L’Università di Fez, Gerberto d’Aurillac, Al-Idrisi e
Jousé Ponteleimon Krestovitich
Gerberto, il mio amico papagatto Silvestro Secondo, oltre che a Corddoba in Spagna, davvero oltrepassò il mare e studiò nell’università di Qarawiyyin o Al-Karaouine (in arabo جامعة القرويين) nell’antica Fez, in Marocco?
Ne ero troppo curioso e così ho fatto una ricerchina in giro per la rete e… innanzitutto la detta università è davvero una delle più antiche del mondo e solo quella di Fermo (fondata dall’imperatore Lotario nel 825 [«In Firmo et de Spoletinis civitatibus convenient.] e chiusa nel XVIII secolo) poteva rivaleggiare con lei (la dotta Bologna mi fa solo ridere).
Questa istituzione fu fondata come madrasa di Qarawiyyin nell’859. [Madrasa o madrasa (in arabo: مَدْرَسَة, romanizzato: madrasa; plurale: مَدَارِس, madāris) è il nome dato nella cultura araba a qualsiasi tipo di scuola, sia religiosa che laica. L’uso specifico in Occidente si riferisce generalmente ad una scuola religiosa islamica.]
Nel IX secolo, Fez era la capitale della dinastia Idriside, considerata il primo stato islamico che governò il Marocco dal 788 al 974. Secondo le fonti storiche (contestate da alcuni studiosi) la famiglia di un ricco mercante di nome Muhammad al-Fihri, era migrata da Kairouan (da cui il nome della moschea), nell’odierna Tunisi, a Fez all’inizio del IX secolo, unendosi a una comunità di altri migranti di Kairouan che si erano stabiliti in un sobborgo occidentale della città. Le figlie Fatima e sua sorella Mariam, entrambe istruite, ereditarono una grande quantità di denaro dal loro babbo. Fatima promise di spendere l’intera eredità per costruire una moschea adatta alla sua comunità, cioè a Fez, la capitale dello stato idriside. Mentre sua sorella si impegnò a costruire la mezquita di al-Andalusiyyin (La mezquita de los andalusíes) o Moschea Andalusa, quello stesso anno, l’857 o nell’859.
L’università iniziò ad insegnare subito dopo la costruzione della moschea sotto forma di lezioni e circoli scientifici.
Per questa ragione, gli storici la considerano la più antica università del mondo.
Oggi è considerata, secondo l’UNESCO e in base alle classificazioni del Guinness dei primati la più antica istituzione di istruzione superiore e la prima università al mondo a rilasciare una laurea in medicina e continua ad essere insegnata senza interruzione.
È un luogo comune [recita la wiki del Marocco] pensare che l’università sia aperta solo agli uomini; L’università è aperta sia agli uomini che alle donne: le prime donne sono state ammesse all’università già dagli anni '40 del nostro 900.
È anche considerata la prima università al mondo che conferì una laurea in medicina, risalente al 1207 dell’Era Volgare, corrispondente al 603 AH.
Questa laurea è considerata la più antica del suo genere, ed è stata conferita dall’Università Al-Qarawiyyin ad Abdullah bin Saleh Al-Kutami un botanico e farmacista musulmano che visse come farmacista alla corte almohade.
(praticamente la mamma dell’università di Camerino!!!)
Sala di lettura
La sua biblioteca si trova dietro il muro meridionale della moschea. È la biblioteca storica della moschea e dell’università. È considerata la biblioteca più antica del mondo ed è stata classificata tra i 100 siti più importanti del mondo che dovevano essere visitati nel 2018. Attualmente, l’Università Al-Qarawiyyin ha cinque biblioteche con più di 45.268 volumi.
Ovvio che la visita di una tale biblioteca non potesse far gola a Gerberto…
In passato, l’università ha laureato molti studiosi, tra cui studiosi occidentali, e la moschea e l’università ad essa affiliata sono rimaste un centro di attività intellettuale, culturale e religiosa per quasi mille anni.
Anche alcuni studiosi cristiani visitarono l’Università di Al-Qarawiyyin, come il fiammingo Nicholas Kleinaerts, l’olandese Jacob Julius e Gerberto d’Aurillac, che fu Papa dal 999 al 1003 dell’Era Volgare, che vi si recò per studio e si dice che abbia introdotto i numeri arabi dopo il suo ritorno in Europa.
[la wiki del Marocco, su queste notizie dà questa nota: Youssef Al-Kattani 1992 (19 ottobre 1992). "L'Università Al-Qarawiyyin e il suo ruolo nella comunicazione tra i popoli marocchino ed egiziano. " Rivista Da'wat al-Haqq del Ministero delle dotazioni e degli affari islamici del Marocco. Rabat A. 293. Archiviato dall'originale il 20 gennaio 2020 . Consultato il 12/08/2020]
Ma ritorneremo su Gerberto più avanti. Ora soffermiamoci momentaneamente su un altro personaggio che vale pena conoscere…
Muhammad al-Idrisi
Alcuni storici affermano che Muhammad al-Idrisi, il geografo le cui mappe facilitarono l’esplorazione europea durante il Rinascimento, visse a Fez per un certo periodo, il che suggerisce che potrebbe aver lavorato o insegnato presso l’Università di al-Qarawiyyin. Si diplomò nella prima metà del XII secolo.
