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venerdì 29 novembre 2024

La trilogia di Franco Oneta di Tiramolla completa

  La trilogia di Franco Oneta di Tiramolla completa

   Prima di iniziare, vorrei fare un piccolo appello: negli anni ’70 (Leo dicet… mi pare si scriva così) vi era un libro intitolato “tutto quello che i nostri nemici sanno di noi e noi non possiamo sapere”, traduzione di un testo russo che parlava delle “nostre” difese e di cui noi non sapevamo niente. Simpatico e inquietante come il monte Conero, tutto scavato per farci stare dentro un po’ de missili, in stile “I cannoni di Navarone”. Così si poteva vedere un Gregorio Peko, un Antonio Quin russoski in giro per le Marche…

Nessuno ha mai visto questo libro? Giusto per sapere… Ah! Con questa domanda, che forse faccio opera de spionaggio?

Bà, vedremo; basta che non fanno del male alla mia bambina Luna che mi dorme sulle ginocchia… Non si sa mai…

 

    Tooorniamo a noi! Alberto mi ha scritto il 7 novembre:

«Sì, ho apprezzato molto la scheda su Oneta. A proposito, ha disegnato altre due storie di Tiramolla:

- Avventura in Scozia (n. 14 del 19/07/1970)

e
- Fantasmi! (n. 15 del 02/08/1970)

Magari li trovi, come ho fatto io a suo tempo.»

 


Copertine trovate sulla baia

    Con la mia collezione derca, incompleta e fatta di fumetti ridotti a cenere e panni sporchi, ci sono tante raccolte Cucciolo e Gran Tiramolla, che poi venivano ricopertinate e riproposte in edicola.

    Tra queste, ho avuto per le mani, grazie a un amico della città dove era nato Federico II di Svevia (morto poi in Puglia), un bel po’ di albi a fumetti (erano i primi anni ’90, forse ’93 o ‘94) e una conteneva proprio queste avventure.

    Le offro a tutti voi, e ci rivedremo con una storia di Mandrake

    Buona lettura

 


















 

 
 

Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante,

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

29/11/’24

 articoli

 Fumetti

 

domenica 10 novembre 2024

Cronaca dell’insolito 20 - la Gioconda madrilena e La terza Roma: Mosca

 

Cronaca dell’insolito 20

 

 

  La Storia è sempre manipolata e se non me accorgo personalmente nella piccolissima cittadina dove cerco di sopravvivere… Comunque, pochi giorni fa, attraverso il famigerato facebukolo ho scovato una notizia su una copia della Gioconda custodita in Spagna e… Meraviglia! La signora Gioconda è divenuta così carnalmente attraente che al confronto l’originale del Louvre, sembra il ritratto di un… bà, diciamo solo che in molti ci hanno voluto vedere un autoritratto del celebre artista al femminile. Cosa è scritto in sintesi su quel dipinto…

    «Il quadro più famoso del mondo è la Gioconda [figura più sotto], eppure […] per come è sotto lo spessissimo strato di sporco e vernici ossidate che lo ricopre. Ora come ora la pelle della donna ha una coloritura ambrata, come se fosse stata integralmente truccata con un pesante fondotinta; il cielo è verde, al pari dei monti in lontananza; tutto è cristallizzato in un bozzolo cromatico che non corrisponde all’impostazione originale.


Da qualche anno, infatti, nei depositi del Prado a Madrid è riemersa una copia realizzata all’interno della bottega di Leonardo che mostra la Gioconda con colori diversissimi: la carnagione è chiara, il cielo azzurro, le maniche rosse e non marroni… (la figura in alto, sotto il titolo).»

   Ebbene? Fate un restauro all’originale, no? Ma purtroppo «[…] i vari direttori del Louvre fino ad ora succedutisi non hanno ritenuto di distruggere l’“icona” e di esporsi a polemiche che nel caso della “Gioconda” sarebbero ancor più furiose.»

Il testo ripreso è di Enrico Maria Dal Pozzolo… Alla fin fine se i comandanti del museo parigino vogliono così, cav… loro.

 

ωωω

    In più il 7 novembre del ‘24, il mio amico Leo, ha partecipato a una nota trasmissione in rete, sul tubo, chiamata Base Terra.

https://www.youtube.com/watch?v=XRLvsFAIlHM&t=1102s

 


   La trasmissione non sarebbe malvagia, se non fossero usati tanti americanismi da darmi il vomito… De toute façon (come dice Blek Le Roc), il ragazzo che la conduce Lamberti [non Lamberto, il piccolo imperatore ammazzato nel 898 a Spilamberto] ha avuto per ospiti oltre a Leo, anche Tom (e Jerry, dové?) Bosco, Nicola Brizzi (questo autore ha detto che deve far uscire un suo testo sul grande Giuliano morto ammazzato da un suo soldato durante la sua gloriosa campagna contro i Parti; i soldi son pochi, ma mi sa che bisognerà aquistarlo) e Marco Enrico De Graya, che se ne uscito con una storia che mi ha fatto volare con la fantasia.

