L’avventura di Rata e Maui
di Galileo Ferraresi
& Marco Pugacioff
Come
scritto, inserimento (che pomposamente chiamo articolo) 501, voglio inserire la
storia a fumetti di Rata e Maui. Non ricordo più quando la disegnai, né mi
importa. Tutti dati e le analisi di Leo, le ha già pubblicate nei suoi libri di
navigazione, perciò la storiellina a fumetti la posso mettere nel mio sito.
Senza
volerlo, diedi come volto ad Eratostene quello del professor Giovanni Carnevale,
la cui più che fondata ipotesi storica sta per essere definitivamente seppellita
dai locali dotti ignoranti, e in effetti sia lui che Eratostene hanno avuto una
pessima fine…
Per
Rata e Maui, se davvero penserete che sia anch’essa una storiellina buona per
“menti deboli” come la mia, vi dò alcuni dati presi dagli scritti di Leo:
- Maui
è una Divinità Maori cui si deve un ruolo nell’origine del fuoco
-
Maui Tiki Tiki è una divinità melanesiana
-
Maui è il Dio che insegnò a piantar alberi da frutto e a coltivare la terra
- Il
Dio Mauri è comune alla Polinesia, dalla Melanesia e alla Micronesia
E come se non bastasse
- Una
delle isole Hawaii è tutt’ora dedicata a Maui
-
Ancora nel 2012, secondo le direttive del Ministère
del’Education uno degli argomenti delle prove d’esame d’insegnante a Tahiti
e in Polinesia Francese è il Ciclo di Rata e Maui.
Buona
lettura
Copertina di Gaspar Gonzales
di Buenos Aries.
Migliaia di anni fa la Terra era una sfera, poi…
improvvisamente divenne PIATTA !
Nel IV secolo prima
della cosiddetta Era Volgare, Pitia calcola la latitudine di Marsiglia.
Altri studiosi
sapevano che la Terra
era una sfera: Pitagora, Aristotele,
Archimede e
l’astronomo Eratostene.
Nel 235 ante E. V.
Eratostene calcola la circonferenza della Terra con un errore del 1 %.
Ottant’anni dopo, il
nuovo direttore della biblioteca di Alessandria Ipparco di Nicea, insegna che… la Terra è piatta.
Perché la Terra divenne piatta?
20 dicembre dell’anno
2000, partita da Venezia, la Fragola, si trova a
Mar del Plata, in Argentina…
Al caffè Makao
(dedicato al navigatore Vito Dumas) si festeggia l’equipaggio italiano…
…della Fragola di ritorno dall’Antartide…
Nel caffè, il
navigatore e ricercatore Galileo Ferraresi incontra dei pensatori argentini che
gli mostrano una riproduzione di una delle più antiche statue dette Mohai, di Rapa Nui o isola di Pasqua, sulla cui
pancia vi è uno strano disegno.
La riproduzione era
stata portata dal “Professore”, che aveva vissuto a lungo sull’isola.
Il disegno rappresenta
una nave a vela a tre alberi, ma con una tartaruga legata a essa.
Leo, con vicino la sua
compagna Marina, non riesce ancora a capire. Quattro alberi, due vele quadre…
…senza bompresso…
…non è una nave del
1600 oppure del 1700…
…e vuole pensarci
sopra…
…e due notti dopo…
… a bordo della Fragola, arriva a comprendere…
…e il giorno dopo dà
la sua intuizione storica a Oscar…
Una nave così enorme,
non può che avere che un enorme equipaggio, perciò la tartaruga non può essere
usata come loro colazione!
La nave ha le vele
spiegate, sta navigando; le tartarughe tornano sempre a deporre le uova dove
sono nate, quindi la tartaruga serve per indicare la rotta per tornare dove è
nata.
A Rapa Nui, i venti
sono generalmente da est, quindi la nave proveniva da est e tornava verso casa
che era ad ovest.
Dal quel che Leo sa,
prima del 1700 solo gli egizi avevano costruito una nave così!
Tolomeo primo, (al
contrario di ciò che si pensa che gli egizi non navigavano) aveva fatto
costruire una nave con 6000 rematori! L’equipaggio di una portaerei nucleare…
Nel pomeriggio del 26
dicembre, Oscar e il professore sono davanti a Leo e Marina; il professore
appoggia le conclusioni di Leo: infatti nell’isola vi è un mohai mai terminato
chiamato “Il faraone”!