Al-Idrisi (493 - 560 AH / 1100 - 1166 d.C.) è Muhammad ibn Muhammad ibn Abdullah ibn Idris ibn Yahya ibn Ali (Califfo dei musulmani in Andalusia) ibn Hamud (sovrano di Granada al suo tempo) ibn Maimun ibn Ahmad ibn Ali ibn Ubayd Allah ibn Umar ibn Idris ibn Idris ibn Abdullah ibn al-Hasan al-Muthanna ibn al-Hasan ibn Ali ibn Abi Talib ibn Abd al-Muttalib ibn Hashim al-Qurashi.
La sua discendenza risale alla famiglia del Profeta, ed è per questo che gli è stato dato il titolo di Sharif. Fu chiamato Al-Siqilli perché dopo la caduta dello Stato islamico si stabilì in Sicilia.
Fu chiamato lo Strabone degli Arabi.
Crebbe a Ceuta (città portuale del Marocco spagnolo) e ricevette un’istruzione nei suoi primi anni nel modo comune in Marocco, che consiste nel memorizzare il Corano, i testi e le poesie più famose.
Al-Sharif Al-Idrisi era famoso per la sua passione per i mari. A quei tempi, il porto di Ceuta era noto per la sua grande attività commerciale, ed egli era attratto dalle navi mercantili ancorate nei suoi moli. Aveva un grande desiderio di esplorare i paesi da cui salpavano queste navi, e il suo desiderio si trasformò rapidamente in realtà quando partì per continuare la sua istruzione a Cordova. Le sue inclinazioni erano verso le scienze naturali, in particolare erano radicate in lui la geografia e la botanica.
Il Golfo di San Pietroburgo nell’Oblast di Leningrado, come appare sulla mappa di Al-Idrisi, che mostra parte della costa del Mar Nero, del Golfo del Danubio e della regione della Dobrugia, mentre a est fanno parte della Russia europea, nella regione dei fiumi Dniester e Dnepr.
Sempre il Golfo di San Pietroburgo è raffigurato nella mappa di Al-Idrisi, che mostra il Mare del Nord di Marmara, la penisola di Gallipoli, il Mar Egeo, il delta del fiume Maritsa, la regione della Macedonia e parti della Grecia centrale.
Una mappa tratta da un libro di Al-Idrisi che mostra il Maghreb.
In seguito si trasferì con la sua famiglia quando era giovane in Andalusia e si stabilì a Cordova, dove ricevette la sua istruzione presso la sua università, dove studiò matematica, storia e geografia, e acquisì anche la conoscenza delle scienze della trasmissione come giurisprudenza e linguistica, oltre alla sua padronanza delle scienze dell’aritmetica, ingegneria, astronomia, la conoscenza delle erbe, medicina e le condizioni politiche del mondo. Quando raggiunse l’età di sedici anni, cioè nell’anno 510 AH, per noi occidentali nel 1116 dell’Era Volgare, intraprese una serie di viaggi in diversi luoghi dell’Andalusia e in alcuni paesi dell’Oriente arabo e dell’Asia Minore. Visitò l’Hijaz, Tihama e l’Egitto, raggiunse le coste di Francia e Inghilterra e viaggiò a Costantinopoli e in Asia Minore.
La mappa disegnata da Al-Idrisi per Ruggero II di Sicilia nel 1154 d.C. è una delle mappe più avanzate del mondo antico. Un collage moderno, creato da 70 pagine appiattite dell’atlante originale (notare che il nord è in basso, quindi appare capovolto sulla mappa)
Al-Idrisi scelse di trasferirsi in Sicilia dopo la caduta dello Stato islamico, perché il re normanno dell’epoca, Ruggero II, era un amante della conoscenza. Al-Idrisi spiegò a Ruggero la posizione della Terra nello spazio, usando un uovo per rappresentare la Terra. Al-Idrisi paragonò la Terra al tuorlo di un uovo circondato dal suo albume, proprio come la Terra vaga nel cielo circondata da galassie.
Al-Idrisi scrisse il suo famoso libro (Nuzhat al-Mushtaq fi Ikhtiraq al-Afaq), chiamato anche (Kitab Roger o Il libro rogeriano), perché gli fu richiesto direttamente dal re Ruggero. Gli commissionò anche di realizzare una sfera d’argento con l’immagine delle sette regioni incise su di essa. la sua mappa del mondo, è nota come "Tavola di Demarcazione".
Al-Idrisi identificò la sorgente del fiume Nilo e collocò il punto di intersezione del fiume Nilo sotto l’equatore: questa è la sua posizione corretta. Prima di entrare in Egitto, gli affluenti del fiume Nilo si incontrano a Khartoum, l’attuale capitale del Sudan. Il fiume Nilo è formato da due fiumi: il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro. Questi due fiumi scorrono attraverso le terre del Sudan e si incontrano a Khartoum, che si trova sotto l’equatore.
Dice ancora la wiki del Marocco che l’individuazione del fiume Nilo invalida la teoria di Tolomeo secondo cui la sorgente del fiume Nilo sarebbe una collina sulla Luna.
Si dice che la sfera d’argento fu distrutta poco dopo il suo completamento in una rivolta scoppiata in Sicilia, subito dopo la morte di re Ruggero II. Il libro divenne uno dei più famosi monumenti geografici arabi.
Al-Idrisi nella sala di Ruggero II con una folla di dignitari e principi, spiega la sfericità della Terra
Sia Europei che orientali ne trassero beneficio con una ricchezza di informazioni sul Levante. Entrambi i gruppi lo presero per studiarlo e copiarne le mappe e tradussero alcune delle sue sezioni nelle loro varie lingue. Questo libro è unico nel suo genere, ci vollero 15 anni per scriverlo. Al-Idrisi adottò un nuovo approccio rispetto ad altri geografi musulmani. Descrisse il mondo nel suo insieme, quindi lo divise in sette regioni e ogni regione in dieci sezioni principali. Quindi descrisse ogni sezione e ne disegnò una mappa, evitando di mescolare storia e geografia. Il suo libro rimase un punto di riferimento per gli studiosi europei.
