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mercoledì 24 gennaio 2018

campionario dell’insolito 5


campionario dell’insolito 5


Diana
 
La Casa dai sette camini di Madrid e il suo fantasma
 



A Madrid, si può avere l’opportunità di vedere a un edificio che ha dato origine ad una delle leggende più famose della capitale spagnola.  
   Nella piazza detta del Re [Plaza del Rey], all’angolo con la via delle principesse [Calle de las Infantas[1]] sorge la Casa dai sette camini [Casa de las Siete Chimeneas], ci si arriva dalla calle  Barquillo e dalla calle de Alcalá, ed è situata di fronte all’edificio del Banco de España.
   La casa dai sette camini è uno dei pochi edifici costruiti nel XVI secolo, ai tempi del re Filippo II, che si possono ancora vedere a Madrid. A quel tempo, questa casa era una casa di campagna nelle vicinanze di Madrid, ed era circondata da giardini e giardini.
   La costruzione fu terminata nell'anno 1577, e la sua curiosa denominazione è dovuta, appunto, alla presenza di sette camini allineati sul suo tetto, come si possono ancora vedere.

Lato...
...e retro.

Fu il suo secondo proprietario, il mercante genovese Sebastiano Cattaneo, che volle un primo ampliamento dell'edificio a seguito del quale furono installati i famosi camini. Più tardi, nel 1590, il Dottor Fernando Sandi y Mesa acquistò la casa e fondò il Mayorazgo de los Colmenares[2].
   Un fatto storico legato alla Casa dei Sette Camini accade nel diciottesimo secolo, quando l’edificio fu usato come rifugio dal marchese di Esquilache [Marqués de Esquilache], ministro delle finanze del re Carlo III, in occasione dello storico ammutinamento di Esquilache [Motín de Esquilache] del marzo 1766[3].
   La Casa dai sette camini, in tempi odierni, divenne la sede el Banco de Castilla. Fu in quel tempo che vennero scoperti i resti dello scheletro umano di una donna del sedicesimo secolo, che diede nuova linfa all'ormai dimenticata leggenda della Casa dai Sette Camini.
   Dice la famosa leggenda che la casa venne costruita perchè potesse viverci una fanciulla chiamata Elena, figlia di un montero [arciere] dell'allora principe Felipe, che più tardi sarebbe stato il re Filippo II [Felipe II].
   Elena andò sposa a un capitano dell’esercito [la Armada Española], il capitano Zapata (chissà se il suo nome era Emiliano?). Ma l’ufficiale poco tempo dopo fu inviato nelle Fiandre per partecipare alla battaglia di San Quintino[4] [Batalla de San Quintín], dove morì in combattimento.
   Nell’avere la tragica notizia, la giovane sposa entrò in uno stato di completo sgomento. Di lì a poco divenne un'anima errabonda che vagò per la casa finché un giorno venne trovata morta, distesa sul letto, con un sorriso enigmatico disegnato sul suo viso. Apparentemente la giovane in lutto era morta per la mancanza del suo amato, ma la servitù aveva un'opinione molto diversa, la giovane mostrava chiari segni di violenza quando fu trovata morta nella sua camera da letto e iniziò a girare una sinistra voce che fosse stata assassinata; addirittura si vociferava che la ragazza fosse stata costretta a divenire l’amante del re Filippo e che fu da lui fatta uccidere.
   Allora il re stesso ordinò un'indagine approfondita per chiarire le misteriose circostanze dell'evento, ma quando la commissione d’inchiesta arrivò alla casa, il cadavere di Elena era scomparso!
   Il padre della giovane, dopo la sua morte, si suicidò all’nterno della Casa dai sette camini.
   E da quel momento iniziarono una serie di straordinarie apparizioni nella casa dai sette camini. Molti testimoni giurarono di aver visto un fantasma di fanciulla che camminava sulla grondaia del tetto. Era vestita di un morbido vestito bianco che sfilava con passo lento, tenendo una torcia in mano e con l’altra si dava dei colpi sul petto. E alla fine del suo percorso il bianco fantasma indicava con una delle sue braccia, chiaramente verso l'Alcazar, la residenza del monarca...
   E queste apparizioni spettrali si susseguirono per molte altre notti.
   Anni più tardi, la Casa fu sede di un altro delitto, infatti un maggiordomo fu colpito a morte durante l’ammutinamento di Esquilache.
   Il fatto inquietante è che nel 1958, durante alcuni lavori di ristrutturazione, furono scoperti i resti di uno scheletro umano nel seminterrato. Erano quelli di una donna sepolta insieme a monete del sedicesimo secolo.



