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venerdì 17 giugno 2022

Cucciolo: Mannaggia il diavolo !

Cucciolo: 

Mannaggia il diavolo !

 

   Un mesetto fa – più o meno, non so bene – ebbi tra le mani un albo di Felix; è Super Felix n. 8 del settembre 1973. All’interno era ristampata una storia disegnata sicuramente dal notevole Pierluigi Sangalli, con degli aiuti. Infatti il personaggio destinato all’Inferno, un certo mister Pesetas, aveva il tipico culo grosso e i piedi piccoli che disegnava Del Principe.

   Non so perché, ma a volte le cose si allacciano. Ero venuto a sapere (col cavolo che a scuola me lo avevano fatto studiare) che un poeta dell’antica Roma, Tiberius Catius Asconius Silius Italicus (n. 25 d. C. - m. 101 d. C.) più conosciuto come Silio Italico, aveva scritto il poema epico Punica, in 17 libri, che egli compose dopo il ritiro dalla vita pubblica.

Qui Scipione l’Africano (me lo immagino – è inevitabile – come Marcello Mastroianni) incavolato e disperato per le sorti dell’invasione di Annibale vuole andare agli Inferi.

     Ho scovato il testo in rete, in una traduzione francese dell’800 e lo adattato alla meno peggio, maccheronicamente, e ve ne faccio leggere parte del testo subito qui sotto… perché subito dopo al di sotto, ho voluto rifare la storia di Felix per il mio Cucciolo (o Pipo, in Francia) con inserimento dei personaggi del buon Geppo. 

Ed è con l’aiuto di Silio Italico e della Dea Diana, che Cucciolo torna a casa, dalla sua gattina Luna e dal cugino Beppe.

 

Silio Italico

Spezzoni dal Libro XIII delle Puniche

 

Giove (Turi Ferro) e Scipione (Mastroianni) mentre se arrabbia con la Lupa Capitolina

 

   La sua tenerezza filiale infuria contro gli dei crudeli e il suo dolore rifiuta ogni consolazione. Aveva già passato diversi giorni a gemere quando, all’improvviso, gli apparvero le ombre di suo padre e di suo zio. Quindi decide di evocare i loro fantasmi e di cercare una consolazione per il suo dolore nel commercio di questi due grandi uomini. La vicina palude sembra invitarlo e le acque stagnanti dell'Acheronte segnano l'orribile ingresso negli inferi. Inoltre, vuole sapere cosa ha in serbo per lui il destino.

[…]

ecco la sacerdotessa, oracolo della verità; la sua scienza si ferma solo ai limiti di quella degli dei.

[…]

«Ma, o illustre vergine, siccome hai vissuto solo per essere favorevole alle imprese umane, ti prego, ferma un momento i tuoi passi, degnati di nominarmi questi fantasmi silenziosi, e aprimi il Palazzo del terribile padrone di questi luoghi. »

Ella acconsentì: «Mi chiedi, disse, di mostrarti un regno che nessuno dovrebbe desiderare di conoscere. Là, in seno alle tenebre e tra le ombre, vivono in fuga innumerevoli popoli. Hanno tutti la stessa casa: un immenso vuoto si estende nel mezzo di questo vasto impero. Tutto ciò che ha avuto vita sulla terra, nei mari e nell’aria, dimora di fuoco, dal primo momento in cui la natura ha esercitato la sua feconda virtù, tutto infine, portato via da una comune morte, è sceso in questa dimora, questo campo silenzioso può contenere tutti gli esseri che sono morti e tutti coloro che nasceranno per morire.

    Dieci porte chiudono i viali di questo regno.

 - La prima si apre ai guerrieri che hanno sopportato le fatiche di Marte durante la loro vita.

 - Dalla seconda sono introdotti coloro che fondarono le prime città, diedero leggi ai loro abitanti, un governo memorabile alle nazioni.

 - Attraverso la terza entrano gli aratori, folla cara a Cerere, che arriva piena di innocenza tra i mani, e la cui frode non ha mai avvelenato i loro cuori.

  - Quella che segue è per coloro che hanno creato belle arti, e che riversarono nella vita dolci abbandoni, e scrissero versi degni del suffragio delle Muse.

  - La porta accanto è quella dei naufraghi: da questa entrano solo coloro che sono stati oggetto della furia dei venti, o che le tempeste hanno travolto.

  - Di seguito viene la vasta porta che accoglie la moltitudine dei colpevoli; i quali confessano i loro delitti all'ingresso, e, sulla soglia stessa, Radamante pronuncia i suoi decreti, e infligge il supplizio a queste vane ombre.

   - La settima porta si apre alla folla delle donne, ed è lì che Proserpina vive in mezzo ai pallidi boschetti.

   - Quella che segue dà il passo agli innumerevoli figli, alle vergini la cui fiaccola nuziale è cambiata in fiaccola funebre, e a coloro che morirono all’ingresso della vita: riconosciamo questa porta dal ruggito che vi fa udire.

   - Da un altro lato, brilla distante e lontano dalle tenebre una porta splendente. È quella che conduce ai Campi Elisei per un sentiero segreto coperto da fresche ombre. I Mani irreprensibili abitano questo soggiorno, che si estende tra il regno dello Stige e le dimore celesti. Al di là dell’Oceano, presso la sorgente sacra del Lete, coloro che hanno superato questa soglia bevono a lunghi sorsi per avere l’oblio della loro vita mortale.

   - L’oro che diffonde il suo splendore l’ultima porta, annuncia che essa tocca la sorgente stessa della luce. Sembra che la Luna, che le è vicina, riversa in essa tutta la sua chiarezza. È attraverso questa porta che le anime tornano in cielo, per tornare, dopo mille secoli, a ravvivare i loro corpi, quando hanno dimenticato il regno di Plutone.

   Tali sono le vie e le porte visitate dall’orrenda morte, che tiene aperta la sua bocca orribile e va dall’una all’altra incessantemente.

   Nell’intervallo si apre un immenso abisso, interamente vuoto e disabitato, al quale le paludi fangose ​​fanno da limite.»

[…]

 Felix fa il diavolo...

 

 Ecco a voi Cucciolo





 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante, ma non blogger

(Questo è un sito!)]

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27/05/'22

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