In questo suo libro, Al-Idrisi è noto per aver sviluppato la cartografia in un modo più accurato rispetto alle mappe conosciute prima. Ciò può essere chiaramente visto nelle sue mappe, poiché ha fatto ricorso alla determinazione delle direzioni di fiumi, laghi e altopiani, e ha anche incluso informazioni sulle principali città oltre ai confini dei paesi.
Al-Idrisi usò le linee di latitudine o le linee orizzontali sulla mappa e sul globo che realizzò.
Le linee di longitudine erano utilizzate prima dell’Islam, ma Al-Idrisi le ha riesaminate per spiegare la differenza di stagioni tra i paesi. La linea di latitudine tracciata arbitrariamente sulla mappa era comunemente usata per definire le stagioni e le condizioni meteorologiche a nord e a sud dell’equatore.
Una mappa disegnata da Al-Idrisi per il re Ruggero II . Nota che la mappa è capovolta, poiché i geografi musulmani non volevano collocare il mondo islamico sotto il mondo cristiano
Nell’anno in cui Al-Idrisi scrisse il suo famoso libro, morì il re Ruggero e gli successe Guglielmo o Guglielmo I. Al-Idrisi rimase al suo posto alla corte di Palermo (la capitale della Sicilia), così scrisse per il nuovo re un altro libro di geografia che chiamò Rawd al-Uns wa Nuzhat al-Nafs o Kitab al-Mamalik wa al-Masalik. Ne è noto solo un breve manoscritto che si trova nella biblioteca di Hakim Oglu Ali Pasha a Istanbul.
Al-Idrisi avrebbe anche scritto altri libri chiamati Il compendio delle caratteristiche delle varie piante, e ha viene menzionato un altro libro intitolato La compagnia dell’anima e il giardino del sollievo.
Un manoscritto di Al-Idrisi che descrive la Finlandia
Soffrì a lungo per la lontananza dal suo paese, Ceuta. Lo possiamo dedurre da una delle sue poesie, in cui recita…
La mia vita è persa nell'esilio
Mi chiedo dove sia la mia tomba
Sulla terra e in mare
Non ho lasciato all'occhio ciò che desidera.
Al-Idrisi scomparve all’età di sessantasei anni e alla sua morte i suoi talenti scientifici sbocciarono letteralmente ed è per questo che è noto nella Storia.
ωωω
Dopo la vita dello Strabone arabo, torniamo a Gerberto, dalla scheda della wiki del Marocco leggo cose che so già, ma vediamole…
Papa Silvestro II (c. 946 – 12 maggio 1003), il cui nome era Gerberto, fu un papa francese. Fu l’unico Papa ad aver imparato l’arabo e ad aver padroneggiato le scienze degli arabi.
Alcuni storici ritengono che l’Orientalismo risalga al monaco francese "Gerardois d'Orliac" [così ha adattato il suo nome il traduttore in rete] che andò nei paesi islamici dell’Andalusia e studiò sotto i suoi professori a Siviglia e Cordova, fino a diventare il più colto studioso europeo del suo tempo. In seguito ricoprì la carica di papato a Roma sotto il nome di Silvestro II (999-1003 E. V.).
Visitò e apprese la conoscenza di molte regioni dell’antico mondo arabo e islamico, come l’Università di Al-Qarawiyyin nella città marocchina di Fez.
L’astrolabio sferico in un disegno di Sandro Botticelli, c. 1480
A lui si attribuisce l’introduzione in Europa di conoscenze arabe come l’aritmetica, la matematica e l’astronomia. Reintrodusse anche l’abaco e l’astrolabio, che i paesi europei avevano perso dalla fine dell’era greco-romana.
Fu il primo papa francese e ricoprì l’incarico di Nunzio Apostolico dal 999 fino alla sua morte. A causa del suo legame con la scienza e la cultura del mondo arabo, in Europa circolavano numerose voci e leggende secondo cui Silvestro II fosse uno stregone in combutta con il diavolo.
Si ipotizzava anche che fosse di origine ebraica sefardita.
Ma chi sarebbe questa gente?
Sempre dalla sua scheda in arabo andiamo a quella su…
Gli ebrei sefarditi (Sefarditi) sono coloro le cui origini risalgono agli ebrei della penisola iberica (Spagna e Portogallo) che furono espulsi da lì nel XV secolo e dispersi nel Nord Africa, in Asia Minore e nel Levante.
Molti di loro erano sudditi dell’Impero ottomano nelle zone sotto il suo controllo e avevano una loro lingua, il ladino, che era una miscela di parole latine ed ebraiche, ma parlavano le lingue dei paesi in cui si erano stabiliti, come l’arabo, il turco e l’italiano (in ebraico: ספרד) Sephard è il nome di una città dell’Asia Minore che è stata erroneamente associata alla Spagna.
La parola è stata tradotta nel Targum (la traduzione aramaica del Pentateuco) come "Ispameia" e "Spamia", mentre nella Peshitta (la traduzione siriaca del Pentateuco) è "Spagna".
