscivano a portare le navi in terra e andarono all’attacco di Costantinopoli mettendo le ruote sotto le navi».

E De Graya completa quindi con...  «i Variaghi scendendo dei fiumi del nord la Neva che si buttava nel Baltico nel Mare del Nord, a un certo momento c'è lo spartiacque. E quindi c’è un punto che i fiumi non si perché da una parte vanno al Mar Nero dall’altra vanno nel Baltico e quindi attraversarono proprio con quel sistema lì; mettendo i tronchi sotto mettendo il drac che avevano la fortuna che erano navi piatte proprio per poter andare nei fiumi, e quindi spingendo poi le navi da una parte e poi trattenendo in discesa dall’altra potevano andare nel Volga, nel Don e scendendo fino al Mar Nero.

    Sembra che De Graya debba scrivere qualcosa come 4 o 5 libri, ma ha troppo da fare, perciò credo che la fonte di questa storia – per ora – non la sapremo.

Un’imbarcazione vikinga dal fumetto di Olac n. 86, inedito in Italia.

  Un ultimo appunto. Gli avi di quei coraggiosi vichinghi avevano all’inizio una terra concessa loro da Carlo III il Grosso, la Normandia. Da lì facevano scorrerie un po’ in giro per i mari e depredarono anche la città di Nantes, in Bretagna, feudo del ramo bretone dei Vidoni, signori di Spoleto e Camerino.

Nel libro La chronique de Nantes (570 environ—1049) di René Merlet, Parigi 1896 si legge al cap. VII a pag. 20 è scritto «Captivos vero qui inde fagerant, Dei virtute e timore Lamberti, minime ausi fuerunt persequi per grazia di Dio e per timore di Lambert (i vichinghi) non provarono nemmeno ad inseguire i prigionieri fuggiti da lì» [ringraziò il professor Enzo Mancini per l’esatta traduzione]; avevavo timore di un Vidone bretone...

Lambert II di Nantes († 852) era lo zio dell’Imperatore Guido (891-894)

 

   Insomma, siamo sempre lì: grandi condottieri come Giulio Cesare (che non fu imperatore, ma creò di fatto l’impero de Roma), Giuliano detto l’apostata (sopravissuto al massacro della sua famiglia voluto dal figlio di Costantino), il marchese camerte e infine imperatore Guido del Piceno, fino ad arrivare a quel stalliere e figlio di bottegaio, che fu re Gioacchino Murat, ovvio, non imperatore (semmai cognato delle stesso), ma che da Re italico penetrò per primo (un giorno prima dello stesso Napoleone) a Mosca e al Cremlino, sede della nuova Roma… e scusate se è poco.

 

E per ultimo Forza Roma! 

 

 Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante,

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

10/11/’24

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 Fumetti

 

venerdì 1 novembre 2024

Franco Oneta - Tiramolla e lo zio di Saetta

 

Franco Oneta

Tiramolla e lo zio di Saetta


   Pochi giorni fa, nell’aiutare l’amico Luca, nella sua ricerca di nuovi volumi per la sua professione di rivendita di libri, ho avuto la rara gioia di trovare un po’ di Cucciolo, Tiramolla, Bongo, Felix e perfino Ronny Balboa illustrato dal granitico studio Giolitti.

Ho avuto il raro piacere di leggere la probabile prima storia dell’arrivo dello zio di Saetta, Mac Cricket, dalla Scozia, in itaGlia (contrabbandata come amerika).

   L’autore è Franco Onesta, e ho ripreso lo scritto in https://www.lfb.it/fff/fumetto/aut/o/oneta_franco.htm sulla sua vita ed inserendoci qualcosina dello scritto di Luigi Marcianò, dal libro sul favoloso Galaor di Gianluigi Bonelli dell’anaf del 2001.

 

ωωω

 

   Nasce a Casalbuttano (Cremona, Italia) il 23 novembre 1934. Di famiglia modesta; Luigi Marcianò scrive «da famiglia povera, come lui stesso ama sottolineare. Il padre è barbiere, ma si arrangia a fare il falegname;  è un appassionato di musica e suona il violino e il mandolino. La madre lavora in filanda.» A 11 anni scopre l’attitudine al disegno grazie a un concorso bandito subito dopo la guerra da Il Vittorioso. Mentre frequenta l’avviamento professionale crea le prime storie e viene incoraggiato ad approfondire gli studi artistici; si inserisce così nello studio del pittore Enrico Felisari, a Castelleone, e inizia a spedire disegni agli editori. Viene così a contatto con l’editore Pasquale Giurleo di Milano, per cui realizza, a soli 15 anni, fumetti e testi del personaggio Trottolo.