Non per niente tutti i
mohai hanno una particolarità: le orecchie con il lobo staccato, tipico delle
antiche popolazioni egiziane ed anche sumere. Ed erano i “Lunghi Orecchi” che
comandavano nell’isola!
Quando a pasqua del
1727, Jacob Roggeven sbarcò sull’isola, la popolazione lo informò che tanti
anni prima si era fermata un’altra nave, molto grande, che sbarcò molte persone
e poi ripartì verso ovest.
Gli sbarcati presero
il potere e costrinsero i nativi ad erigere i mohai, scolpiti ad immagine dei
nuovi capi e i lineamenti delle statue sono semitici!
Cinque anni prima di
Roggerveen, gli indigeni si ribellarono ai Lunghi Orecchi e li asediarono in una
punta dell’isola, protetta da un fossato.
Una notte una donna
Corti Orecchi che era nel campo assediato perché un Lunghi Orecchi era
innamorato di lei…
…calò una fune da una
scarpata sul mare…
…fu la fine per i Lunghi Orecchi che furono
tutti uccisi e bruciati nel fossato. Come dimostrato dagli scavi di Thor
Heyerdall!
Solo tre lunghi
Orecchi sopravvivessero…
…il professore tira
fuori dal portafoglio una foto di un loro discendente e…
…non è un polinesiano
ma… «è come noi!»
Nascono allora altre
domande: perché gli egizi arrivarono sull’isola, perché non vi è nulla di
scritto?
Solo il tempo e gli
Dei daranno una risposta…
Tempo dopo, a Bologna,
nel febbraio del 2001. Da anni Leo sta raccogliendo iscrizioni in varie lingue
per compilare un manifesto che permetta di passare da un alfabeto ad un altro…
Tornato dalla
biblioteca, Leo ha trovato delle iscrizioni particolari. Trascritte, torna a
casa, chiede a Marina di vedere a quale alfabeto corrispondono…
E sorpresa! Le
iscrizioni sono in libico! L’alfabeto usato dagli egizi…
E cosa ancor più
sorprendente sono iscrizioni trovate nell’oceano Pacifico!
«Sembra che il caso
non venga per caso!»
Tanto tempo fa,
centotrentadue anni prima della nascita di Giulio Cesare, nella biblioteca di
Alessandria d’Egitto si parla della decisione del faraone di far partire una
spedizione che faccia il giro del mondo, partendo dal mar Rosso e tornando dal
Mediterraneo!
Il direttore della
biblioteca Eratostene (considerato un vecchio pazzo) sostiene che la Terra è una sfera e,
partendo da una parte si può, poi, tornare dall’altra parte.
Del resto questa cosa
è scritta perfino sui muri della biblioteca e in tanti documenti antichi.
Tutto perché il faraone
vuole l’oro che si trova nella mitica terra di Ofir,
terra di cui, nella
Bibbia, si parla del viaggio della flotta di Chiram e Salomone che
ritornò da quella
terra carica d’oro e d’argento.
Ma i pareri sono
discordi, infatti Tolomeo potrebbe perdere il suo potere
se l’impresa fallirà !
I discorsi sono
maligni…
«La Terra è ferma, mentre il
Sole e le stelle gli girano attorno, come è nell’ordine naturale delle cose…»
«Intanto Rata, il
miglior capitano della flotta partirà con Maui, l’astronomo sarà il navigatore…
… e allora sarà la
fine di Tolomeo e della sua dinastia!»
Nella primavera del
quindicesimo anno di regno di Tolomeo terzo, parte la spedizione dal mar Rosso…
E il navigatore prende
un’altezza di Polare con la
Kemal.
La
Kemal
è una tavoletta di legno rettangolare con un foro al centro, in cui è fissata
una cordicella con un nodo. Ogni tavoletta corrispondeva ad un porto. Basta
mettere il nodo tra i denti e, tenendo la cordicella tesa, sfiorare con la base
della tavoletta l’orizzonte e traguardare la stella polare (detta dai greci stella fenicia) sul lato opposto. Se la
stella polare è più in alto per trovare il porto ci si dirige più a sud, se più
in basso a nord.
Si trattava di una
navigazione per parallelo; ci si portava alla latitudine del porto desiderato
poi si navigava verso est o verso ovest, fino a trovarlo.