   La storia non coinvolge ovviamente l’assurda “nuova Roma ad Aquisgrana” ovviamente picena, che Carlo Magno fece sorgere su suolo italico e concepita da quel pazzo del professor Carnevale [Ma quando chiude l’università… vabbé, vabbé, mai]. Ma ci si avvicina molto, ed ecco in sintesi la sua narrazione.

il centurione Baculo, il vergaro, eroe di Aduatucam!

L’Antica Roma è la terza Roma 



Le seguenti mmagini sono riprese da https://dzen.ru/a/ZCpvgsC0cFFufQpK

Qui vi è scritto «Nell’VIII secolo, un nuovo pericolo colpì l’Europa, gli scandinavi (le sette norrene, dati, soda) sotto il nome collettivo dei “Normanni” o “Vichinghi” iniziarono campagne di scorrerie e di conquista sulle terre costiere dall’Inghilterra alla Sicilia. I Normanni conquistarono parte dell'Inghilterra (Danlo), della Francia (Normandia) e dell’Italia (Sicilia). Nell’Europa orientale, i Normanni e i loro imitatori baltici sono conosciuti come i Variaghi.»


«Roma fu la città noi che conosciamo tutti che creò l’impero, eccetera, eccetera.

Aveva questo esercito che ha portato avanti e indietro per tutta l’Europa […]; quando l’impero incominciò a essere grande e molto popoloso e quindi difficile da governare venne deciso – questo lo sappiamo tutti – di dividerlo in due zone di influenza, cioè Roma per l’occidente e un’altra parte doveva essere l’oriente e Costantino andò a prendere quel piccolo villaggio di pescatori che si chiamava Bisanzio e lì vi costruì una nuova città e la chiamò Nova Roma ricostruendola secondo i principi della Roma repubblicana primordiale, eccetera… costruendovi anche questa specie di tempietto dove sotto venne sotterrata la statua in legno della dea fondatrice, la dea che avrebbe dato il via alla fortuna di Roma: la Dea Bellona versione Romana di Atena e da lì dovevano partire tutte le strade quindi ci sarebbero stati due centri due centri uguali Roma e Nuova Roma.

[…] La città che era poi stata rinominata Nuova Roma era stata rinominata in

Costantinopoli proprio in onore di Costantino, e qui Vi fu come i Grandi movimenti di popoli che vi erano, nel Basso Medioevo vi arrivarono anche i Variaghi.

I variaghi sarebbero i vichinghi svedesi, perché i vichinghi sarebbero Danesi norvegesi; i variaghi invece sono però quelli della parte svedese che attraverso la Russia scesero lungo i fiumi e fondarono novgorod fondarono Mosca fondarono Kiev, eccetera, eccetera.

 


Tutte città fondate dai vichinghi che arrivarono a Costantinopoli e qui un gruppo di loro iniziarono a commerciare e poi divennero le guardie imperiali proprio preposte alla difesa del Basileus cioè dell’imperatore.»


A questo punto «Arrivarono i turchi che assediarono Costantinopoli. Non era la prima volta ma quella volta invece si trovarono veramente in difficoltà e quindi con un’azione coraggiosa e e anche fortunata un questo un gruppo di questi di questi variaghi si calò dalle mura portando con loro tutte le insegne delle Legioni Romane le perché le insegne di tutte le Legioni Romane erano state portate tutte a Costantinopoli.

 

La legione in azione. Sul davanti un vessilifero, il portatore dell’insegna.

Dalla wiki russa

 

Queste  vennero portate tutte in salvo su un’imbarcazione; questi grandi navigatori vichinghi attraversarono il mar Nero sbarcarono ad Odessa. Da Odessa, con un viaggio fortunoso, riuscirono a arrivare dai loro compatrioti – chiamiamoli così – a Kiev da qui proseguirono sempre portando le insegne di Roma le portarono, non a Novgorod, ma le portarono a Mosca dove risulta che le lasciarono, le consegnarono a un monastero.

   Quindi le insegne delle Legioni Romane sarebbero ancora oggi custodite in un monastero a Mosca; quale? San Basilio? Non lo sappiamo. Sono in qualche cripta.»

Dal libro di Leo

   Devo dire che dei Vairaghi a Bisanzio lo sapevo già. Me ne aveva parlato a voce lo stesso Leo e ne aveva messo un capitolo sul suo libro sulle navigazionimedioevali dove come disse in trasmissione nel libro «C’è un capitolo c'è un capitolo intero sulle navigazione dei vichinghi. Su come sono scesi per i fiumi addirittura questi riuscivano a portare le navi in terra e andarono all’attacco di Costantinopoli mettendo le ruote sotto le navi».

