Conca, la
città sommersa dal mare
Conca, la città sommersa dal mare, per tutti è ormai una leggenda, anzi
una voce senza nessun fondo storico; così dice la malfidata wiki italiana e
così dicon tutti.
I bei
articoli di Aroldo Riciputi (nato a Nuova York nel 1915 e scomparso a Cattolica
nel ‘78) mi hanno fatto conoscere una ben altra realtà!
Scriveva infatti nel febbraio del ’75: «Scavando
nella leggenda o semi-storia, o prima o poi s’intravede attraverso la fitta rete
creata dalla fantasia, maturata attraverso secoli di racconti popolari
tramandati di padre in figlio, un minuscolo nucleo dal quale si evidenzia l’origine
della leggenda stessa e quel nucleo, essendo cosa reale, appartiene alla
storia.
Crustumium,
l’attuale Cattolica, che Lucano definì “crustumium rapax” dall’omonimo fiume
che l’attraversa, scomparve nel mare oltre tremila anni fa, probabilmente a
seguito di un fenomeno di bradisismo.»
Passa
poi a citare lo storico riminese Raffaele Adimari, che nel 1610 scriveva
«Non restarò di dire una cosa degna, &
notabile, ch’è vicino à detta Catolica, ma nel mare, cioè dentro del mare,
lontano da terra doi cento [duecento] passa [passi], dove vi si scopre al tempo
della bonazza, & calma del mare, la cima d’una torre quadra di tre passa
[sicuramente vuol dir passi] incirca ogni bãda [probabilmente banda, chissà?], che si
vede sopra l’acque al tempo della secca, all’altezza di mezzo brazzo [braccio]
& questa dicono essere delli Edificij [edifici] della Città di Conca
sommersa dal Mare.»
Ho scovato questo testo a pagina 17 del Sito riminese di Raffaele Adimari da Rimino,
Volume 2, edito a Brescia nel 1616; e alle pag. 28 e 29, scrive qualcos’altro…
«Et non solamente qui vicino alla sodetta
[sudetta] Catholica, si scoprano Edificij sotto l’acque del Mare, ma ancora in
molti altri luochi [luoghi] come mostra la carta della navigatione
[navigazione], & affermano [nota a lato: Polibio nel 4 lib. Strabone &
altri.] quelli c’hanno pratica di questo Mare novamente fusse fatto in uno
delli sodetti modi, ancor che non si trovino Authori, che certamente
l’affermano. Nè vi si vede altre Torre, nè altri Edificij, come par che voglion
alcuni Authori; Se però non dicessimo quello, che dicono li sommo[z]zatori, che
nuotando vanno sotto acqua, dalla Relation de i quali se hà, che vi si vede
parte di un nobilissimo, e bel Palazzo [nota a fianco: Palazzo della Città di
Conca.], con parte di marmo, ferrate di ferro statue grandi, & altri simili
ornamenti, li quali al presente non creo, che si potessero vedere più, per
essere monita [forse mutata] assai quella spiaggia, non essendovi più d’un remo d’acqua, per
quanto hò visto, è potuto congetturare con i miei proprij occhi, che fù il
Venerdì Santo alli 9. d’Aprile 1610.»
Però,
mica male come testimonianza… ma sicuramente queste assurdità, nascevano dal
fatto che già allora li sommo[z]zatori sniffavano della “marianna”…
Evvabbè,
torniamo agli scritti di Riciputi.
Cita
perfino Flavio Biondo e poi si dice convinto che la scomparsa della antica
città provata (tra gli altri) dall’antico porto greco-romano della vicina
“Valugola”, deve essersi trattato «fenomeno di lento bradisismo, tuttora in atto
lungo la costa emiliano-romagnola, anche se attualmente dovuta a motivi
diversi, come l’estrazione sottomarina di metano.»
«I “subs”
del Sub-Club Licio Visintini, presieduto dal dinamico Dr. Gianfranco Tonelli,
stimato medico della Città, dopo lunghi studi di carattere storico e geologico,
attrezzati di moderne apparecchiature per l’esplorazione sottomarina, hanno
iniziato da tempo le ricerche della Città Sommersa con notevolissimi risultati
sul piano archeologico, avendo potuto localizzare un muro dell’antica città ed
un coacervo di pregevoli reperti che hanno determinato l’apertura di un Museo
Civico nella Residenza Comunale, che presto, ad opera della Civica Amministrazione,
verrà trasferito in locali più ampi ed accoglierli.