A partire dall’VIII secolo d.C., il termine "sefardita" divenne il termine ebraico utilizzato per indicare la Spagna. Oggi il termine viene utilizzato per riferirsi agli ebrei che originariamente vivevano in Spagna e Portogallo, in contrapposizione agli ashkenaziti che vivevano in Germania, Francia e gran parte dell’Europa.
Decisamente questa mi mancava! Il figlio di un povero pastore dell’Aquitania, un askenazita! Vabbé, andiamo avanti.
Sempre in rete (e dove sennò?) ho scovato un lungo e bell’articolo de الرابطة المحمدية للعلماء [il traduttore mi dà: La Lega degli studiosi di Muhammad] in cui è scritto…
«Durante il periodo di massimo splendore della civiltà arabo-islamica, molti studenti europei erano desiderosi di proseguire gli studi, rafforzare la propria formazione e approfondire le proprie conoscenze nella terra dell’Islam, in particolare in Andalusia, data la sua vicinanza. Le fonti andaluse, sia storiche che letterarie, che parlano e descrivono la vita quotidiana a Cordova, Siviglia e altre città omayyadi e capitali dell’Andalusia durante il X secolo d.C. (IV secolo dell'Egira), indicano chiaramente il numero di studenti europei che arrivarono in Andalusia da vari regni cristiani, dal nord della penisola iberica e da tutte le regioni europee oltre la catena montuosa dei Pirenei.
Certamente la storia non ci ha conservato un elenco lungo e dettagliato degli europei che hanno avuto il privilegio di beneficiare direttamente della sorgente della civiltà arabo-islamica. Ma egli ha conservato per noi alcune eccezioni, tra le quali ricordiamo con orgoglio e onore [ovvio le sottolineature sono mie] lo studente Gerbert D’Aurillac, che si recò nella terra dell’Islam alla ricerca della conoscenza e per osservarne l’esperienza. Se ci chiediamo perché questo studente, Gerbert D’Aurillac, fosse così vivamente interessato, non possiamo trovare una risposta spontanea e automatica, soprattutto perché in seguito ricoprì la più alta carica ecclesiastica quando fu eletto Papa del mondo cattolico con il nome di Silvestro II. Cosa ci dice la storia riguardo al suo soggiorno a Dar al-Islam?»
Secondo molti studiosi, la presenza del giovane Gerberto a Fez, è molto nebulosa, però ho (ri)scovato un pdf in francese su questa questione ovvero La ville de Fès et Sylvestre II. del professor Mohammed Lebbar, historien à la Faculté des Lettres et des Sciences Humaines de l’Université Sidi Mohamed Ben Abdellah de Fès ‐ Saiss. E chi lo ha scritto, mi pare di capire che non ci crede che Gatto Silvestro Secondo abbia passato il mare per Fez!
Tanto che cita la scrittrice tedesca Sigrid Hunke (1913-1999), che nel suo libro Le soleil d’Allah brille sur l’Occident, evoca una leggenda del Medioevo che parla delle visite notturne in nave dello studente Gerberto di Aurillac presso gli arabi dell’Andalusia per apprendere astrologia, magia e molte altre arti.
Però, grazie a questo professore, ora so da chi arriva la notizia. Scrive infatti…
«resta da chiarire un’informazione citata da un orientalista russo alla fine del XIX secolo, Jousé Ponteleimon Krestovitich, su una possibile visita di Gerberto da Aurillac a Fez. E in nota: مجلة الھلال المصرية، الجزء 11، السنة الأولى، فاتح يوليوز 1893/ الموافق 17 ذي الحجة 1310ھـ، ص.356.‐
ovvero Rivista egiziana Al-Hilal, parte 11, anno 1, 1 luglio 1893/ corrispondente a Dhu al-Hijjah 17, 1310 AH, p. 356.»
Ma chi era questo orientalista russo? Sarà mica uno come l’occultista Madame Blavatsky, che ho letto venne pure in Italia a trovare Garibaldi nella sua corsa verso Roma nel 1860?
Macché!!!
Ho scoperto un altro studioso dalla vita più che travagliata.
Pensate, in arabo, zero notizie su di lui, in francese, idem… allora ho scelto ancora la via dell’Est e… seguitemi!
Jousé Ponteleimon Krestovitich
Jousé Ponteleimon Krestovitich nasce il 20 luglio 1870 a Gerusalemme, in una famiglia di arabi ortodossi, Saliba, figlio di Costantino al-Jawzi, e Anastasia, figlia di Hanna Ansara, di cui non si conoscono la professione.
Era palestinese, e la disgrazia che sta eliminando il suo popolo, in pratica colpì anche lui. Purtroppo, le informazioni sull’infanzia di Panteleimon Krestovich sono praticamente sconosciute. Non conosciamo neanche la data della sua conversione all’Ortodossia. Sembra però accertato che all’età di sette anni Panteleimon perse la madre e a diciassette il padre.
Nelle sue memorie inedite, la figlia di Panteleimon Krestovich, la candidata di scienze biologiche Olga Panteleimonovna Nizkovskaya, sottolinea che l’istruzione iniziale di Jousé ricevette l’istruzione in due monasteri greci: el-Musalliba a Gerusalemme e il monastero della Natività della Vergine Maria di Kiftini nel Libano, e studiò per un certo periodo anche a Salonicco.
Si diplomò al ginnasio della Società Missionaria Ortodossa di Nazareth.