E De Graya completa quindi con...  «i Variaghi scendendo dei fiumi del nord la Neva che si buttava nel Baltico nel Mare del Nord, a un certo momento c'è lo spartiacque. E quindi c’è un punto che i fiumi non si perché da una parte vanno al Mar Nero dall’altra vanno nel Baltico e quindi attraversarono proprio con quel sistema lì; mettendo i tronchi sotto mettendo il drac che avevano la fortuna che erano navi piatte proprio per poter andare nei fiumi, e quindi spingendo poi le navi da una parte e poi trattenendo in discesa dall’altra potevano andare nel Volga, nel Don e scendendo fino al Mar Nero.

    Sembra che De Graya debba scrivere qualcosa come 4 o 5 libri, ma ha troppo da fare, perciò credo che la fonte di questa storia – per ora – non la sapremo.

Un’imbarcazione vikinga dal fumetto di Olac n. 86, inedito in Italia.

  Un ultimo appunto. Gli avi di quei coraggiosi vichinghi avevano all’inizio una terra concessa loro da Carlo III il Grosso, la Normandia. Da lì facevano scorrerie un po’ in giro per i mari e depredarono anche la città di Nantes, in Bretagna, feudo del ramo bretone dei Vidoni, signori di Spoleto e Camerino.

Nel libro La chronique de Nantes (570 environ—1049) di René Merlet, Parigi 1896 si legge al cap. VII a pag. 20 è scritto «Captivos vero qui inde fagerant, Dei virtute e timore Lamberti, minime ausi fuerunt persequi per grazia di Dio e per timore di Lambert (i vichinghi) non provarono nemmeno ad inseguire i prigionieri fuggiti da lì» [ringraziò il professor Enzo Mancini per l’esatta traduzione]; avevavo timore di un Vidone bretone...

Lambert II di Nantes († 852) era lo zio dell’Imperatore Guido (891-894)

 

   Insomma, siamo sempre lì: grandi condottieri come Giulio Cesare (che non fu imperatore, ma creò di fatto l’impero de Roma), Giuliano detto l’apostata (sopravissuto al massacro della sua famiglia voluto dal figlio di Costantino), il marchese camerte e infine imperatore Guido del Piceno, fino ad arrivare a quel stalliere e figlio di bottegaio, che fu re Gioacchino Murat, ovvio, non imperatore (semmai cognato delle stesso), ma che da Re italico penetrò per primo (un giorno prima dello stesso Napoleone) a Mosca e al Cremlino, sede della nuova Roma… e scusate se è poco.

 

E per ultimo Forza Roma! 

 

 Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante,

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

10/11/’24

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venerdì 1 novembre 2024

Franco Oneta - Tiramolla e lo zio di Saetta

 

Franco Oneta

Tiramolla e lo zio di Saetta


   Pochi giorni fa, nell’aiutare l’amico Luca, nella sua ricerca di nuovi volumi per la sua professione di rivendita di libri, ho avuto la rara gioia di trovare un po’ di Cucciolo, Tiramolla, Bongo, Felix e perfino Ronny Balboa illustrato dal granitico studio Giolitti.

Ho avuto il raro piacere di leggere la probabile prima storia dell’arrivo dello zio di Saetta, Mac Cricket, dalla Scozia, in itaGlia (contrabbandata come amerika).

   L’autore è Franco Onesta, e ho ripreso lo scritto in https://www.lfb.it/fff/fumetto/aut/o/oneta_franco.htm sulla sua vita ed inserendoci qualcosina dello scritto di Luigi Marcianò, dal libro sul favoloso Galaor di Gianluigi Bonelli dell’anaf del 2001.

 

ωωω

 

   Nasce a Casalbuttano (Cremona, Italia) il 23 novembre 1934. Di famiglia modesta; Luigi Marcianò scrive «da famiglia povera, come lui stesso ama sottolineare. Il padre è barbiere, ma si arrangia a fare il falegname;  è un appassionato di musica e suona il violino e il mandolino. La madre lavora in filanda.» A 11 anni scopre l’attitudine al disegno grazie a un concorso bandito subito dopo la guerra da Il Vittorioso. Mentre frequenta l’avviamento professionale crea le prime storie e viene incoraggiato ad approfondire gli studi artistici; si inserisce così nello studio del pittore Enrico Felisari, a Castelleone, e inizia a spedire disegni agli editori. Viene così a contatto con l’editore Pasquale Giurleo di Milano, per cui realizza, a soli 15 anni, fumetti e testi del personaggio Trottolo.

