Cronaca dell’insolito 20
La Storia è sempre manipolata e se non me accorgo personalmente nella piccolissima cittadina dove cerco di sopravvivere… Comunque, pochi giorni fa, attraverso il famigerato facebukolo ho scovato una notizia su una copia della Gioconda custodita in Spagna e… Meraviglia! La signora Gioconda è divenuta così carnalmente attraente che al confronto l’originale del Louvre, sembra il ritratto di un… bà, diciamo solo che in molti ci hanno voluto vedere un autoritratto del celebre artista al femminile. Cosa è scritto in sintesi su quel dipinto…
«Il quadro più famoso del mondo è la Gioconda [figura più sotto], eppure […] per come è sotto lo spessissimo strato di sporco e vernici ossidate che lo ricopre. Ora come ora la pelle della donna ha una coloritura ambrata, come se fosse stata integralmente truccata con un pesante fondotinta; il cielo è verde, al pari dei monti in lontananza; tutto è cristallizzato in un bozzolo cromatico che non corrisponde all’impostazione originale.
Da qualche anno, infatti, nei depositi del Prado a Madrid è riemersa una copia realizzata all’interno della bottega di Leonardo che mostra la Gioconda con colori diversissimi: la carnagione è chiara, il cielo azzurro, le maniche rosse e non marroni… (la figura in alto, sotto il titolo).»
Ebbene? Fate un restauro all’originale, no? Ma purtroppo «[…] i vari direttori del Louvre fino ad ora succedutisi non hanno ritenuto di distruggere l’“icona” e di esporsi a polemiche che nel caso della “Gioconda” sarebbero ancor più furiose.»
Il testo ripreso è di Enrico Maria Dal Pozzolo… Alla fin fine se i comandanti del museo parigino vogliono così, cav… loro.
ωωω
In più il 7 novembre del ‘24, il mio amico Leo, ha partecipato a una nota trasmissione in rete, sul tubo, chiamata Base Terra.
https://www.youtube.com/watch?v=XRLvsFAIlHM&t=1102s
La trasmissione non sarebbe malvagia, se non fossero usati tanti americanismi da darmi il vomito… De toute façon (come dice Blek Le Roc), il ragazzo che la conduce Lamberti [non Lamberto, il piccolo imperatore ammazzato nel 898 a Spilamberto] ha avuto per ospiti oltre a Leo, anche Tom (e Jerry, dové?) Bosco, Nicola Brizzi (questo autore ha detto che deve far uscire un suo testo sul grande Giuliano morto ammazzato da un suo soldato durante la sua gloriosa campagna contro i Parti; i soldi son pochi, ma mi sa che bisognerà aquistarlo) e Marco Enrico De Graya, che se ne uscito con una storia che mi ha fatto volare con la fantasia.
La storia non coinvolge ovviamente l’assurda “nuova Roma ad Aquisgrana” ovviamente picena, che Carlo Magno fece sorgere su suolo italico e concepita da quel pazzo del professor Carnevale [Ma quando chiude l’università… vabbé, vabbé, mai]. Ma ci si avvicina molto, ed ecco in sintesi la sua narrazione.
il centurione Baculo, il vergaro, eroe di Aduatucam!
L’Antica Roma è la terza Roma
Le seguenti mmagini sono riprese da https://dzen.ru/a/ZCpvgsC0cFFufQpK
Qui vi è scritto «Nell’VIII secolo, un nuovo pericolo colpì l’Europa, gli scandinavi (le sette norrene, dati, soda) sotto il nome collettivo dei “Normanni” o “Vichinghi” iniziarono campagne di scorrerie e di conquista sulle terre costiere dall’Inghilterra alla Sicilia. I Normanni conquistarono parte dell'Inghilterra (Danlo), della Francia (Normandia) e dell’Italia (Sicilia). Nell’Europa orientale, i Normanni e i loro imitatori baltici sono conosciuti come i Variaghi.»
«Roma fu la città noi che conosciamo tutti che creò l’impero, eccetera, eccetera.
Aveva questo esercito che ha portato avanti e indietro per tutta l’Europa […]; quando l’impero incominciò a essere grande e molto popoloso e quindi difficile da governare venne deciso – questo lo sappiamo tutti – di dividerlo in due zone di influenza, cioè Roma per l’occidente e un’altra parte doveva essere l’oriente e Costantino andò a prendere quel piccolo villaggio di pescatori che si chiamava Bisanzio e lì vi costruì una nuova città e la chiamò Nova Roma ricostruendola secondo i principi della Roma repubblicana primordiale, eccetera… costruendovi anche questa specie di tempietto dove sotto venne sotterrata la statua in legno della dea fondatrice, la dea che avrebbe dato il via alla fortuna di Roma: la Dea Bellona versione Romana di Atena e da lì dovevano partire tutte le strade quindi ci sarebbero stati due centri due centri uguali Roma e Nuova Roma.
[…] La città che era poi stata rinominata Nuova Roma era stata rinominata in
Costantinopoli proprio in onore di Costantino, e qui Vi fu come i Grandi movimenti di popoli che vi erano, nel Basso Medioevo vi arrivarono anche i Variaghi.
