DEKANAHOUIDEH (o
DEKANAHWIDEH)
Messaggero celeste del popolo rosso
Immagine tratta da: http://ontario400.ca/400jours/dekanawida-massager-celeste/
Un
giorno di molti secoli fa – qualcuno sostiene nel 16° secolo, secondo altri nel
12° o 13° secolo – una ragazza del popolo degli Uroni [gli Hurons]
ancora vergine
(ma guarda un po’) fu avvertita in un sogno da un messaggero del Creatore che
avrebbe avuto un figlio destinato a far cessare le lotte tra le varie
popolazioni pellerossa del nord americano.
Una
volta nato, il piccolo ebbe il nome di Dekanahouideh e il cui significato
dovrebbe essere «due fiumi che si uniscono».
Quando raggiunse l'età adulta, Dekanahouideh
spiegò a sua madre la missione che il Grande Spirito lo aveva mandato a
compiere; egli doveva portare agli uomini «la buona notizia di pace e potere» e ancora come avrebbero poto realizzare il loro desiderio di
pace e giustizia attraverso una unione e sotto l'autorità civile sorretta dalla
potenza militare.
Dekanahouideh
ormai uomo, condusse sua madre verso una
collina che sorgeva presso l’acqua e dove era un albero. Gli raccomandò di tornarci una volta all’anno
ad ogni anniversario di quel giorno, per dare un colpo di scure alla creatura
vegetale; questo per fargli sapere che, se dal taglio fosse uscito del sangue
lei avrebbe saputo che aveva fallito, se invece fosse uscita linfa che era vivo
e che avrebbe avuto successo. Infatti era venuto il tempo di dire addio a sua
madre.
Ancor oggi gli Irochesi continuano a
venerare questa collina. I capi della Riserva delle Sei
Nazioni, situata vicino a Brantford, nell'Ontario, ogni anno vi fanno
pellegrinaggio per bruciare del tabacco
sacro e offrire preghiere al Grande Spirito.
Cartolina
del 1910 da : https://www.torontopubliclibrary.ca/detail.jsp?Entt=RDMDC-PCR-212&R=DC-PCR-212&searchPageType=vrl
Dekanahouideh trasformò
una pietra bianca in una canoa e con essa attraversò il lago Ontario, fino a
raggiungere il paese degli Onontagués, o
Onondaga. Era alla ricerca di noto assassino e cannibale per convertirlo e dar
così prova della sua potenza. Trovò la casa di quest’uomo, ma essendo vuota si
arrampicò sul tetto coperto di corteccia e si sporse dal buco da cui usciva il
fumo. Al di sotto vi era un pentolone pieno d’acqua, vicino al fuoco e si mise
ad aspettare. Il feroce guerriero non ci
mise molto a tornare nella sua capanna e dopo essere entrato buttò un’occhiata
al pentolone e con suo immenso stupore vide il viso di Dekanahouideh riflesso
sull’acqua. Sapendo di esser solo nella sua casa credete che vi fosse riflesso
il suo stesso viso e rimase a fissarlo; dentro di sé fu colpito dalla nobiltà
di quel volto e rifletté sulla vita spietata che conduceva. Con ira buttò via
l’enorme pentola piena d’acqua e si accasciò accanto al fuoco, maledicendosi di
non avere quell’anima nobile che quel viso gli aveva mostrato. In quel momento Dekanahouideh
entrò dalla porta e gli parlò della sua missione di pace (ma anche di potere) e
il feroce guerriero ormai trasformato si offrì di diventare suo discepolo.
Insieme, i due concepirono un piano di una campagna destinata ad avvinare tra
loro le varie nazioni indiane del
territorio e formare una confederazione pacifica, cosicché – come ebbe a dire
un Irochese del diciassettesimo
secolo – «la terra sia bella, che il fiume non abbia più delle onde perché
chiunque possa andare ovunque senza timore».
