campionario dell’insolito 5
Diana
La Casa dai sette camini di Madrid e il suo fantasma
A Madrid, si può avere l’opportunità di vedere
a un edificio che ha dato origine ad una delle leggende più famose della
capitale spagnola.
Nella
piazza detta del Re [Plaza del Rey], all’angolo con la via delle principesse [Calle de las Infantas[1]] sorge la Casa dai sette camini [Casa
de las Siete Chimeneas], ci si arriva dalla calle
Barquillo e dalla calle
de Alcalá, ed è situata di fronte all’edificio del Banco de España.
La
casa dai sette camini è uno dei pochi edifici costruiti nel XVI secolo, ai
tempi del re Filippo II, che si possono ancora vedere a Madrid. A quel tempo,
questa casa era una casa di campagna nelle vicinanze di Madrid, ed era
circondata da giardini e giardini.
La
costruzione fu terminata nell'anno 1577, e la sua curiosa denominazione è
dovuta, appunto, alla presenza di sette camini allineati sul suo tetto, come si
possono ancora vedere.
Lato...
...e retro.
Fu il suo secondo proprietario, il mercante
genovese Sebastiano Cattaneo, che volle un primo ampliamento
dell'edificio a seguito del quale furono installati i famosi camini. Più tardi,
nel 1590, il Dottor Fernando Sandi y Mesa acquistò
la casa e fondò il Mayorazgo de los
Colmenares[2].
Un
fatto storico legato alla Casa dei Sette Camini accade nel diciottesimo secolo,
quando l’edificio fu usato come rifugio dal marchese di Esquilache [Marqués de Esquilache], ministro delle finanze del re Carlo III, in occasione
dello storico ammutinamento di Esquilache [Motín de Esquilache] del marzo 1766[3].
La
Casa dai sette camini, in tempi odierni, divenne la sede el Banco
de Castilla. Fu
in quel tempo che vennero scoperti i resti dello scheletro umano di una donna
del sedicesimo secolo, che diede nuova linfa all'ormai dimenticata leggenda
della Casa dai Sette Camini.
Dice la famosa
leggenda che la casa venne costruita perchè potesse
viverci una fanciulla chiamata Elena,
figlia di un montero [arciere] dell'allora principe Felipe, che più tardi
sarebbe stato il re Filippo II [Felipe II].
Elena
andò sposa a un capitano dell’esercito [la Armada Española], il capitano Zapata
(chissà se il suo nome era Emiliano?). Ma l’ufficiale poco tempo dopo fu
inviato nelle Fiandre per partecipare alla battaglia di San Quintino[4]
[Batalla de San Quintín], dove morì in combattimento.
Nell’avere
la tragica notizia, la giovane sposa entrò in uno stato di completo sgomento.
Di lì a poco divenne un'anima errabonda che vagò per la casa finché un giorno
venne trovata morta, distesa sul letto, con un sorriso enigmatico disegnato sul
suo viso. Apparentemente la giovane in lutto era morta per la mancanza del suo
amato, ma la servitù aveva un'opinione molto diversa, la giovane mostrava
chiari segni di violenza quando fu trovata morta nella sua camera da letto e iniziò a girare una sinistra voce che fosse stata assassinata;
addirittura si vociferava che la ragazza fosse stata costretta a divenire
l’amante del re Filippo e che fu da lui fatta uccidere.
Allora
il re stesso ordinò un'indagine approfondita per chiarire le misteriose
circostanze dell'evento, ma quando la commissione d’inchiesta arrivò alla casa,
il cadavere di Elena
era scomparso!
Il padre della giovane, dopo la sua morte,
si suicidò all’nterno della Casa dai sette camini.
E da quel momento iniziarono una serie di
straordinarie apparizioni nella casa dai sette camini. Molti testimoni
giurarono di aver visto un fantasma di fanciulla che camminava sulla grondaia
del tetto. Era vestita di un morbido vestito bianco che sfilava con passo
lento, tenendo una torcia in mano e con l’altra si dava dei colpi sul petto. E
alla fine del suo percorso il bianco fantasma indicava con una delle sue
braccia, chiaramente verso l'Alcazar, la residenza del monarca...
E
queste apparizioni spettrali si susseguirono per molte altre notti.
Anni più tardi, la Casa fu sede di un altro
delitto, infatti un maggiordomo fu colpito a morte durante l’ammutinamento di
Esquilache.
Il
fatto inquietante è che nel 1958, durante alcuni lavori di ristrutturazione,
furono scoperti i resti di uno scheletro umano nel seminterrato. Erano quelli
di una donna sepolta insieme a monete del sedicesimo secolo.