I variaghi sarebbero i vichinghi svedesi, perché i vichinghi sarebbero Danesi norvegesi; i variaghi invece sono però quelli della parte svedese che attraverso la Russia scesero lungo i fiumi e fondarono novgorod fondarono Mosca fondarono Kiev, eccetera, eccetera.
Tutte città fondate dai vichinghi che arrivarono a Costantinopoli e qui un gruppo di loro iniziarono a commerciare e poi divennero le guardie imperiali proprio preposte alla difesa del Basileus cioè dell’imperatore.»
A questo punto «Arrivarono i turchi che assediarono Costantinopoli. Non era la prima volta ma quella volta invece si trovarono veramente in difficoltà e quindi con un’azione coraggiosa e e anche fortunata un questo un gruppo di questi di questi variaghi si calò dalle mura portando con loro tutte le insegne delle Legioni Romane le perché le insegne di tutte le Legioni Romane erano state portate tutte a Costantinopoli.
La legione in azione. Sul davanti un vessilifero, il portatore dell’insegna.
Dalla wiki russa
Queste vennero portate tutte in salvo su un’imbarcazione; questi grandi navigatori vichinghi attraversarono il mar Nero sbarcarono ad Odessa. Da Odessa, con un viaggio fortunoso, riuscirono a arrivare dai loro compatrioti – chiamiamoli così – a Kiev da qui proseguirono sempre portando le insegne di Roma le portarono, non a Novgorod, ma le portarono a Mosca dove risulta che le lasciarono, le consegnarono a un monastero.
Quindi le insegne delle Legioni Romane sarebbero ancora oggi custodite in un monastero a Mosca; quale? San Basilio? Non lo sappiamo. Sono in qualche cripta.»
Dal libro di Leo
Devo dire che dei Vairaghi a Bisanzio lo sapevo già. Me ne aveva parlato a voce lo stesso Leo e ne aveva messo un capitolo sul suo libro sulle navigazionimedioevali dove come disse in trasmissione nel libro «C’è un capitolo c'è un capitolo intero sulle navigazione dei vichinghi. Su come sono scesi per i fiumi addirittura questi riuscivano a portare le navi in terra e andarono all’attacco di Costantinopoli mettendo le ruote sotto le navi».
E De Graya completa quindi con... «i Variaghi scendendo dei fiumi del nord la Neva che si buttava nel Baltico nel Mare del Nord, a un certo momento c'è lo spartiacque. E quindi c’è un punto che i fiumi non si perché da una parte vanno al Mar Nero dall’altra vanno nel Baltico e quindi attraversarono proprio con quel sistema lì; mettendo i tronchi sotto mettendo il drac che avevano la fortuna che erano navi piatte proprio per poter andare nei fiumi, e quindi spingendo poi le navi da una parte e poi trattenendo in discesa dall’altra potevano andare nel Volga, nel Don e scendendo fino al Mar Nero.
Sembra che De Graya debba scrivere qualcosa come 4 o 5 libri, ma ha troppo da fare, perciò credo che la fonte di questa storia – per ora – non la sapremo.
Un’imbarcazione vikinga dal fumetto di Olac n. 86, inedito in Italia.
Un ultimo appunto. Gli avi di quei coraggiosi vichinghi avevano all’inizio una terra concessa loro da Carlo III il Grosso, la Normandia. Da lì facevano scorrerie un po’ in giro per i mari e depredarono anche la città di Nantes, in Bretagna, feudo del ramo bretone dei Vidoni, signori di Spoleto e Camerino.
Nel libro La chronique de Nantes (570 environ—1049) di René Merlet, Parigi 1896 si legge al cap. VII a pag. 20 è scritto «Captivos vero qui inde fagerant, Dei virtute e timore Lamberti, minime ausi fuerunt persequi per grazia di Dio e per timore di Lambert (i vichinghi) non provarono nemmeno ad inseguire i prigionieri fuggiti da lì» [ringraziò il professor Enzo Mancini per l’esatta traduzione]; avevavo timore di un Vidone bretone...
Lambert II di Nantes († 852) era lo zio dell’Imperatore Guido (891-894)
Insomma, siamo sempre lì: grandi condottieri come Giulio Cesare (che non fu imperatore, ma creò di fatto l’impero de Roma), Giuliano detto l’apostata (sopravissuto al massacro della sua famiglia voluto dal figlio di Costantino), il marchese camerte e infine imperatore Guido del Piceno, fino ad arrivare a quel stalliere e figlio di bottegaio, che fu re Gioacchino Murat, ovvio, non imperatore (semmai cognato delle stesso), ma che da Re italico penetrò per primo (un giorno prima dello stesso Napoleone) a Mosca e al Cremlino, sede della nuova Roma… e scusate se è poco.
E per ultimo Forza Roma!
Marco Pugacioff
[Disegnatore di fumetti dilettante
e Ricercatore storico dilettante,
Macerata Granne
(da Apollo Granno)
S.P.Q.M.
(Sempre Preti Qua Magneranno)
10/11/’24