Scrive ancora Marcianò «accetta di lavorare a casa (senza trasferisci a Milano) su un personaggio Trottolo, creato per l’occasione su propri testi. Giurleo, non avendo figli, lo segue affettuosamente, ma l’anno dopo (nel frattempo era stata pubblicata una prima storia di Trottolo, personaggio che sarà ripreso più tardi dall’editore Bianconi col nome di Trottolino) gli sospende il lavoro, quando aveva già realizzato ben 9 storie.»

Sarebbe stao bello che Oneta avesse ancora queste storie, ma non credo proprio che gli originali esistano più.

   Da sottolineare che Trottolino sarà disegnato da Giorgio Rebuffi prima di finire nelle mani dello studio Del Principe.

 


Dopo la morte di Giurleo, completa la sua formazione con corsi serali di disegno, fino al servizio militare (a Roma e a Bolzano).
Collabora fino a metà degli anni Sessanta con il periodico per ragazzi S.Antonio e i fanciulli (poi Messaggero dei ragazzi) creando nuove serie di personaggi umoristici (Anacleto, Pallino, Giuggiola e Lenticchia, Spiritello e Robin Poot) e cimentandosi nella versione a fumetti de "L’eroe di Roncisvalle" (su testi di Fracasso).

Per il fumetto avventuroso collabora con gli editori Casarotti (Billy Rock) affiancando Pietro Gamba in Kinowa.

 


Per la AVE realizza diverse storie del settimanale Jolly e per il periodico Esploriamo dell’Editrice la Scuola riduce i classici "Capitani Coraggiosi" e "I Ragazzi della via Paal" oltre alle storie umoristiche di "Gendarme 00".
Dopo il matrimonio si trasferisce a Como e inizia un lungo rapporto con la casa editrice LUG di Lione, concentrandosi dal 1963 sulle storie di Zembla, eroe della giungla, una saga tra avventura e umorismo che diventa popolarissima in Francia e nei paesi francofoni. Un lavoro di ingenti proporzioni che durerà fino al 1980, a cui collaborerà anche il fratello Fausto, a sua volta disegnatore.

 




Contemporaneamente, la produzione per le testate LUG si diversifica in altre serie: Bozart, Frank Universal, Wingo Scout, Rataplan, Il Piccolo Scout, Il Capitano Nero, Motoman, Fargo Jim, Galaor (con testi di G. Luigi Bonelli), "I leoni delle Termopili" e "La stella a 5 punte".

Realizza anche la versione a fumetti del disegno animato "Oum le Dauphin Blanc" (edita in Italia da Edigamma con il titolo "Zum il delfino bianco"), riprendendo con passione il disegno umoristico. Darà vita così ai personaggi Lilla, Leti e Mac Mac, Don Sempronio (pubblicati in strisce sulla rivista femminile cattolica Madre), Olivo lo sportivo (sul mensile Piemme - Piccolo Missionario).
Nel frattempo, iniziano le affermazioni in numerose rassegne nazionali e internazionali dedicate al disegno umoristico, alla caricatura e alla satira, come il Salone dell'umorismo di Bordighera, dove ottiene prestigiosi riconoscimenti.
Nell’ambito dell’editoria italiana prosegue per molti anni la collaborazione con testate come La settimana enigmistica (su cui pubblica circa 10.000 vignette), Il Giornalino, Gbaby, Famiglia TV. Sui periodici S. Paolo la sua creatività si esercita su tutti i fronti: biografie per "I grandi del calcio", storie avventurose come la serie "Ciass Airport", illustrazioni, tavole didattiche, copertine, Diario G, fumetti pubblicitari come "Poochie e Robotix" e moltissimi disegni umoristici.