Ma avevano un grande ostacolo davanti,
rappresentato da Atotarho, il gran capo degli Onontagués, il cui corpo era
ornato da ben sette ganci o uncini e i suoi capelli erano pieni di serpenti
vivi. Allora Dekanahouideh disse al suo discepolo «tu d’ora in poi porterai il
nome di Hiaouatha (Hiawatha, in gergo inglese) cioè Colui che pettina, perché pettinerai i capelli di Atotarho per
sbarazzarlo dei serpenti».
Hiaouatha fece dapprima da portavoce a Dekanahouideh [secondo
l’interpretazione di William Dewaserage Loft d’Ohsweken] il nome significa
«Doppia fila di denti» e questo spiegherebbe perché il maestro e l’allievo si
separarono.
Anche nel meraviglioso mondo dei
fumetti avvengono dei miracoli. Lo sceneggiatore Marcell Navarro forse proprio
suggestionato dalla leggenda di Dekanahouideh,
fa compiere un volo prodigioso al Grande Blek sulle tuonanti acque delle
cascate Niagara con la complicità del disegnatore Jean-Yves Mitton.
Poi
Dekanahouideh si recò presso la nazione dei Caniengas o dei Silex, parola che
indica la selce (gli Agniers o Mohawk). Il suo
messaggio di pace e di potere attirò molti aderenti, ma gli scettici pretesero
un segno. Per soddisfarli, Dekanahouideh scalò un
alto albero sul bordo di una scogliera che domina il fiume detto
la rivière des Hollandais.
Disse loro di abbattere l'albero in modo che potesse trascinarlo nelle rapide. Se fosse sopravvissuto, avrebbero saputo che stava dicendo la
verità; gli Agniers o Mohawk allora abbatterono l’alto fusto che piombò nel
fiume e scomparve fra le rapide. Ma più il tempo passava e più il messaggero
del Grande Spirito non si faceva vedere… Afflitti gli Agniers tornarono al loro
villaggio. Eppure il mattino seguente fu
visto un filo di fumo sulla riva vicino al punto dove Dekanahouideh era
affogato. E il Messaggero Celeste fu
visto seduto tranquillamente accanto al suo fuoco mentre pranzava. Gli Agniers
o
Mohawk, dopo questo prodigio si riunirono
tra loro e accentarono il suo messaggio e da quei giorni furono
annoverati tra i fondatori della confederazione irochese.
Arrivato Hiaouatha, gli Agniers adottarono i
due uomini. Cantando un inno di pace «Alla grande pace portiamo i nostri omaggi
[…]» maestro e allievo con altri discepoli si diressero a ovest, nel paese degli
Onneiouts, buoni amici degli Agniers. Questi non solo accettarono il nuovo
messaggio, ma partirono al loro fianco. Nel loro cammino evitarono gli Onontagués, tenuti
sotto lo spietato dominio di Atotarho, e si recarono dagli Goyogouins, che si unirono
a loro e tutti insieme entrarono nella terra dei Tsonnontouans
o Seneca.
Qui
trovarono un primo dissenso da parte di un gruppo di Tsonnontouans che non
volevano accettare la « Buona novella», e Dekanahouideh
si vide forzato a compiere un altro miracolo dopo quello della canoa di pietra.
Narra la leggenda che al suo comando «il
sole scomparve e regnò l'oscurità completa».
A questo
prodigio tutti gli Tsonnontouans
chinarono il capo e divennero suoi discepoli.
Colombo e l'eclissi di luna
Questo miracolo aiuterebbe a inquadrare gli
anni in cui si svolsero i fatti. Secondo
i calcoli astronomici di un certo Theodor von Oppolzer, ed esposti nel suo
libro Canon
der Finsternisse stampato a Vienna nel 1887, fu
visibile un'eclissi totale di sole nella terra degli Tsonnontouans, nel 1451.
Una data particolare, situata molto vicino a quella in cui Colombo, nel corso
del suo viaggio del 1504 sfruttò anch’egli – senza essere un messia – un’eclissi
per spaventare gli indigeni e ottenere da loro oro e obbedienza.