Scrive ancora Marcianò «accetta di lavorare a casa (senza trasferisci a Milano) su un personaggio Trottolo, creato per l’occasione su propri testi. Giurleo, non avendo figli, lo segue affettuosamente, ma l’anno dopo (nel frattempo era stata pubblicata una prima storia di Trottolo, personaggio che sarà ripreso più tardi dall’editore Bianconi col nome di Trottolino) gli sospende il lavoro, quando aveva già realizzato ben 9 storie.»

Sarebbe stao bello che Oneta avesse ancora queste storie, ma non credo proprio che gli originali esistano più.

   Da sottolineare che Trottolino sarà disegnato da Giorgio Rebuffi prima di finire nelle mani dello studio Del Principe.

 


Dopo la morte di Giurleo, completa la sua formazione con corsi serali di disegno, fino al servizio militare (a Roma e a Bolzano).
Collabora fino a metà degli anni Sessanta con il periodico per ragazzi S.Antonio e i fanciulli (poi Messaggero dei ragazzi) creando nuove serie di personaggi umoristici (Anacleto, Pallino, Giuggiola e Lenticchia, Spiritello e Robin Poot) e cimentandosi nella versione a fumetti de "L’eroe di Roncisvalle" (su testi di Fracasso).

Per il fumetto avventuroso collabora con gli editori Casarotti (Billy Rock) affiancando Pietro Gamba in Kinowa.

 


Per la AVE realizza diverse storie del settimanale Jolly e per il periodico Esploriamo dell’Editrice la Scuola riduce i classici "Capitani Coraggiosi" e "I Ragazzi della via Paal" oltre alle storie umoristiche di "Gendarme 00".
Dopo il matrimonio si trasferisce a Como e inizia un lungo rapporto con la casa editrice LUG di Lione, concentrandosi dal 1963 sulle storie di Zembla, eroe della giungla, una saga tra avventura e umorismo che diventa popolarissima in Francia e nei paesi francofoni. Un lavoro di ingenti proporzioni che durerà fino al 1980, a cui collaborerà anche il fratello Fausto, a sua volta disegnatore.

 




Contemporaneamente, la produzione per le testate LUG si diversifica in altre serie: Bozart, Frank Universal, Wingo Scout, Rataplan, Il Piccolo Scout, Il Capitano Nero, Motoman, Fargo Jim, Galaor (con testi di G. Luigi Bonelli), "I leoni delle Termopili" e "La stella a 5 punte".

Realizza anche la versione a fumetti del disegno animato "Oum le Dauphin Blanc" (edita in Italia da Edigamma con il titolo "Zum il delfino bianco"), riprendendo con passione il disegno umoristico. Darà vita così ai personaggi Lilla, Leti e Mac Mac, Don Sempronio (pubblicati in strisce sulla rivista femminile cattolica Madre), Olivo lo sportivo (sul mensile Piemme - Piccolo Missionario).
Nel frattempo, iniziano le affermazioni in numerose rassegne nazionali e internazionali dedicate al disegno umoristico, alla caricatura e alla satira, come il Salone dell'umorismo di Bordighera, dove ottiene prestigiosi riconoscimenti.
Nell’ambito dell’editoria italiana prosegue per molti anni la collaborazione con testate come La settimana enigmistica (su cui pubblica circa 10.000 vignette), Il Giornalino, Gbaby, Famiglia TV. Sui periodici S. Paolo la sua creatività si esercita su tutti i fronti: biografie per "I grandi del calcio", storie avventurose come la serie "Ciass Airport", illustrazioni, tavole didattiche, copertine, Diario G, fumetti pubblicitari come "Poochie e Robotix" e moltissimi disegni umoristici.

 

 
Copertine di Franco Oneta

  
   In concomitanza con la presenza televisiva di serie popolari come "Sherlock Holmes" (dei fratelli Pagot), "Foofur", "Snorky" e soprattutto i personaggi di Hanna e Barbera ("I Pronipoti", "Gli Antenati", "Yoghi" e "Scooby Doo") disegna versioni illustrate e a fumetti. Si sviluppano così anche altre incursioni nel mondo dei media: una trentina di disegni per il programma RAI sull'ecologia "Natura con rabbia e con amore", la riduzione a fumetti del film animato "The Pagemaster" (Oscar per gli effetti speciali), un CD-ROM sul catechismo per bambini della S. Paolo Audiovisivi.

 


All’inizio del 2012 la Città di Desenzano del Garda, dove l’autore risiede e lavora da tempo, gli dedica la mostra "Franco Oneta: Viaggio nel mondo dei fumetti e dell'illustrazione tra fantasia e spiritualità" con l’esposizione di opere edite e inedite.

 

Dopo alcuni mesi di malattia, muore a Castiglione delle Stiviere (Mantova) l'11 gennaio 2016.

 

Ed ora ecco il suo Tiramolla

 



Copertina di Franco Aloisi con il suo Camillo il contestatario

 

 



 













 



Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante,

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