 

 
Copertine di Franco Oneta

  
   In concomitanza con la presenza televisiva di serie popolari come "Sherlock Holmes" (dei fratelli Pagot), "Foofur", "Snorky" e soprattutto i personaggi di Hanna e Barbera ("I Pronipoti", "Gli Antenati", "Yoghi" e "Scooby Doo") disegna versioni illustrate e a fumetti. Si sviluppano così anche altre incursioni nel mondo dei media: una trentina di disegni per il programma RAI sull'ecologia "Natura con rabbia e con amore", la riduzione a fumetti del film animato "The Pagemaster" (Oscar per gli effetti speciali), un CD-ROM sul catechismo per bambini della S. Paolo Audiovisivi.

 


All’inizio del 2012 la Città di Desenzano del Garda, dove l’autore risiede e lavora da tempo, gli dedica la mostra "Franco Oneta: Viaggio nel mondo dei fumetti e dell'illustrazione tra fantasia e spiritualità" con l’esposizione di opere edite e inedite.

 

Dopo alcuni mesi di malattia, muore a Castiglione delle Stiviere (Mantova) l'11 gennaio 2016.

 

Ed ora ecco il suo Tiramolla

 



Copertina di Franco Aloisi con il suo Camillo il contestatario

 

 



 













 



Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante,

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

01/11/’24

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 Fumetti

venerdì 18 ottobre 2024

E l’Agnese fu mandata a morire (1566)


E l’Agnese fu mandata a morire

Agnes Waterhouse, una strega morta nel 1566

Fuggi via, Tommasino, dalla pazzia degli uomini!

Tom Poes di Marten Toonder, sembra voler sfuggire all’inquisizione.

 

   Nei primi numeri del mitico Giornale dei Misteri, condotto da Sergio Conti (1921-2001), e precisamente nel numero 71 comparve il disegno di una strega della contea dell’Essex, in cui una pergamena fuoriusciva dalla bocca a modo dei fumetti, ovvero le nuvolette di quei albi a fumetti che stanno lentamente morendo.

 

    Era a tutti gli effetti, un bel antenato di un albo a fumetti popolare. Ma quanto fu stampato?

   Grazie (sì, ebbene, vabbé…) alla rete, si può cercare “di tutto un po’!”. Trovata l’immagine, trovato l’arcano.  E nella famigerata wiki inglese, pure la storia di questa strega…

   Ma forse sulla biblioteca pubblica de gogole avrei trovato qualcosa di più. E in effetti ho scovato i dati sul primitivo libretto a tiratura popolare ristampato anche nell’800.

Si tratta de TRANSACTIONS OF THE BIBLIOGRAPHICAL SOCIETY. NOVEMBER, 1896, TO JUNE, 1898. OF THE BIBLIOGRAPHICAL SOCIETY. VOLUME IV.

NOVEMBER, 1896, TO JUNE, 1898.

LONDON: PRINTED FOR THE BIBLIOGRAPHICAL SOCIETY,

BY BLADES, EAST & BLADES, JULY, 1898.

 

E alla pagina 82 (96 del pdf) trovai queste note:

 

 10. - PHILLIPS, JOHN, (?). Il secondo esame e la confessione di madre Agnes Waterhouse e di sua figlia Jone. 1566.

 

COLLATION [collazione]: A, otto fogli; 8 illustrazioni.  Lettere nere, con xilografie.

 


DESCRIZIONE: Titolo, vedi pagina 84 [l’immagine qui sopra, Puga]. Colophon (fo. 8a), “Impresso a Londra da Willyam Powell per Wyllyam Pickering residente alla curva di Sainte Magnus e per essere lì venduto [mia interpretazione, Puga]. Anno 1566, il 13 agosto.”

 

COPIA: Lambeth Palace Library.

 

OSSERVAZIONI: Registrato “[22 luglio 1566-22 luglio 1567]; Ricevuto da Wylliam pekerynge per la sua licenza per la stampa del secondo esame e la conf[e]sione di Augnues Waterhouse e Jone sua figlia, &c. iiijd.” (Arber I, 329.)

 

ωωω

 

  Chi volesse approfondire si cerchi il libro in rete, personalmente mi basta sapere che il disegno a fumetto è proprio del XVI secolo.

