Padre
Lavinio di San Ginesio
Padre Lavinio (a Roma) ripreso da un disegno del Professor Occultis del Maestro Cedroni.
Grazie alla scoperta di quella “Francia delle origini”, ormai completamente scomparsa dalla tradizione orale locale e di cui bisogna dir grazie al Professor Giovanni Carnevale, sono arrivato a conoscere…
Il ricercatore maceratese Giovanni Ginobili nei suoi libri ha rievocato una figura di un personaggio ecclesiastico realmente esistito che ha lasciato traccia della sua memoria e che fu una sorta di reincarnazione (se vogliamo dir così) marchigiana del Piovano Arlotto vissuto nel '400 a Firenze.
Cucciolo interpreta il pievano Arlotto
Chi sia stato padre Lavinio – scrive Ginobili – ce lo dice il poeta dialettale Alfonso Leopardi nel suo volume «Sub tegmine fagi», apparso nel 1887. Riportiamo quanta egli scrive. «Fu padre Lavinio un frate che visse in Sanginesio nella prima meta del secolo presente (nell’800), e che rimase proverbiale per le sue grullerie.
Il cardinale Balufi, reduce dalle missioni d’America, narrava di averne udito parlate anche in quelle remote contrade (in nota Ginobioli scrive: Ciò non deve recare sorpresa poiché molti erano gli emigranti della provincia di Macerata che si recavano a cercare lavoro e fortuna nelle Americhe).
I contemporanei di padre Lavinio asseriscono che per la verità ei ne disse e ne fece delle grosse; ma soggiungono pure che tutti i racconti, veri o falsi, di frati e preti ciuchi, si addossarono a lui.
Padre Lavino é diventato l’Ercole della balordaggine! […]
Prosegue Ginobili dopo aver trascritto Leopardi che questo padre sembra reggesse la chiesola di S. Tommaso, nella località Vallato di Sanginesio e, nel 1840, allorché i benedettini lasciarono Santa Maria delle Macchie nello stesso comune, questa venne affidata a lui.
Le sue balordaggini avevano campo nelle sue prediche e fecero in breve tempo il giro non solo del maceratese e del fermano, ma in tutte le Marche.
E il popolino scrive sempre Ginobili nelle lunghe veglie invernali accanto al focolare, oppure nella stalla dei bovini, mentre intrecciavano canestri o aggiustavano degli arnesi indispensabili per i lavori agricoli, rievocarono spesso la figura di «patre Lavi’», inventato su di lui, molte altre corbellerie tanto da farne «tipico personaggio di leggenda».
Conclude Ginobili scrivendo che la figura di Padre Lavinio «va sempre più sbiadendo e non andrà a lungo che finirà per essere completamente obliata.»
Eccovi un sunto di quelle prediche
La predica della trippa
Forse a causa della forzata povertà che confinava con la miseria, a cui padre Lavinio doveva sottostare; forse invidioso di quelli che sguazzavano; forse per stimolare le proprie pecorelle ad essere un po’ più generose verso il loro pievano..., il fatto si è che padre Lavinio nelle sue prediche batteva e ribatteva sul vizio della crapula.
Così una domenica prese di mira quella schiera di ghiotti che, pur di soddisfare alla ingordigia del loro ventre, non badano a spese.
La trippa... tutto per la trippa, per questa sozza, lurida trippa!...
Sotto il pulpito stava un pover’uomo in miseria anche più dello stesso predicatore, che portava, bene ravvolto in carta, stomaco di manzo, detto appunto trippa. Questi si allarma e dice tra se’…
- Me l’avrà vista? Sentirà l’odore?
E padre Lavinio continua... Beh, cari fedeli, se si tratta di accontentare la testa, ove é chiuso il cervello, la parte più nobile di questo corpo umano, potrei anche ammetterlo. Ma la trippa, questa trippa che racchiude le budella e che a loro volta racchiudono la... la..., voi lo sapete e in questo santo luogo non posso pronunciare la brutta parola, ebbene questa trippa non la sopporto. E così dicendo, il predicatore guarda involontariamente l’uomo dell’involto che si trovava sotto il pulpito.