Sono
venuti alla luce un’infinità di vasi vinari ed oleari d’epoca greco-romana,
pregevolissime anfore di alto valore artistico, nonché suppellettili, frammenti
di statue in marmo, lacrimatoi, piatti finemente decorati, ecc., materiale che
fa pensare che vi fossero insediate famiglie di una certa agiatezza, che
abitavano in ville che sorgevano su un lembo di terra, ora scomparso in mare.
Data l’equidistanza di Cattolica da Pesaro e Rimini (km. 18) qualcuno avanza
l’ipotesi che lungo la strada Flaminia (di cui si è scoperto un tratto in mare)
sorgessero dei locali di “ristoro” per le legioni in transito, per cui si
ritiene che le ville al mare potessero appartenere alle “donnine” con le quali
i legionari si sollazzavano durante le soste. Ciò spiegherebbe la presenza di
innumerevoli vasetti per cosmetici ed altri accessori del mestiere.
A
sostegno della tesi che qui alloggiassero famiglie facoltose va la scoperta di
pavimenti in mosaico di squisita fattura, esposti attualmente nel Musco Civico,
mentre molti privati sono in possesso di frammenti di questi pavimenti nonché
di un vasto numero di anfore antiche che è possibile vedere anche nei giardini
delle ville o nelle Halls di alberghi.»
Prosegue poi Riciputi in un successivo articolo…
«I soci del Sub-Club “Licio Visentini” di Cattolica,
appassionati di archeologia subacquea, [nell’articolo precedente citava
Marcolini, Magi, e tanti altri giovani di questo circolo] continuano a
riportare alla luce interessanti reperti archeologici dai fondali sottomarini.»
e finisce con un’ulteriore nota storica «Altra curiosità è dovuta al fatto che
l’antica Via Flaminia, che avrebbe dovuto congiungersi alla Via Emilia,
scompare improvvisamente in prossimità di Cattolica; ora, qualche anno fa sono
state ritrovate tracce inequivocabili della Via Flaminia in mare aperto, ad un
centinaio di metri dallo sperone di Gabicce Monte, alle spalle di Cattolica, e,
secondo alcuni, questo fa pensare che la Città, originariamente, si estendesse su un’area,
ora ricoperta dal mare, cioè, esattamente dove doveva sorgere l’antica
Crustumium o Conca.
Concludendo, niente di più facile che il tempo abbia avvolto Crustumium
nel fascino della leggenda, ma come dimostrerà più tardi Schliemann, la
leggenda nasce sempre da un nucleo reale che spesso la fantasia riesce a portare
alla luce più che il rigore della ricerca scientifica.»
Ma
dove sono finite queste suppellettili? Forse come le ossa trovate nelle tombe
dei giganti in Sardegna che, in un caso, furono distrutte e usate poi come
malta (vado a memoria) per costruire le banchine di un porto…
Oh,
ma sì, del resto sono solo assurdità, tanto queste cose da quale rivista le ho
tratte? Ma dai numeri 47 e 49 del Giornale dei Misteri, nota rivista poco
attendibile…
Non per niente è stata l’unica rivista in
itaGlia [scritta così, perché ormai il belpaese
non esiste più] ha scrivere un articolo sull’ipotesi storica di Asquigrana in
Val di Chienti, altra Storia reale scovata dal professor Giovanni Carnevale e
alla sua scomparsa, le locali università hanno provato le numerose bugie e
assurdità del docente salesiano (ovvio hanno ancora il dente avvelenato per lo
schiaffo culturale ricevuto dal professorino mezzo cieco), tanto che presto si
provvederà ad espropriare i terreni intorno a San Claudio per far riaffiorare
(non dall’acqua, ma dalla terra) la città romana che fu chiamata Aquisgrana.
Che
vogliamo fare? O tombe di giganti, o antica Conca, oppure primitiva Aquisgrana,
sempre zitti e sottomessi dobbiamo restare, specialmente ora che siamo in
[n]europa.
E fate silenzio. I grandi docenti studiano…
come fregarvi meglio!
Scritto dedicato a Valerio Tellenio di Fano e a Lamberto Roberti
Marco
Pugacioff
[Disegnatore
di fumetti dilettante
e
Ricercatore storico dilettante, ma non blogger
(Questo è
un sito!)]
Macerata
Granne
(da Apollo
Granno)
S.P.Q.M.
(Sempre
Preti Qua Magneranno)
11/03/’24
articoli
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