Jousé studiò al Seminario degli insegnanti di Nazareth, aperto dalla Società imperiale ortodossa della Palestina nel 1886 per formare insegnanti per le scuole primarie palestinesi. Dopo aver completato queste scuole, gli studenti migliori venivano mandati a studiare in Russia con una borsa di studio della Società Palestinese per conseguire un’istruzione superiore. Essendo uno studente di talento e promettente, emigrò quindi proprio in Russia, dove avrebbe vissuto tutta la sua vita, nonostante amasse molto la Palestina e fosse preoccupato – già alla fine dell’800 – per la sorte del suo popolo.
Così, già nel 1889, Jousé entrò nel Seminario Teologico di Betania, che lasciò di sua spontanea volontà nel 1892. Nello stesso anno, il giovane erudito entrò all’Accademia Teologica di Mosca, ma, dopo aver completato i primi tre corsi di materie di istruzione generale, si trasferì all’Accademia Teologica di Kazan. Fu a Kazan che Jousé si sviluppò come studioso islamico e orientalista, diventando un rappresentante di spicco della “scuola di Kazan” di studi orientali. Avendo vissuto in questa città per più di vent’anni, lasciò numerose opere dedicate ai problemi del cristianesimo in Medio Oriente, che studiò mentre era impegnato nell’attività di insegnamento e ricerca presso l’Accademia teologica di Kazan. Nel 1896 Jousé si laureò all’accademia con un dottorato in teologia. Successivamente, il suo mentore, un personaggio pubblico, l’orientalista e professore dell’Accademia, Mikhail Aleksandrovich Mashanov (1852-1924), presentò una petizione a suo nome al Consiglio dell’Accademia. La sua richiesta di mantenere il neolaureato nel dipartimento di lingua araba come suo assistente venne accolta. Durante la sua permanenza all’accademia, i compiti di José includevano lezioni pratiche di arabo, nonché lezioni pratiche di francese con gli studenti. Nel 1905 il suo stipendio fu raddoppiato, ancora una volta grazie all’impegno del professor Mashanov. Nel 1889 vennero organizzati corsi missionari biennali presso l’Accademia teologica di Kazan. Il loro obiettivo principale era “fornire una formazione scientifica e pratica agli attivisti contro l’islamismo e il paganesimo”. I corsi erano organizzati per persone che non erano studenti dell’Accademia Teologica di Kazan. Jousé in quei corsi insegnò l’arabo.
L’Università di Kazan fondata 1804, su un francobollo del 2004.
Dal novembre 1913, Jousé fu nominato insegnante di francese a tempo pieno presso il Seminario teologico di Kazan. Un evento importante nella sua vita fu il passaggio all’insegnamento presso l’Università di Kazan. Il 20 aprile 1916 lo scienziato fu annoverato tra i docenti privati dell’università. Nell’anno accademico 1916-17 Jousé tenne un corso facoltativo sul diritto musulmano agli studenti del secondo anno della Facoltà di Giurisprudenza.
Dopo la rivoluzione, la vita e l’opera scientifica di Jousé si legò all’Azerbaijan, dove fu invitato a organizzare l’Università di Baku. Nei primi anni '20, lui e la sua famiglia (Jousé e sua moglie Lyudmila avevano sei figli) si trasferirono a Baku, il che gli permise di raggiungere una notevole carriera e un notevole successo scientifico. Nel luglio 1921, Jousé ottenne un dottorato in lingua e letteratura araba. Nel 1922-26 fu nominato preside della Facoltà di studi orientali dell’Università statale dell’Azerbaigian e direttore del Dipartimento di storia ed etnografia dei popoli del Medio Oriente. Fino al 1937, Jousé fu professore presso il Dipartimento di Lingua e Letteratura Araba dell’Università Statale dell’Azerbaigian. Su sua iniziativa, il dipartimento orientale dell’università fu trasformato nella Facoltà Orientale con due dipartimenti: storia e letteratura.
Per quanto riguarda il lavoro prerivoluzionario dell’erudita, uno degli indirizzi principali dell’attività scientifica di Panteleimon Krestovich fu lo studio della storia del cristianesimo in Oriente, con sue specifiche caratteristiche di specialista, poco apprezzato nella sua Patria adottiva. Una di queste era senza dubbio la buona padronanza delle lingue straniere. Il suo incarico di insegnante di francese e arabo presso l’Accademia teologica e il Seminario di Kazan ne è una chiara conferma. Lo stesso professore straordinario dell’Università di Kazan, professore associato del dipartimento di lingua tartara ed etnografia dei popoli turchi, direttore della rivista “Inorodcheskoe Obozrenie” [in pratica Rassegna estera] Nikolai Fedorovich Katanov (1862-1922) ammise che la sua conoscenza dell’arabo e del turco era inferiore a quella di Jousé.
Inoltre, è noto che Jousé parlava tataro, inglese, tedesco e greco .
Tali successi permisero a Panteleimon Krestovich di dedicarsi attivamente al lavoro di traduzione. L’esempio migliore è la sua opera, pubblicata a Kazan nel 1905, “La Georgia nel XVII secolo raffigurata dal patriarca Macario”. Quest’opera è una traduzione dalla lingua volgare araba siriaca settentrionale di un manoscritto compilato dal patriarca antiocheno Macario. Il nome di Makarii, ovvero Macario era molto noto nel mondo teologico dei suoi tempi. Questo Patriarca si recò per la prima volta in Russia nel 1655 per raccogliere donazioni per il Patriarcato di Antiochia. Il suo secondo viaggio, avvenuto nel 1666, fu legato a un invito personale dello zar russo. Alessio Michajlovič, il quale chiese al Patriarca di prendere parte al Concilio per condannare un altro chiamato Patriarca Nikon.