- Ce l’ha con me – pensa questi – con la mia trippa !... e dire che tutto l’anno non faccio che mangiar polenta…
- Dunque basta con questa schifosa trippa! (e tira un pugno sulla sponda del pulpito) Via la trippa! Bisogna far penitenza.
L’uomo dall’involto che non perdeva sillaba, sempre fra sé:
- Non la debbo buttar via.
- … non siate schiavi della trippa!
E l’uomo dall’involto: non sapendo più che fare, prende la trippa e, lanciandola contro il predicatore, grida
- Allora mangiala tu.
Padre Lavinio, colpito sul volto dallo stomaco di manzo, a mezza voce dice:
- Questo poi non ce lo voleva!
Padre Lavinio dinanzi ad un Crocefisso
In occasione di una festa religiosa, padre Lavinio viene chiamato a celebrare la messa in una chiesa, dove mai prima di allora era stato. Vi andò sul somarello per far prima; invece, poiché la bestiola non volle camminare, arrivò in ritardo. Corse in sagrestia, indossò i sacri paramenti e difilato va all’altare.
All’introito, dopo essersi segnato, volge gli occhi devoti in alto al di sopra dell’altare e vede un madornale, antico Crocefisso, prima mai visto. Padre Lavinio impressionato lo guarda ad occhi spalancati, quindi, preso dal dubbio della sua stabilità, esclama…
- Ma e sicùru 'stu diaulu [Ma è sicuro questo diavolo]?!
E l’ultima è sulla predica sugli angeli, che qui riassumò.
Il buon Lavinio sale sul pulpito per far la predica sugli angeli, senza sapere che i suoi studenti vi avevano messi degli spilli. Risultato?
Lavinio inizia con “Gli angeli del paradiso sono…”, ma appoggiando le mani con forza sul legno, vede le stelle e gli esce spontaneo un…
- Figli de mignotta !
Che dirvi? Personalmente mi ha ricordato tanto - oltre ad Arlotto - la figura del Professor Occultis…
S. Maria delle macchie di San Ginesio
Santa Maria delle Macchie, sorge lungo la vallata del fiume Fiastra, a pochi chilometri dall'abitato di San Ginesio, percorrendo la Statale 78.
Data la mancanza di documenti (chissà com'è... incuria dei cittadini, storici che nascondono vecchie carte? tutte le ipotesi sono buone), non vi è può esser certi della data di fondazione che, seccondo alcuni storici
locali, sarebbe da collocare fra l'VIII e il IX secolo, a causa dell'uso di
materiale romano di reimpiego nella cripta, mentre altri la posticipano a dopo il Mille.
Secondo il sito:
<<Una carta, datata 1171 e ritenuta la più antica attestazione riguardante l'abbazia, secondo recenti studi non si riferirebbe in realtà a questo edificio, bensì ad un altro dalla medesima intitolazione sito a Gagliole, nei pressi di San Severino. Altri documenti risalenti al XIII secolo informano sull'interferenza delle autorità sanginesine sulla elezione degli abati, fenomeno che proseguirà nei secoli successivi e parlano di alcuni aspetti economici, quali ad esempio la concessione in enfiteusi delle terre abbaziali a coloni. Nei primi anni del '500, essa veniva data in commenda e infine abbandonata nel 1848>>
Nella cripta vi è un capitello montato al rovescio, un omphalos, con rilievo raffigurante due sfingi affrontate che appoggiano una zampa su un thymiaterion e da una coppia di buoi ai lati, proveniente dai Ruderi di Urbs Salvia, poco distante.
L’omfalo "L’omphalos, ombellico, era una pietra che rappresentava la parte centrale di un luogo o di un edificio ed era dedicato al dio Apollo. [https://www.raccontidimarche.it/2013/05/lomphalos-di-santa-maria-delle-macchie/]"
Marco Pugacioff
[Disegnatore di fumetti dilettante
e Ricercatore storico dilettante, ma non blogger
(Questo è un sito!)]
Macerata Granne
(da Apollo Granno)
S.P.Q.M.
(Sempre Preti Qua Magneranno)
18/01/’24
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