Veniva usata da fenici
e egiziani e infine dagli arabi fino al 1800.
Il comandate si
avvicina e declina l’invito di sbarcare di Maui sulle isole all’orizzonte per
controllare la posizione.
Egli conosce bene il
mar Rosso, ma sarà al di fuori che invece, avrà bisogno dei suoi strumenti e
dei suoi libri.
La donna di Maui lo
spinge via per farlo distrarre.
Perché Maui ha una
bella compagna che farebbe impazzire qualunque uomo, tranne lui. Il marito
infatti impazzisce i numeri, i rotoli di papiro e le stelle!
Dopo alcune ore Maui e
la moglie dormono sotto le stelle.
La spedizione si
inoltra nell’oceano indiano fino all’isola di Iran Java…
…in Nuova Guinea.
La spedizione di Rata
e Maui è giunta qui da alcuni mesi…
Hanno dissodato il
terreno e seminato, poi dovranno aspettare il raccolto per continuare la
navigazione.
I contatti con la
popolazione locale sono stati pacifici. Maui ha dato loro un nuovo disegno di
rete per catturare il pesce e ne catturano dieci volte di più rispetto a prima
del loro arrivo. Si può fare una bella festa.
I contadini e i pescatori parlano della nuova terra e del
raccolto che sarà senz’altro abbondante…
Maui e la sua compagna
si allontanano per star da soli, ma nel cielo notturno…
…splende una cometa e i due devono tornare
dagli altri impauriti. Maui spiega loro cos’è questo corpo celeste, li calma e
li fa andare a dormire.
Pochi giorni dopo,
all’interno di una grotta Rata e Maui ancora parlano della cometa. Maui la sta
seguendo da dieci notti e lo rassicura che non cadrà sulla terra…
Poi Rata gli chiede
della longitudine…
Maui spiega che tra
venti giorni ci sarà un eclissi di sole. Misurando la differenza di tempo tra
l’eclissi in Malesia e l’orario previsto ad Alessandria. Al confronto tra i due
orari avranno la longitudine esatta; per misurare il tempo non userà nessuna
clessidra ma le stelle, molto più precise.
Il 19 novembre del 232
prima dell’era volgare, XII anno di regno di Tolomeo III, nei pressi della
grotta, Maui e altre persone armeggiano attorno ad alcuni strumenti in legno…
E al di fuori uomini,
donne e bambini aspettano l’evento…
… che arriva. Per
vederlo usano un pezzo di roccia colorata.
Intanto Maui segue
l’eclissi muovendo lentamente un disco su di un strumento, due assistenti fanno
altrettanto con strumenti più piccoli.
Quando il sole si
inizia a coprirsi, gli animali tornano a casa, ovvero nelle loro tane. Maui
decide di iniziare i calcoli sul fenomeno separatamente tra lui e i suoi
assistenti poi li confronteranno tra di loro.
Qualche giorno dopo,
le navi sono di nuovo pronte a partire. Aspettano solo Maui che sta lasciando
la testimonianza sull’osservazione della cometa sul muro della spelonca.
Nel 1937-’38, una
spedizione germanica venuta da Francoforte, trovò queste iscrizioni. I disegni
di vari colori, trattano di strumenti e reti per la pesca, calcoli astronomici
per il calcolo dell’angolo orario del sole e delle stelle, strumenti
astronomici, divinità greche ed egizie, il disegno di una eclissi,
costellazioni, comete.
Alcuni di essi, sono
firmati: “Maui, astronomo della spedizione di Rata, anno 15 del regno del
faraone Tolomeo III” ed accanto una serie di numeri: “Questo teorema fu
discusso con Maui da Eratostene, astronomo del delta del basso Egitto.”
Baia Di Irian Java,
Rata e Maui osservano le sei navi pronte a salpare.
E Maui dice a Rata «Sai
Rata, basterebbe attraversare questo mare verso sud e saremo nella terra di
Ofir, la terra delle miniere d’oro, per il nostro faraone!»
Terra di Ofir, oggi
chiamata Australia.
Dovete sapere che gli
egizi andarono varie volte nella terra di Ofir, anche a distanza di secoli,
tornando sempre carichi d’oro…
Nei musei egizi di
tutto il mondo sono conservati decine di boomerang, come furono trovati anche nella
tomba di Tutankamon.