Macario, insieme al figlio, l’archimandrita Paolo di Aleppo, e ad altre persone, partì per Mosca, scegliendo la rotta attraverso “l’Asia Minore e il Caucaso, poi lungo il Mar Caspio fino al Volga”. Basandosi sia sul manoscritto stesso che su altre fonti, Zhuze giunse alla conclusione che Macario trascorse almeno due anni in Georgia durante il suo viaggio, il che, secondo l’opinione dello studioso, “è più che sufficiente per uno studio approfondito dello stato religioso del popolo georgiano e una valutazione imparziale degli eventi che ebbero luogo durante questo periodo turbolento per la Georgia”. Jousé determina anche la data approssimativa della creazione del manoscritto: non prima del 1669. Il patriarca Macario inizia la sua opera con la storia della Chiesa cristiana in Georgia (l’inizio è legato all’attività apostolica di Andrea il Primo Chiamato), collegandola indissolubilmente alla storia del regno georgiano stesso e delle sue dinastie. La parte principale del manoscritto illustra la situazione contemporanea della Chiesa cristiana sul suolo georgiano. A questo proposito, Macario presta grande attenzione alla descrizione delle usanze locali nel culto e delle tradizioni ecclesiastiche interne, il che rende “La Georgia nel XVII secolo...” una fonte importante e interessante, introdotta per la prima volta nella diffusione della scienza storica ed ecclesiastica da Jousé Panteleimon Krestovich.
Nel 1912-1914 Jousé tradusse dal francese frammenti di opere riguardanti la storia del cristianesimo in Medio Oriente: Echos d’Orient. T.II. (1898). p.166-179 e Vincenta. Canaan. Parigi, 1907.
Entrambi erano studi seri che attingevano a un’ampia gamma di fonti storiche. La prima opera affrontò la questione di una definizione più precisa dei confini della provincia araba, basandosi sui dati degli elenchi dei vescovi, sulle firme degli atti conciliari e su altre fonti; la seconda riguardò la storia antica della Palestina, della Siria, della Fenicia e dell’Egitto. Questo studio diede un grande riconoscimento a Jousé. Il grande merito dello studioso è che, grazie al suo lavoro di traduzione, il mondo scientifico russo ha avuto accesso a interessanti opere di studi orientali stranieri.
Le opere scientifiche di Panteleimon Krestovich cominciarono a trovare posto sulle pagine dell'"Interlocutore ortodosso" (rivista fondata nel 1855 e pubblicata fino al 1916) alla fine del XIX secolo. Così, nel 1899, Zhuze pubblicò la sua opera “Islam e Illuminismo” nel numero di novembre.
La natura specifica dei problemi affrontati da Jousé richiedeva l’uso di fonti di autori orientali difficilmente reperibili e, di conseguenza, rendeva necessari viaggi di lavoro. Va notato che presso l’Accademia teologica di Kazan erano molto diffusi i viaggi di lavoro come metodo di formazione del personale scientifico. Oltre ai viaggi all’interno della Russia, venivano effettuati anche viaggi all’estero. Quindi, studiosi come N. I. Ilminsky viaggiò in Egitto, Siria e Costantinopoli, M. A. Mashanov viaggiarono in Egitto e in Arabia, lo ieromonaco Anfilochio visitò la Mongolia.
La Dār al-kutub (in arabo دار الكتب, "casa dei libri"), fondata il 24 settembre del 1870.
E Jousé ebbe così l’opportunità di fare due viaggi d'affari all’estero. Nel 1897, per rielaborare il suo elaborato “I Mu’taziliti…” in una tesi di laurea magistrale, Jousé ebbe bisogno di studiare alcuni manoscritti arabi conservati nella biblioteca del Cairo.
Una volta svolto il suo viaggio di studio in Egitto e raccolti i materiali necessari, fu discussa con successo la tesi di laurea magistrale. Il secondo viaggio in Oriente avvenne poco più di dieci anni dopo. Ciò che spinse Jousé a chiedere al Consiglio dell’Accademia di mandarlo all’estero fu il suo desiderio di conoscere “il destino del cristianesimo e della letteratura cristiana tra gli arabi prima e dopo Maometto”. Per riuscirci, Jousé Panteleimon Krestovich dovette esaminare manoscritti arabi, greci e siriani conservati nelle biblioteche del Sinai, di Gerusalemme, di Beirut e di altre città. Il Consiglio dell’Accademia, con il permesso del Santo Sinodo, inviò di nuovo Jousé in Oriente per l’anno accademico 1909/10. Durante il suo viaggio di ricerca, lo scienziato ebbe modo di lavorare nelle biblioteche di Gerusalemme, Damasco, Cairo, Haifa e Nazareth. Così, nella Biblioteca Patriarcale di Gerusalemme studiò 32 raccolte di manoscritti in lingua araba, arabo-greca e arabo-siriaca. Jousé trascorse tre mesi a Gerusalemme. Lì, nella biblioteca, studiò manoscritti greci, rari sinodi della chiesa di Gerusalemme, dai quali fu in grado di ricostruire un elenco dei patriarchi di Gerusalemme fino al 1099. Valutando l’importanza dei manoscritti su cui lavorò a Gerusalemme, José scrisse nella sua relazione: “[…] mi hanno aiutato in modo significativo a chiarire le principali questioni relative alla storia del cristianesimo tra gli arabi di Siria, Palestina e Penisola del Sinai”. Sempre a Gerusalemme, lo scienziato lavorò nella biblioteca dei domenicani, dei francescani e degli assunzionisti. Si sofferma separatamente sulla biblioteca dei giacobiti siriani: sottolineando che questa biblioteca è sconosciuta agli studiosi europei che si recano a Gerusalemme per scopi scientifici, José parlò dell’unicità di molti dei manoscritti lì conservati. Nella biblioteca privata di Damasco del patriarca antiocheno Gregorio, Jousé venne a conoscenza di numerosi antichi documenti arabi che facevano parte della biblioteca personale del patriarca antiocheno Macario. I manoscritti che furono studiati dallo scienziato durante la sua missione scientifica e secondo le sue stesse parole, lo avevano fornito molto “[…] materiale particolarmente prezioso […] sulla storia del cristianesimo tra gli arabi della Palestina durante il primo periodo arabo (636 – 1096)”. Per quanto riguarda la storia del cristianesimo arabo in un periodo precedente, o più precisamente, prima dell’emergere dell’Islam, il materiale studiato, purtroppo, non ha fornito alcuna informazione su questo tema, perché I manoscritti più antichi risalgono solo al X secolo.