 

   E il testo? L’ho trovato in altro libro: MISCELLANIES OF THE Philobiblon Society. VOL. VIII. LONDON : PRINTED BY WHITTINGHAM AND WILKINS. 1863-4.

da pagina 339 a pagina 369 del pdf, e dove vi sono altre informazioni di H. Beigel, Londra Woburn Place novembre 1864…

«[l’opuscolo] Si trova in un volume che contiene diversi opuscoli del XV secolo. Il formato è in dodicesimo, rilegato in pelle marrone; su ogni copertina sono stampate in oro [ragazzi, che sciccheria…] le due lettere R. B., che sono le iniziali di Richard Bancroft, arcivescovo di Canterbury, morto nel 1610 e fondatore della biblioteca.

Il nostro opuscolo contiene ventidue fogli, senza numerazione. I caratteri sono in inglese antico e, oltre a tre disegni ornamentali alla fine di ogni divisione, sono stampate le seguenti xilografie:

I. (Sul frontespizio) Il Signore che lava i piedi dei suoi discepoli.

2. Madre Waterhouſe, da bambina, e sua nonna, che la istruisce nella stregoneria.

3. Il gatto di Madre Waterhouſe, chiamato da lei "Satana".

4. La rana in cui il gatto è stato trasformato da Madre Waterhouſe.

5. L’immagine di Jone, figlia di Madre Waterhouſe.

6. Il gatto "Sathan nella somiglianza del grande cane".

7. Un’altra somiglianza di "Sathan come cane con la faccia di una scimmia, come descritto da Agnes Brown (vedi immagine più sopra).

8. La famosa xilografia.

9. La somiglianza di Madre Waterhouse.»

   Ma purtroppo non vi è alcun disegno. Il frontespizio viene dal libro di cui parlavo più sopra.

 


   Questa dovrebbe essere «la famosa xilografia», però vedendo il testo l’ho trovato a pag. 381 del pdf.

La confessione inizia recitando (così come interpreto la traduzione in rete):

«La prima cosa che imparò fu quest’arte della stregoneria all'età di XII anni da sua nonna, la cui madre era Eve di Hatfyelde Peverell, defunta. Quando gliela insegnò, le consigliò di rinunciare a DIO e alla sua parola e di donare il suo sangue a Satana (come lei lo chiamava) che gli consegnò somigliante a un gatto bianco maculato, e le insegnò a nutrire il detto gatto con pane e latte, e lei lo fece, ma le insegnò a chiamarlo con il nome di Satana e a tenerlo in un cestino.»

 


Illustrazione di una strega e del suo gatto. Illustrazione interna dalla rivista pulp Weird Tales (settembre 1941, vol. 36, n. 1).

Dal sito https://www.ancient-origins.net/history-famous-people/agnes-waterhouse-first-woman-executed-witchcraft-england-005747

 

   in ogni modo la traduzione del testo sarebbe per me troppo pesante; pur essendo la lingua del mitico Robin Hood, poco mi piace. Ho così scovato un riassunto in un libro yankee, A BIBLIOGRAPHICAL AND CRITICAL ACCOUNT OF THE Karest Books in the English Language, ALPHABETICALLY ARRANGED. ACCOUNT OF THE RAREST BOOKS IN THE ENGLISH LANGUAGE  ALPHABETICALLY ARRANGED WHICH DURING THE LAST FIFTY YEARS HAVE COME UNDER  THE OBSERVATION OF J. PAYNE COLLIER F.S.A.

IN FOUR VOLUMES VOL. III NEW YORK DAVID G. FRANCIS 506 BROADWAY CHARLES SCRIBNER & CO. 124 GRAND ST. 1866

Alle pp. 190 – 193

«La prima donna esaminata al processo davanti al dottor Cole e al maestro Foscue (Fortescue) fu Elizabeth Frauncis, che confessò di aver imparato la stregoneria da sua nonna, che le aveva procurato un gatto maculato bianco, che chiamarono "Sathan". Grazie a Sathan si procurò anche un marito, che in seguito rese zoppo; e infine diede il suo gatto a Madre Waterhouse, che fu così in grado di uccidere un vicino con un flusso di sangue. Madre Waterhouse alla fine trasformò il gatto in un rospo, di cui fu fatta una xilografia, così come del gatto stesso.