In Egitto sono state
trovate mummie di marsupiali, animali tipici australiani.
Continua Maui «invece,
faremo rotta per il nord, verso il paese degli uomini gialli, poi ad est,
attraverseremo un oceano e infine vedremo terra, uno stretto passaggio, isole
ricche di frutta, ed un altro oceano e finalmente arriveremo a Cartagine e
quindi ad Alessandria !»
Rata vuol sapere
quanto tempo ci vorrà…
«La Terra è di 360 gradi, ne
abbiamo percorsi quasi 80. se gli Dei ci assistono due anni, forse tre.»
Alcuni mesi dopo, alla
foce di un fiume dell’America centrale, la spedizione si trova davanti allo
sbocco di un fiume di acqua dolce. Eppure la latitudine è quella giusta; il
passaggio per l’altro oceano era lì.
Si decide di mandare
un gruppo in esplorazione all’interno.
Montate delle barche
di legno gli egizi iniziano
l’esplorazione fino a trovarsi in un lago davanti ad una cascata.
Iniziano i primi
litigi, mentre si profilano sulla spiaggia gli amerindi chiamati poi Indios, con cui forse potranno arrivare
all’atro oceano. Forse !
Giorni dopo Maui dice
di aver visto, grazie agli Indios
l’altro oceano. Ma il percorso è difficilissimo a piedi, ed impossibile con le
navi smontate in spalla.
Se le navi non possono
passare, non si avrà nessuna prova che non si può fare il giro del mondo.
Già al tempo del
faraone Neto si ebbe un destino simile come narra Erodoto. Nel VII secolo prima
dell’era volgare, una nave imperale con equipaggio misto fenicio ed egiziano
provò a circumnavigare la Libia
(l’odierna Africa). Salpò dal mar Rosso con rotta verso il sud. Per tre volte
l’equipaggio si fermò per seminare granaglie, attendere il raccolto e ripartire.
Tre anni dopo il
comandante della spedizione si presentò al faraone provenendo da ovest. Per sua
sfortuna nell’ultimo tratto mediteranno della navigazione aveva naufragato.
Soccorso da navi fenicie era stato portato al cospetto del faraone che, come da
contratto, siccome il comandante era tornato senza nave, lo fece giustiziare.
Erodoto non crede alla
possibilità di circumnavigare l’Africa e che il viaggio sia avvenuto. Scrive
anche che l’eccezionale e sfortunato comandante dichiarò di aver sempre tenuto
la costa africana alla destra e che anche il sole a mezzogiorno era sempre alla
loro destra, come appunto accade a chi circumnaviga l’Africa quando raggiunge
l’emisfero sud !
Ma un nuovo pericolo
minaccia la spedizione di Rata e Maui!
Il cielo è color piombo fuso e gli uccelli
sono scomparsi!
È in arrivo il Flagello divino!
Una spaventosa
tempesta.
Ben due navi sono
state distrutte, duecento persone morte e altrettante scomparse. Rata non può
che prendere una dolorosa decisione:
ricostruire due navi,
se possibile tre, con ciò che rimane delle quattro navi salvate. E costruire un
paese in un luogo sulla terra (appena le navi ricostruite salperanno) dove
sbarcare gli equipaggi rimasti senza nave.
Se questa storia vi
pare fantastica Leo ci informa che:
nel 200 prima dell’era
volgare avvenne un inspiegabile cambiamento nelle culture centro americane. Nei
siti maya compaiono sculture di uomini barbuti, di etiopi, di neri!
Nello stesso periodo
compaiono i primi centri della civiltà olmeca da cui discendono gli aztechi.
Tra il 1531 e il 1533,
un porcaro di 56 anni, Francisco Pizzarro ed una trentina di soldati, conquistano
l’impero Inca senza colpo ferire, perché gli Inca – che non hanno barba –
considerano gli avventurieri spagnoli degli Dei simili al loro Dio barbuto
Kontiki.
Chi era questo Dio con
la barba e dove l’avevano visto?
Lo stretto di
Benguella.
Nelle carte di Maui,
che provenivano dalla biblioteca di Alessandria, era probabilmente segnato un
passaggio tra l’Atlantico e il Pacifico, poco più a nord dell’odierno canale di
Panama. Il passaggio fu cercato anche da Colon o Colombo nel suo quarto
viaggio.