Durante il suo soggiorno in Oriente, Jousé si recò alle lezioni tenute dagli arabisti dell’Europa occidentale Lammens, Sheho e Rosenwald, e frequentò le lezioni presso l’Università musulmana di Al-Azhar. Riuscì anche a familiarizzare con l’organizzazione dell’attività missionaria europea e americana tra la popolazione araba, i cui dettagli Jousé avrebbe in seguito ripetutamente menzionato, come al Congresso Missionario di Kazan. È importante notare che a Gerusalemme, Jousé riuscì a incontrare e a parlare con il famoso arabista Ignatius Yulievich Krachkovsky (1883-1951), che a quel tempo si trovava in Oriente per motivi legati ai suoi interessi scientifici. Ritornato a Kazan il 29 novembre 1910, Jousé presentò una relazione sul suo recente viaggio a una riunione del Consiglio dell’Accademia teologica di Kazan. Il Consiglio prese in considerazione il rapporto di Jousé e lo pubblicò nelle appendici dei verbali delle riunioni del Consiglio dell’Accademia teologica di Kazan. Indubbiamente, quel viaggio in Oriente fu di grande importanza per lo scienziato. I materiali unici da lui raccolti gli permisero di ampliare la sua conoscenza della storia del cristianesimo mediorientale e di iniziare a lavorare a un’opera sulla storia del Patriarcato di Gerusalemme nel periodo 637-1099.
Durante il suo soggiorno in Palestina, José fu testimone del conflitto tra la popolazione araba ortodossa e la gerarchia ecclesiastica greca, che ha una lunga storia e culmina all’inizio del XX secolo. Ritornato a Kazan, Jousé pubblicò la sua opera successiva, “Dalla storia della Chiesa di Gerusalemme”, il cui scopo era quello di evidenziare le ragioni dell’inimicizia tra le parti sopra menzionate, a partire dal lontano passato. Le origini del conflitto, secondo l’autore, risiedono nella posizione diseguale degli abitanti originari della Palestina ortodossa rispetto ai greci in visita, da cui era composta esclusivamente l’intera gerarchia ecclesiastica. Pertanto, gli arabi non avevano la possibilità di diventare monaci, di raggiungere i livelli più alti della gerarchia ecclesiastica o di ricevere un’istruzione pari a quella dei greci. Gli arabi rivendicarono gli stessi diritti dei Greci, ma questi ultimi si opposero. All’inizio del XX secolo, Il conflitto raggiunse un livello di tensione senza precedenti: gli arabi chiusero le loro chiese e il patriarca Damiano, il quale prese la decisione di fare delle concessioni al popolo arabo, fu deposto dagli stessi greci. Essendo di origine araba, Jousé assunse una posizione filo-araba sulla questione delle relazioni greco-arabe e sottolineò che la parte russa si era espressa in difesa della popolazione araba già nel XIX secolo.
Il lavoro dell’erudito può essere suddiviso in due parti. Lo scopo del primo è quello di mostrare la storia della Chiesa di Gerusalemme e i rapporti tra arabi e greci dai primi secoli del cristianesimo fino al XX secolo. Basandosi su varie fonti, facendo riferimento alle opere di storici come Eusebio di Cesarea fino a N. F. Kaptereva, Jousé dimostra che prima del XVI secolo non vi fu alcuna influenza greca in Palestina. I siro-arabi vivevano in monasteri, gli arcivescovi arabi presero parte a tutti i Concili ecumenici a partire dal IV secolo e fino alla metà del IX secolo. Tutte le chiese ortodosse palestinesi erano composte da arabi ed erano governate da gerarchi arabi. La situazione cominciò a cambiare nel XVI secolo, quando i greci cominciarono a essere nominati patriarchi senza che il clero di Gerusalemme ne fosse a conoscenza. Tutta l’alta amministrazione ecclesiastica diventa greca. “I siro-arabi [...] fin dall’infanzia [...] vedono la gerarchia greca [...] come estranea”. Sulla base di dati storici, José volle dimostrare che i Greci non avevano alcun diritto a una posizione privilegiata nella regione. Nella seconda parte dell’opera, l’autore mette in luce l’incremento del conflitto nella Palestina moderna. Analizza anche le concessioni fatte da Costantinopoli a favore del popolo autoctono. Lo studioso concluse che queste concessioni erano insignificanti e sperò che “questo poco possa servire come un buon inizio per la riconciliazione tra le due parti in guerra e una garanzia sufficiente di pace a lungo termine per la Chiesa di Sion”.