Questa
scoperta rianimò la leggenda del fantasma della Casa dei Sette Camini, mentre
la speculazione popolare meditava sulle vere ragioni della morte della giovane
Elena e sul perché il suo corpo fu sepolto nel seminterrato.
L'edificio
dalla fine degli anni '80, è la sede principale del Ministero della Cultura. Se
mai avrete l'opportunità di vedere questo storico edificio, dichiarato un bene
di interesse culturale, tenete conto che la Casa dai sette camini mantiene
l'estetica che avevano gli edifici a Madrid quando divenne la sede della Corte
del Regno di Spagna.
Fonti:
http://guias-viajar.com/madrid/capital/casa-siete-chimeneas-edificios-historicos/
La sfera
malefica del cosacco Puškin
Un’immagine di Michele
Strogoff che dà bene l’idea della carica di Puskin
Russia, marzo del 1796, in un piccolo
villaggio della regione del Don, gli abitanti al loro risveglio, ebbero la
brutta sorpresa di trovarsi davanti ai loro occhi una palla di metallo di tre
metri di diametro.
La
palla era comparsa dal nulla, visto che non c’erano tracce al suolo, quindi, ho
era caduta dal cielo, oppure era scaturita dall’inferno. Ma nemmeno
quell’ipotesi poteva sostenersi, visto che non c’era nemmeno una voragine sul
terreno. La palla era perfettamente ovale, con piccoli incisioni assai regolari
sulla sua superfice; i paesani provarono a spostarla, ma era come se fosse
inchiodata.
A
sera tutti cercarono di dimenticare la cosa, ma mentre tornarono a casa,
comparve Puškin, un cosacco beone,
mangiapreti, ma soprattutto di gran fegato. Informato dei fatti, il cosacco
disse loro che erano solo dei gran codardi e sguainata la sua sciabola, lanciò
il suo cavallo verso la sfera.
Il
combattimento di Puškin, era qualcosa di straordinario, la sciabola però
picchiava vanamente contro la sfera. Poi i paesani si impaurirono… dalla
superficie della sfera scaturì un grande occhio rosso. Puškin, a cui si era spezzata la sciabola
tentò di infilzare il sinistro occhio con lo spezzone rimastogli della sua
arma.
D’improvviso il cosacco e il suo destriero divennero trasparenti e
subito dopo scomparvero! Seppur la voce del cosaccone ancora si sentiva, presto
sparì anch’essa. Ai paesani non restò altro da immaginare che il diavolo avesse
afferrato il cosaccone eretico con il suo destriero e lo avesse portato a casa
sua.
Non
fu così, perché due giorni dopo cavallo e cavaliere comparvero sulla piazza
traballanti come fossero usciti da una gran sbornia. I paesani si fecero
coraggio e si avvicinarono al cosaccone e gli chiesero cosa era gli era
successo. Puškin, al ricordo della sfera malefica, andò su tutte le furie e si
mise a urlare, che gli avrebbe dato fuoco a quel misterioso oggetto e al
boschetto accanto, così l’orribile cosa sarebbe arrostita… ma, una volta
partito, con la gente del borgo dietro di lui, tutti quanti ebbero una gran
sorpresa: la sfera era scomparsa !
Fonte:
Yves Naud, enigmi degli U.F.O. e degli extraterresti, volume secondo,
pagg.92-94, edizioni Ferni, Ginevra 1977.
La morte
di Hitler
I teorici della
cospirazione sostengono che la spedizione di Reicher in Antartide servì a
creare la base militare segreta del Terzo Reich, Nuova Berlino, dove le
"reliquie" segrete del Terzo Reich (incluso il Graal) furono nascoste
dai membri della società nazista occulta.
Dopo la seconda guerra mondiale, il Quarto
Reich sarebbe stato fondato lì, e sempre lì si rifugiarono parecchi criminali
nazisti.
C'era, in particolare, il mito che dopo la fine della
guerra in Antartide vi si nascondesse anche il sopravvissuto Hitler.
Nonostante il fatto che i resti del Fuhrer
siano stati identificati dalle protesi dentarie, le voci di possibili
"fughe" di Hitler sono apparse ripetutamente nei media e nella stampa scandalistica.
Secondo queste voci, Hitler sarebbe fuggito
da Berlino all'ultimo minuto su un aereo e poi con dei sottomarini. La sua posizione finale variava dall’Uruguay all’Argentina e infine
in Antartide. Ma la voce nuova è che, come sembra riferito in un popolare documentario televisivo russo (col cavolo che
questi documentari si fanno vedere in Italia), le truppe americane aiutarono la
fuga di Hitler in cambio dell'oro del Terzo Reich, cosicché gli usa integrarono
ulteriolmente la loro riserva di oro e della valuta statunitense.