Oramai risoluti e galvanizzati, i guerrieri delle
quattro nazioni [Quatre-Nations] marciarono compatti contro Atotarho che viveva nell’«antro
dei giunchi» nei pressi del lago Onondaga e che i
discendenti delle popolazioni locali situano sull'attuale terreno
dell'Università di Syracuse.
Data la minaccia che Atotarho aveva
davanti, accettò l’offerta di pace e si unì alla nuova alleanza e Hiaouatha,
servendosi di un pettine, riordinò tutti i suoi capelli, sbarazzandoli così dei
numerosi serpenti che vi alloggiavano.
Dopo di questa vittoria, Dekanahouideh «piantò
l'Albero della Pace», un grande pino
bianco con radici anch’esse bianche e «sane»,
le quali si estendevano ai quattro angoli della terra per guidare gli uomini
che, in qualunque luogo fossero, desideravano tornare indietro alla fonte della
pace. E sopra l'albero vi fece stazionare «l'aquila che vede
lontano»,
un simbolo di preparazione militare, per avvisare il suo popolo di un pericolo
imminente. Al di sotto dell'albero, aprì una grotta in
cui vi gettò le armi da guerra. Infine posò delle
corna sulle teste dei 50 capi che rappresentavano le Cinque Nazioni (i cui nomi
dovevano diventare i nomi dei capi che a loro avrebbero seguito) e consegnò
loro il testo della «grande
legge», vale a dire la
costituzione delle cinque nazioni.
Per
ultima cosa invitò altre nazioni a sedersi con lui sotto l'Albero della Pace.
Raccomandò
ai capi di far prova di pazienza: «Dovete avere una pelle
di sette pollici di spessore al fine di sopportare le punture dei vostri nemici». Li
supplicò di rimanere saldi se fossero venuti i giorni infausti. Se
un forte vento (la guerra) avesse sradicato l'Albero della Pace, avrebbero
dovuto cercare un grande olmo di palude per ricostruire la confederazione sotto
la sua ombra. Se mai avessero giudicato che la lega fosse in pericolo estremo,
essi avrebbero dovuto come disse loro «gridare
il mio nome nella boscaglia
e tornerò».
Una
volta compiuta la sua opera o forse dovremo dire missione, Dekanahouideh si separò dalla sua gente.
Immagine tratta da : https://www.thecut.com/2013/12/how-to-have-sex-in-communal-living-spaces.html
Attualmente la confederazione porta il nome
ufficiale di Kayanerenh-kowa (la Grande Pace), ma è anche nota come Kanonsionni
(la capanna lunga), un termine che riflette sia la sua estensione geografica
che la sua forma costituzionale.
La
lunga cabina in stile irochese, costruita con tronchi e corteccia, con una
lunghezza di almeno 80-100 piedi.
Qui
diverse famiglie dello stesso lignaggio la occupavano, ciascuna nel suo
appartamento con le mura di corteccia, con il suo caminetto e tutte sotto la
direzione della matrona più anziana. Le
donne infatti erano molto venerate nella vita irochese e la loro condizione non
era inferiore a quella degli uomini. Non solo la successione era fatta dalle
donne, ma erano le matrone delle famiglie che detenevano i titoli dei capi e avevano
il potere di nominare i capi civili e, se questi fallivano nel loro dovere, potevano
revocarli, ovviamente, sempre consultandosi con i capi titolari e con i
"guerrieri e le donne", cioè il popolo in generale.
Un uomo, una donna e un neonato irochese,
in un’immagine tratta da pinterest che ricorda molto da vicino i disegni della
esseGesse, creatori del Grande Blek e del comandante Mark, ambedue ambientati nella
regione del grandi laghi come l’Ontario.
La leggenda
di Dekanahouideh, venne tramandata oralmente, e vi
sarebbero dei manoscritti il più antico dei quali, è quello ad opera di Seth
Newhouse, redatto nella riserva delle Sei Nazioni (con traduzione inglese) risalente al 1885.
Fonti:
Marco Pugacioff
va agli
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