Jousé non poteva certo prevedere che con l’arrivo di altri occidentali alla fine degli anni ’40, la situazione sarebbe diventata tragicamente negativa per la sua terra d’origine e per il suo popolo…
L’interesse di Jousé per il tema del cristianesimo in Medio Oriente può essere spiegato dalle origini dello studioso. L’arabo nato a Gerusalemme non era estraneo ai problemi che l’Oriente cristiano stava affrontando da tempo. Il problema della situazione dei cristiani nell’Impero Ottomano era acuto già ben prima del XX secolo. Rimase irrisolto anche durante la vita di Jousé. Sentendosi coinvolto in questa questione, non poteva ignorarla. Così, nel 1897, lo scienziato tenne una conferenza pubblica su “La situazione dei cristiani negli stati musulmani”. Fornendo esempi di azioni illegali delle autorità turche nei confronti dei cristiani, riferendosi ai fatti delle repressioni di massa contro i siro-arabi (1860), i bulgari (1876), gli armeni (1894), l’erudito cercò di trovare una risposta alla domanda su quale sia la ragione di questa situazione. Rifiutando la versione allora prevalente secondo cui la radice di questo stato di cose risiede nella politica deliberata delle potenze europee, che hanno messo i popoli che abitano la Turchia e i turchi gli uni contro gli altri per raggiungere uno stato anarchico nella situazione interna del loro nemico geopolitico, nonché altre spiegazioni, Jousé giunge alla seguente conclusione. Secondo lui, “il vero problema dei cristiani turchi risiede nella religione dei loro conquistatori”. L’Islam come religione militante che si è fusa con l’amministrazione statale del paese è “la fonte di tutti i guai”. Sebbene l’opera non sia esente da concetti missionari, è scientifica, per cui non si può sminuire il ruolo di Jousé come specialista nel campo dello studio dei problemi del cristianesimo mediorientale o come storico in generale.
Con il trascorrere la sua vita a Baku, Jousé protesse la sua vita e quella della sua famiglia dai tragici eventi che avevano colpito molti degli scienziati di Kazan che conosceva personalmente. Dopo aver lasciato Kazan, Zhuze evitò gli arresti degli anni Venti, che colpirono una ventina di insegnanti dell’Accademia teologica di Kazan. Visse a Baku per più di 20 anni.
L’area degli interessi scientifici di Zhuze durante il suo periodo di vita a Baku fu principalmente la storia dell’Azerbaigian e della Transcaucasia nel Medioevo. Jousé non tornò mai più allo studio del Cristianesimo e dell’Islam. Indubbiamente, questo cambiamento di interessi è stato causato in misura maggiore da cambiamenti nel paese e nell’ideologia che nella visione del mondo dello storico.
Gli ultimi anni dell’erudito, furono tremendi. Infatti la moglie Lyudmila Lavrentyeevna, una donna meravigliosa proveniente da una famiglia di mercanti, alla fine degli anni ’20 contrasse la tubercolosi ossea! Trascorse molti mesi in sanatori e ospedali e scomparve nel 1931.
Così per tirar su i figli più piccoli ricadde sulla figliola maggiore Anastasia, nata nel 1905 dopo due fratelli, che in famiglia era chiamata Nusya; Anastasia divenne poi dottoressa in scienze geografiche, idrobiologa e fu una delle fondatrici della scuola sovietica di micropaleontogia marina e chiuse definitivamente gli occhi nel 1981.
Negli ultimi anni della sua vita, Jousé, in qualità di ricercatore presso l’Istituto di Storia della filiale azerbaigiana dell’Accademia delle Scienze dell’URSS, soffrì gravemente di malattie cardiache.
Dopo lo scoppio della Grande Guerra Patriottica [la seconda guerra mondiale], l’anziano e malato erudito sospettato di spionaggio, venne arrestato. Jousé, che aveva bisogno di cure, trascorse gli ultimi giorni in una cella e sotto interrogatorio da parte degli ufficiali dell’NKVD (in pratica il KGB), e sua figlia Tamara Panteleimonovna cercò invano di avere notizie, di mettersi in contatto con il padre malato.
La sua colpevolezza non fu comunque provata e Jousé fu rilasciato.
Ma, la sua salute peggiorò definitvamente e morì il 19 gennaio 1942.
ωωω
La ricerca della bibliografia di Jousé Ponteleimon Krestovitich non viene solo dalla viki russa, ma soprattutto dal sito della Società Imperiale Ortodossa della Palestina.
Con questa ricerca sulla vita dell’erudita palestinese ho voluto provare che, se non ho avuto “la prova del nove” per la certezza che il giovane studioso (anche lui) Gerberto era stato a Fez, così come l’altro grande studioso Al-Idrisi.
Ritengo però di aver ottenuto “la prova del’otto”!
Se un grande studioso trovò la notizia che il futuro papocchio dell’anno mille frequentò la più antica università del mondo, non si può considerarla come un suo errore di gioventù.
Fonti:
(spero funzionano)
https://es.teknopedia.teknokrat.ac.id/wiki/Qarawiyyin
https://es.teknopedia.teknokrat.ac.id/wiki/Madrasa
https://www.ippo.ru/historyippo/article/panteleymon-krestovich-zhuze--istorik-hristianskog-200385
https://ros-vos.net/history/school/int/P-Juze/3/
Marco Pugacioff
[Disegnatore di fumetti dilettante
e Ricercatore storico dilettante,
Macerata Granne
(da Apollo Granno)
S.P.Q.M.
(Sempre Preti Qua Magneranno)
20/03/’25
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