Joan Waterhouse, figlia di Madre Waterhouse, fu la terza "donna" processata: aveva diciotto anni e aveva dato corpo e anima a un grosso cane, fornito di corna, debitamente rappresentato in un’altra xilografia. Ci sono altri due resoconti, datati rispettivamente 13 e 23 agosto, dai quali risulta che Madre Waterhouse, il cui nome era Agnes, era stata interrogata di fronte al giudice Southcote e al Maestro Gerard, Procuratore generale della Regina, il 27 luglio 1566, e che fu successivamente giustiziata sul rogo. Tra le altre domande che le vennero poste, ce n’era una riguardante il Padre Nostro; e lei disse loro che "Satana non le avrebbe mai permesso di recitarlo in inglese, ma sempre in latino". Non viene menzionato cosa sia successo alle altre due, che erano state istruite da Dama Waterhouse.»

   La wiki scrive «Elizabeth Francis è stata la prima ad essere accusata, ed è quella che ha accusato Agnes Waterhouse. Le fu data una condanna più leggera, ma fu impiccata dopo una seconda condanna tredici anni dopo. Un opuscolo successivo da un processo del 1579 mostra che Elizabeth Francis e Agnes Waterhouse erano sorelle.»

e ancora «Il 29 luglio 1566 - due giorni dopo la fine del processo - Agnes Waterhouse fu giustiziata.»

 

Robin Hood (chiamato Oliver) e la strega di Withfield.

Oliver (Robin Hood) : La sorcière de Withfield – 21pl. (THRILLER PICTURE LIBRARY n°130B : The Witch of Withfield) – Dino Battaglia. Réédité au n°332 : La sorcière (http://www.encyclo-bd.fr/encyclocs/Imperia/Oliver/oliver1/couvsOliver/oliver1.html )

Episodio inedito, nell’edizione italiana della Dardo, disegnato da Dino Battaglia

 

  Insomma, credo (sarebbe difficile poter dire il contrario) che la confessione fu estorta sotto tortura durante l’esame… e nessuno di noi potrebbe resistervi.

Forse (ovvio sottolineo il forse) Agnes era una guaritrice che aveva per compagnia un bel gattino bianco, così come personalmente ho una gattina per mia compagnia; inoltre conoscere le erbe per curare la gente non comporta grandi conoscenze mediche e ad una bella calamità non si può non accusare una erborista, che forse da giovane era parecchio attraente.

Perciò (per similitudine a una pellicola sulla resistenza) Agnese fu mandata a morire.

 Vedi anche: https://en.wikipedia.org/wiki/Agnes_Waterhouse

 

   Del resto ritengo che l’unica vera strega sia un personaggio chiamato Elvira (nulla a che fare con il personaggio del cinema yankee), una certa odierna politica dai denti a caimano e che avrebbe una sorella chiamata Eva Benita (voce di popolo…)

   Non solo Erik, fratellino minore di Cucciolo e Beppe, mi ha fatto sapere che l’ultima esecuzione di streghe avvenne in Svizzera negli anni venti del nostro 900… Brrr! Letteralmente spaventoso…

 

ωωω

 

 

   Il villaggio dove visse Agnes è Hatfield Peverel nella contea dell’Essex. (https://en.wikipedia.org/wiki/Hatfield_Peverel)

 



Dice la wiki che «Hatfield significa "spazio ricoperto di erica nella foresta"; Peverel si riferisce a William Peverel, il cavaliere normanno a cui Guglielmo il Conquistatore concesse delle terre nella zona dopo l’invasione normanna del 1066.»

Siamo proprio vicini all’epoca di Roberto dei Boschi…

   Viriamo da questa tematica. Sempre dalla wiki vengo a sapere che «Uno schizzo di "Madre Waterhouse" è in un chapbook che descrive il processo custodito nella Biblioteca del Palazzo Lambeth.»

Il Lambeth Palace è la residenza ufficiale dell’arcivescovo di Canterbury. Si trova a Londra, sulla riva sud del Tamigi, a circa 400 metri a sud-est del Palazzo di Westminster.

Vicino a Westminster, la tenuta fu acquistata per la prima volta dall’arcidiocesi per l’arcivescovato intorno al 1200.

La biblioteca è stata fondata come biblioteca pubblica dall’arcivescovo Richard Bancroft nel 1610 e si vanta che sia "la più grande collezione religiosa al di fuori del Vaticano".

Solo che come mi ha scritto Leo, questa biblioteca è di «400 metri, un niente. L’archivio segreto vaticano, che arriva al 1896, ha 15 km di scaffali. Poi inizia l’archivio Propaganda fide che ha già una decina di chilometri...».