Le
spaventose vicende della casa infestata di San Severino Marche
Nella
zona di campagna denominata Vallepiana
che si stende tortuosa tra San Severino Marche e Tolentino, nelle Marche, lì
dove dodici secoli fa scorazzava Carlo Magno in cerca di selvaggina, sorgono i
resti diroccati, non di un castello franco, ma di una casa infestata.
La casa
era proprietà di una famiglia del luogo che avevano affittato edificio e
terreni ai moderni servi della gleba, i mezzadri. Fino a pochi decenni fa, i
contadini del luogo si facevano il segno della croce se inavvertitamente
passavano davanti a quelle quattro mura, perché la voce popolare designava il
luogo come abitato dagli spiriti maligni.
Era
il 1937, due famiglie abitavano in quell’edificio. Uno dei giovani di una delle
due famiglie stava ferrando una mucca e finito il lavoro la riportò indietro
nella stalla e ne prese un’altra. Ma tornato fuori con sua gran sorpresa non
ritrovò né chiodi, né piastre, né tenaglia e martello che erano appoggiati
sulla soglia della finestrella al piano terra della casa. L’unica presente era
una bimba di otto anni (dell’altra famiglia) che fu subito interrogata dal
ragazzo, ma la bambina ovviamente non poteva saper nulla. Il padre della
bambina, il ragazzo e la stessa figliola si misero a cercare i ferri, ma
invano. Era solo l’inizio !
Una
sera di pochi giorni dopo, un gran rumore fu udito come quello di un’enorme
pietra che stava rotolando sopra il tetto per cadere con gran fragore al suolo.
E di seguito dei rumori di ogni genere, nella casa del ragazzo che ferrava le
mucche. Nel suo interno, il padre della bambina trovò tutto sottosopra come
fosse passato un uragano; sedie rovesciate, piatti caduti e sulle scale erano
disseminate gli attrezzi agricoli come zappe, forconi e falce che erano prima
nel capanno. I bambini della famiglia colpita andarono a dormire nella casa
accanto... i folletti, o mazzamurelli come
vengono chiamati nelle Marche, avevano colpito forte, ma non si fermarono lì.
Si disse anche che colpivano in seguito ad una maledizione scagliata da un
precedente contadino a cui il padrone non aveva rinnovato il contratto di
mezzadria, e che fu costretto a lasciare il terreno.
Comunque sia, i fatti avvenivano sia di notte che di giorno, una mattina
i componenti della famiglia furono svegliati dalla luce del sole nascente,
perché le finestre non c’erano più. Infatti nella notte gli spiriti burloni
avevano tolto dai cardini imposte e sportelli che furono trovati posati a terra
senza che venisse rotto un solo vetro. Ma l’episodio più straordinario fu
quello del biroccio, come viene
localmente chiamato un carro agricolo non solo comune in Italia, ma anche in
Francia e in Spagna.
Quel giorno il capofamiglia, il padre del ragazzo che ferrava le mucche,
doveva andare al mulino a far macinare del grano, ma non trovò il carro dove di
solito lo metteva... uno scherzo? Un furto? No purtroppo. Qualcosa attirò il
suo sguardo... da una finestra della casa spuntava fuori un timone. Salito
nella stanza trovò il suo carro a pezzi: ruote, assali, tavole dipinte,
pianale, martinicca, erano state smontate con cura e sparse sul pavimento.
I
fatti ormai andavano avanti, coinvolgendo addirittura i carabinieri, che
sorvegliarono a che non ci fosse dietro qualche vicino dispettoso... e furono
anche loro testimoni dei sinistri prodigi della casa infestata. Fu chiesto l’intervento
di uno stregone locale, ma le sue arti magiche non riuscirono a far allontanare
le presenze malefiche. Né ci riuscì il curato della chiesetta di Parolito – la frazione dove è la casa – e
né l’esorcista di San Severino.
Rivista francese del 1911
Fu
richiamato allora lo stregone locale, ma questo, umilmente ammise di non essere
in grado cacciare i folletti dalla casa. Ci voleva uno stregone più potente di
lui, ma che il capofamiglia non lo avrebbe visto di persona. Doveva andare in un
determinato quartiere di Jesi, dove avrebbe trovato un palazzo con il portone
aperto. Una volta entrato, doveva salire una rampa di scale dove avrebbe
trovato una porta aperta che dava a un locale spoglio con un tavolino al
centro. Sopra al tavolino ci sarebbe stata una bacchetta e avrebbe dovuto
pronunciare delle parole segrete da non rivelare ad anima viva.