   Questa scoperta rianimò la leggenda del fantasma della Casa dei Sette Camini, mentre la speculazione popolare meditava sulle vere ragioni della morte della giovane Elena e sul perché il suo corpo fu sepolto nel seminterrato.
   L'edificio dalla fine degli anni '80, è la sede principale del Ministero della Cultura. Se mai avrete l'opportunità di vedere questo storico edificio, dichiarato un bene di interesse culturale, tenete conto che la Casa dai sette camini mantiene l'estetica che avevano gli edifici a Madrid quando divenne la sede della Corte del Regno di Spagna.

Fonti:

http://guias-viajar.com/madrid/capital/casa-siete-chimeneas-edificios-historicos/





La sfera malefica del cosacco Puškin

 
Un’immagine di Michele Strogoff che dà bene l’idea della carica di Puskin

Russia, marzo del 1796, in un piccolo villaggio della regione del Don, gli abitanti al loro risveglio, ebbero la brutta sorpresa di trovarsi davanti ai loro occhi una palla di metallo di tre metri di diametro.
   La palla era comparsa dal nulla, visto che non c’erano tracce al suolo, quindi, ho era caduta dal cielo, oppure era scaturita dall’inferno. Ma nemmeno quell’ipotesi poteva sostenersi, visto che non c’era nemmeno una voragine sul terreno. La palla era perfettamente ovale, con piccoli incisioni assai regolari sulla sua superfice; i paesani provarono a spostarla, ma era come se fosse inchiodata.
    A sera tutti cercarono di dimenticare la cosa, ma mentre tornarono a casa, comparve Puškin,  un cosacco beone, mangiapreti, ma soprattutto di gran fegato. Informato dei fatti, il cosacco disse loro che erano solo dei gran codardi e sguainata la sua sciabola, lanciò il suo cavallo verso la sfera.
    Il combattimento di Puškin, era qualcosa di straordinario, la sciabola però picchiava vanamente contro la sfera. Poi i paesani si impaurirono… dalla superficie della sfera scaturì un grande occhio rosso.  Puškin, a cui si era spezzata la sciabola tentò di infilzare il sinistro occhio con lo spezzone rimastogli della sua arma.
   D’improvviso il cosacco e il suo destriero divennero trasparenti e subito dopo scomparvero! Seppur la voce del cosaccone ancora si sentiva, presto sparì anch’essa. Ai paesani non restò altro da immaginare che il diavolo avesse afferrato il cosaccone eretico con il suo destriero e lo avesse portato a casa sua.
    Non fu così, perché due giorni dopo cavallo e cavaliere comparvero sulla piazza traballanti come fossero usciti da una gran sbornia. I paesani si fecero coraggio e si avvicinarono al cosaccone e gli chiesero cosa era gli era successo. Puškin, al ricordo della sfera malefica, andò su tutte le furie e si mise a urlare, che gli avrebbe dato fuoco a quel misterioso oggetto e al boschetto accanto, così l’orribile cosa sarebbe arrostita… ma, una volta partito, con la gente del borgo dietro di lui, tutti quanti ebbero una gran sorpresa: la sfera era scomparsa !   

Fonte: Yves Naud, enigmi degli U.F.O. e degli extraterresti, volume secondo, pagg.92-94, edizioni Ferni, Ginevra 1977.

La morte di Hitler

I teorici della cospirazione sostengono che la spedizione di Reicher in Antartide servì a creare la base militare segreta del Terzo Reich, Nuova Berlino, dove le "reliquie" segrete del Terzo Reich (incluso il Graal) furono nascoste dai membri della società nazista occulta.
   Dopo la seconda guerra mondiale, il Quarto Reich sarebbe stato fondato lì, e sempre lì si rifugiarono parecchi criminali nazisti. C'era, in particolare, il mito che dopo la fine della guerra in Antartide vi si nascondesse anche il sopravvissuto Hitler.

 
   Nonostante il fatto che i resti del Fuhrer siano stati identificati dalle protesi dentarie, le voci di possibili "fughe" di Hitler sono apparse ripetutamente nei media e nella stampa scandalistica.
   Secondo queste voci, Hitler sarebbe fuggito da Berlino all'ultimo minuto su un aereo e poi con dei sottomarini. La sua posizione finale variava dall’Uruguay all’Argentina e infine in Antartide. Ma la voce nuova è che, come sembra riferito in un popolare documentario televisivo russo (col cavolo che questi documentari si fanno vedere in Italia), le truppe americane aiutarono la fuga di Hitler in cambio dell'oro del Terzo Reich, cosicché gli usa integrarono ulteriolmente la loro riserva di oro e della valuta statunitense.