 

I piccoli libri dei racconti

Il libro tascabile Jack the Giant Killer (l’assassino gigante)

 

    Ma la nota più interessante da questa triste vicenda sono i chapbook che il traduttore in rete dà come libro di racconti (se non degli albi a fumetti, degli albi illustrati a loro affini). Sempre la wiki scrive «Un chapbook è un piccolo opuscolo stampato che era un mezzo popolare per la letteratura di strada in tutta l’Europa moderna. I chapbook erano solitamente prodotti a basso costo, illustrati con rozze xilografie e stampati su un singolo foglio piegato in 8, 12, 16 o 24 pagine, a volte rilegati con una cucitura a sella (un punto di filo o una graffetta metallica passata attraverso la piega di una rivista o di un opuscolo).»

 

Xilografia di un cerchio fatato da un libro di racconti del XVII secolo

 

Questi opuscoli creati durante il XVI secolo erano venduti porta a porta oppure durante le fiere. Gli argomenti variavano dagli almanacchi, alla letteratura per l’infanzia, sul folklore, alle ballate fino anche a poesie e trattati politici o religiosi. Il termine deriverebbe da Chapman, parola usata per indicare il venditore ambulante che vendeva tali libri.

Questi opuscoli furono un mezzo importante per la diffusione della cultura popolare alla gente comune, specialmente nelle aree rurali. Servivano come da intrattenimento e informazione.

In un’epoca in cui la carta era costosa, i chapbook venivano talvolta utilizzati per l’involucro, la cottura o (pensa te!) come carta igienica. Molti dei libretti sopravvissuti provengono da collezioni private.

 

Da: https://en.wikipedia.org/wiki/Chapbook

versione in italiano: https://it.wikipedia.org/wiki/Chapbook

 


Una vera storia di Robin Hood, 

un libro di racconti

 

Stampato e venduto ad Aldermary Church Yard
Londra

 



Mentre le poesie e le ballate su Robin Hood sono più abbondanti che su qualsiasi altro eroe inglese, i Chap-book sono relativamente scarsi, probabilmente a causa dell’impossibilità di condensare le sue numerose avventure e gesta nelle convenzionali ventiquattro pagine. Ci sono diverse edizioni stampate a Londra, tutte con incisioni simili, di cui, tuttavia, solo tre o quattro appartengono propriamente all’opera, che sono riprodotte di seguito, la prima delle quali è Robin Hood e l’abate di St. Mary.

 



“Legò l’abate a un albero,

E non lo lasciava passare

Prima di lui e dei suoi uomini,

Sua Signoria aveva detto messa."

Il successivo è l’attacco di Robin al vescovo di Ely.

 


“Lui cavalcava verso il Nord,

Con il suo suddetto corteo

Robin e i suoi uomini uscirono,

Tutti per intrattenere.

E con la coraggiosa ala d’oca grigia,

Mostrarono loro un tale gioco,

Che faceva scalciare e slanciare i loro cavalli,

E i loro cavalieri giacevano a terra.

Il vescovo era molto contento,

Per tutti i suoi mille uomini,

Per cercare i mezzi che poteva usare per passare

Fuori dalla portata di Robin.

Duecento dei suoi uomini furono uccisi,

E ottanta cavalli buoni,

Trenta che si arresero divennero prigionieri,

Furono portati al Bosco Verde—

Che poi furono riscattati

Per venti marchi a persona,

Gli altri diedero di speroni ai cavalli e fuggirono

Alla città di Warrington."

E c’è la rappresentazione del monaco traditore che lo dissangua.

 


“Questa triste perplessità causò

Una febbre come dicono alcuni,

Che lo trascina nella confusione,

Anche se per una via sconosciuta.

Questo pericolo mortale da prevenire,

Lo colpì con tutta la velocità

In un convento andò con l’intento

Per amore della salute, di sanguinare.

Un frate infedele si finse

affettuoso, per farlo sanguinare,

Ma egli con la menzogna conseguì la fine

Del famoso Robin Hood."

 

Da https://pb.openlcc.net/childrensliteratureatradition/chapter/a-true-tale-of-robin-hood-a-chapbook/

Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante,

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

18/10/’24

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