Il capofamiglia prese un somarello e si recò
da san Severino a Jesi; trovò il palazzo fece tutto ciò che gli aveva detto lo
stregone. E al recitare le parole segrete si alzò un vento improvviso. Il
vortice lo sollevò in aria e in un batter d’occhio il pover’uomo fu
scaraventato, folle di paura, in una strada di campagna poco sotto la chiesa di
San Giuseppe di Tolentino.
Il
capofamiglia andò a chiedere aiuto al padrone di casa che abitava lì vicino e
che poi lo accompagnò dai fratelli della moglie, i quali lo riportarono più
morto che vivo dalla famiglia.
Restava solo una cosa da fare, ricorrere a un mago più potente che però
abitava a Bari. I soldi per il lungo viaggio, furono sborsati dal padrone della
casa (persona di gran cuore, o la voce che girava sulla maledizione scagliata dal
precedente mezzadro da lui cacciato via, era vera e gli faceva rimordere la
coscienza?) e il capofamiglia partì assieme al cognato.
A
Bari, la sala d’aspetto del suo studio era piena di gente, ma lo stesso mago
sbucò fuori dal suo studio e scusandosi con gli altri pazienti, li fece subito
accomodare. Il mago, già conosceva tutto della loro disgrazia, ma impose loro
di non disperarsi perché con le sue arti avrebbe bonificato definitivamente la
casa dagli spiriti maligni e rivelò loro anche dove ritrovare molte delle cose
fatte sparire dai folletti.
Qualche giorno dopo un contadino del vicinato che era diretto a
Tolentino, passava con il suo carro vicino alla casa infestata. I suoi buoi si
fermarono inaspettatamente e non vollero più muoversi. Da un canneto vicino
sentì i rumori più agghiaccianti: urla, stridi, miagolii mentre le canne si
agitavano e piegavano come percorse da mani invisibili e senza che spirasse un
solo alito di vento. Il contadino girò il biroccio e scappò via il più
velocemente possibile. Gli spiriti maligni, dopo ben quattro mesi, stavano
sloggiando da quella casa per non tornarvi più.
Ma
per la povera famiglia fu assai difficile trovare degli amici. Se un conoscente
di passaggio veniva invitato a salire per bere un bicchiere di vino, in molti
rifiutavano cortesemente. La fama di quella casa era rimasta insieme alla
paura.
Fonte:
Raoul Paciaroni, I mazzamurelli a Sanseverino e altrove nelle Marche, pagg.
32-54, città di San Severino Marche, 2015.
[1] Infanta
[in-fàn-ta], s.f. = Nelle
corti di Spagna e di Portogallo, Titolo spettante alle figlie cadette del re e
alla moglie dell'infante. Vedi:
[2] Il Mayorazgo è il diritto del primogenito
di ereditare tutti i beni del padre a condizione di trasferirlo al suo successore.
Vedi la voce nel Diccionario Manual de la Lengua Española nel sito: http://es.thefreedictionary.com/mayorazgo
[3] L’ammutinamento,
iniziato alla Puerta del Sol a Madrid, era rivolta contro il marchese di
Esquillace, primo ministro del re Carlo III, colpevole per il popolo dell’alto
costo del pane (il cui prezzo era raddoppiato in soli
cinque anni a causa di una carestia) e del divieto per gli uomini di indossare cappe lunghe e cappelli ampi e rotondi e di sostituirli con la cappa corta e il cappello a tre punte,
questo per consentire di riconoscere l’identità della gente ai controlli di polizia. Manco
a dirlo la rivolta iniziò proprio per una zuffa tra gente incappucciata
tradizionalmente e dei soldati della Guardia valona, una truppa straniera poco amata dai madrileni. Ci
furono dei morti e parecchi palazzi nobiliari vennero depredati (tra cui il
palazzo dei sette camini, sede del marchese di Esquillace). A seguito di questa
rivolta la famigerata compagnia di Gesù, fu espulsa dalla Spagna pochi mesi
dopo, per la sua presunta partecipazione alla rivolta.
Vedi: http://www.elmundo.es/la-aventura-de-la-historia/2015/09/17/55ed85cfca4741164e8b458a.html
[4] La battaglia di San
Quintino fu una battaglia combattuta nel quadro delle guerre italiane tra le
truppe spagnole e l'esercito francese, che ebbe luogo il 10 agosto 1557, con
una vittoria decisiva per il Regno di Spagna. Vedi:
va agli
saludos Marco Martha
RispondiEliminaCiao a te,Martha.
Elimina