Le spaventose vicende della casa infestata di San Severino Marche



 Nella zona di campagna denominata Vallepiana che si stende tortuosa tra San Severino Marche e Tolentino, nelle Marche, lì dove dodici secoli fa scorazzava Carlo Magno in cerca di selvaggina, sorgono i resti diroccati, non di un castello franco, ma di una casa infestata.


    La casa era proprietà di una famiglia del luogo che avevano affittato edificio e terreni ai moderni servi della gleba, i mezzadri. Fino a pochi decenni fa, i contadini del luogo si facevano il segno della croce se inavvertitamente passavano davanti a quelle quattro mura, perché la voce popolare designava il luogo come abitato dagli spiriti maligni.
    Era il 1937, due famiglie abitavano in quell’edificio. Uno dei giovani di una delle due famiglie stava ferrando una mucca e finito il lavoro la riportò indietro nella stalla e ne prese un’altra. Ma tornato fuori con sua gran sorpresa non ritrovò né chiodi, né piastre, né tenaglia e martello che erano appoggiati sulla soglia della finestrella al piano terra della casa. L’unica presente era una bimba di otto anni (dell’altra famiglia) che fu subito interrogata dal ragazzo, ma la bambina ovviamente non poteva saper nulla. Il padre della bambina, il ragazzo e la stessa figliola si misero a cercare i ferri, ma invano. Era solo l’inizio ! 
    Una sera di pochi giorni dopo, un gran rumore fu udito come quello di un’enorme pietra che stava rotolando sopra il tetto per cadere con gran fragore al suolo. E di seguito dei rumori di ogni genere, nella casa del ragazzo che ferrava le mucche. Nel suo interno, il padre della bambina trovò tutto sottosopra come fosse passato un uragano; sedie rovesciate, piatti caduti e sulle scale erano disseminate gli attrezzi agricoli come zappe, forconi e falce che erano prima nel capanno. I bambini della famiglia colpita andarono a dormire nella casa accanto... i folletti, o mazzamurelli come vengono chiamati nelle Marche, avevano colpito forte, ma non si fermarono lì. Si disse anche che colpivano in seguito ad una maledizione scagliata da un precedente contadino a cui il padrone non aveva rinnovato il contratto di mezzadria, e che fu costretto a lasciare il terreno.
    Comunque sia, i fatti avvenivano sia di notte che di giorno, una mattina i componenti della famiglia furono svegliati dalla luce del sole nascente, perché le finestre non c’erano più. Infatti nella notte gli spiriti burloni avevano tolto dai cardini imposte e sportelli che furono trovati posati a terra senza che venisse rotto un solo vetro. Ma l’episodio più straordinario fu quello del biroccio, come viene localmente chiamato un carro agricolo non solo comune in Italia, ma anche in Francia e in Spagna.
 

     Quel giorno il capofamiglia, il padre del ragazzo che ferrava le mucche, doveva andare al mulino a far macinare del grano, ma non trovò il carro dove di solito lo metteva... uno scherzo? Un furto? No purtroppo. Qualcosa attirò il suo sguardo... da una finestra della casa spuntava fuori un timone. Salito nella stanza trovò il suo carro a pezzi: ruote, assali, tavole dipinte, pianale, martinicca, erano state smontate con cura e sparse sul pavimento.
   I fatti ormai andavano avanti, coinvolgendo addirittura i carabinieri, che sorvegliarono a che non ci fosse dietro qualche vicino dispettoso... e furono anche loro testimoni dei sinistri prodigi della casa infestata. Fu chiesto l’intervento di uno stregone locale, ma le sue arti magiche non riuscirono a far allontanare le presenze malefiche. Né ci riuscì il curato della chiesetta di Parolito – la frazione dove è la casa – e né l’esorcista di San Severino.

 Rivista francese del 1911
   Fu richiamato allora lo stregone locale, ma questo, umilmente ammise di non essere in grado cacciare i folletti dalla casa. Ci voleva uno stregone più potente di lui, ma che il capofamiglia non lo avrebbe visto di persona. Doveva andare in un determinato quartiere di Jesi, dove avrebbe trovato un palazzo con il portone aperto. Una volta entrato, doveva salire una rampa di scale dove avrebbe trovato una porta aperta che dava a un locale spoglio con un tavolino al centro. Sopra al tavolino ci sarebbe stata una bacchetta e avrebbe dovuto pronunciare delle parole segrete da non rivelare ad anima viva.
Il capofamiglia prese un somarello e si recò da san Severino a Jesi; trovò il palazzo fece tutto ciò che gli aveva detto lo stregone. E al recitare le parole segrete si alzò un vento improvviso. Il vortice lo sollevò in aria e in un batter d’occhio il pover’uomo fu scaraventato, folle di paura, in una strada di campagna poco sotto la chiesa di San Giuseppe di Tolentino.
    Il capofamiglia andò a chiedere aiuto al padrone di casa che abitava lì vicino e che poi lo accompagnò dai fratelli della moglie, i quali lo riportarono più morto che vivo dalla famiglia.
    Restava solo una cosa da fare, ricorrere a un mago più potente che però abitava a Bari. I soldi per il lungo viaggio, furono sborsati dal padrone della casa (persona di gran cuore, o la voce che girava sulla maledizione scagliata dal precedente mezzadro da lui cacciato via, era vera e gli faceva rimordere la coscienza?) e il capofamiglia partì assieme al cognato.
   A Bari, la sala d’aspetto del suo studio era piena di gente, ma lo stesso mago sbucò fuori dal suo studio e scusandosi con gli altri pazienti, li fece subito accomodare. Il mago, già conosceva tutto della loro disgrazia, ma impose loro di non disperarsi perché con le sue arti avrebbe bonificato definitivamente la casa dagli spiriti maligni e rivelò loro anche dove ritrovare molte delle cose fatte sparire dai folletti.
     Qualche giorno dopo un contadino del vicinato che era diretto a Tolentino, passava con il suo carro vicino alla casa infestata. I suoi buoi si fermarono inaspettatamente e non vollero più muoversi. Da un canneto vicino sentì i rumori più agghiaccianti: urla, stridi, miagolii mentre le canne si agitavano e piegavano come percorse da mani invisibili e senza che spirasse un solo alito di vento. Il contadino girò il biroccio e scappò via il più velocemente possibile. Gli spiriti maligni, dopo ben quattro mesi, stavano sloggiando da quella casa per non tornarvi più.
   Ma per la povera famiglia fu assai difficile trovare degli amici. Se un conoscente di passaggio veniva invitato a salire per bere un bicchiere di vino, in molti rifiutavano cortesemente. La fama di quella casa era rimasta insieme alla paura.         

Fonte: Raoul Paciaroni, I mazzamurelli a Sanseverino e altrove nelle Marche, pagg. 32-54, città di San Severino Marche, 2015.      





[1] Infanta [in-fàn-ta], s.f. = Nelle corti di Spagna e di Portogallo, Titolo spettante alle figlie cadette del re e alla moglie dell'infante. Vedi:
[2] Il Mayorazgo è il diritto del primogenito di ereditare tutti i beni del padre  a condizione di trasferirlo al suo successore. Vedi la voce nel Diccionario Manual de la Lengua Española nel sito:  http://es.thefreedictionary.com/mayorazgo


[3] L’ammutinamento, iniziato alla Puerta del Sol a Madrid, era rivolta contro il marchese di Esquillace, primo ministro del re Carlo III, colpevole per il popolo dell’alto costo del pane (il cui prezzo era raddoppiato in soli cinque anni a causa di una carestia) e del divieto per gli uomini di indossare cappe lunghe e cappelli ampi e rotondi e di sostituirli con la cappa corta e il cappello a tre punte, questo per consentire di riconoscere l’identità della gente ai controlli di polizia. Manco a dirlo la rivolta iniziò proprio per una zuffa tra gente incappucciata tradizionalmente e dei soldati della Guardia valona, una truppa straniera poco amata dai madrileni. Ci furono dei morti e parecchi palazzi nobiliari vennero depredati (tra cui il palazzo dei sette camini, sede del marchese di Esquillace). A seguito di questa rivolta la famigerata compagnia di Gesù, fu espulsa dalla Spagna pochi mesi dopo, per la sua presunta partecipazione alla rivolta. Vedi: http://www.elmundo.es/la-aventura-de-la-historia/2015/09/17/55ed85cfca4741164e8b458a.html
[4] La battaglia di San Quintino fu una battaglia combattuta nel quadro delle guerre italiane tra le truppe spagnole e l'esercito francese, che ebbe luogo il 10 agosto 1557, con una vittoria decisiva per il Regno di Spagna. Vedi:
 
va agli

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