Come si vede nella
seconda vignetta si vede l’America nella carta del mondo disegnata da Martino
Waldseemuller a San Dié nel 1507, con lo stretto.
Lo stretto di Benguela
non esiste più e la spedizione costeggia il sud America in cerca di un altro
passaggio.
Ormai sono tutti
demoralizzati, perfino Maui.
Ma come gli dice la
sua compagna, deve essere di aiuto agli altri.
Si tenta una nuova
rotta per tornare a casa. Ma davvero molti non c’è la fanno più. Sanno che si
deve sacrificare una nave per riparare le altre, perciò altri dovranno restare
a terra, in esilio.
Per alcuni non sarà un
sacrificio! Basta trovare un po’ d’acqua, costruire una canoa e andare a
pescare.
Non per niente ancora
oggi nel lago Titikaka si pesca su canoe di giunchi come facevano gli egizi.
La “casa pintata”
Nel 1885 un ingegnere
cileno d’origine tedesca, Karl Stolp, mentre stava arrampicandosi sulle pendici
della Cordillera cilena fu sorpreso da una tempesta di neve e si rifugiò in una
grotta a circa 700 metri di altezza. All’esterno e all’interno della grotta
c’erano numerose iscrizioni che furono trascritte da Stopl e presentate il 22
agosto 1888 alla società scientifica di Santiago. Le iscrizioni, al momento
situate tanto in alto da essere irraggiungibili anche con una scala; sono di
colore nero e bianco e dipinte usando le dita.
L’iscrizione è in
caratteri libici ed è firmata dal capitano Rata e datata 16° anno di regno,
(231 a. E. V.) le lettere seguono un andamento bustrofedico (come l’incidere
del bue quando ara) e vanno: la prima riga da sinistra a destra, la seconda da
destra a sinistra, la terza da sinistra a destra e così via.
Il testo tradotto dal
dottor Barry Field dice:
“Limite meridionale
della costa raggiunto da Maui.
Questa regione è il
limite meridionale delle terre che il comandante reclama, con dichiarazione
scritta, esultate.
Fino a questo punto al
sud egli condusse la flotta.
Queste terre il
navigatore prende possesso in nome del re dell’Egitto, di sua moglie e del suo
nobile figlio.
Navigò per 400 miglia
seguendo questa costa montagnosa.
Nel giorno 5 del mese
di Agosto del 16° anno di regno.”
Purtroppo attualmente
le iscrizioni non dovrebbero esistere più, perché fatte saltare con della
dinamite...
Sì! Gli uomini sono
troppo stanchi di viaggiare. Mentre parlano tra loro, arriva una donna
trafelata: Rata ha deciso di far accoppiare due tartarughe! Vuole tornare a
casa, ma alcuni non decidono di affrontare il viaggio e resteranno a terra.
Siamo alla fine della
storia…
Bologna, 2230 anni
dopo.
Le navi di Rata
stracariche di persone e mezze affondate si fermarono all’isola di Pasqua e
sbarcarono una parte dell’equipaggio.
I bianchi dalle lunghe
orecchie presero ben presto il potere ed obbligarono in schiavitù gli indigeni.
A volte nel corso dei
secoli, qualche gruppo di lunghe orecchie partiva con le canoe costruite col
poco legname dell’isola; veniva allora eretto un mohai, figura in pietra che
raffigurava il capo della spedizione, rivolto verso la direzione presa.
Continuando verso
Ovest, Rata raggiunse l’isola di Pitcair, piccola e con le coste a picco sul
mare (che diventerà famosa come l’ultimo rifugio degli ammutinati del “Bounty”)
e anche qui lasciarono alcune iscrizioni.
Rata giunge poi a
Tahiti e la parte del suo numeroso equipaggio che sbarcò, prese anche qui il
potere e quando, 2000 anni dopo, James Cook giunse sull’isola e la trovò
governata da persone d’origine bianca che conoscevano perfettamente come navigare
in tutto il Pacifico.
Secondo alcuni
reperti, Rata giunge anche in Nuova Zelanda, la terra dei maori, ma anche se
alcune gallerie sono state scavate con tecniche simili a quelle egiziane, non
sono state trovate iscrizioni di alcun tipo.
Il percorso di Rata e
Maui.
Infine una piccola
parte della spedizione arrivò nella terra di Punt, l’Australia, e un iscrizione
ci ricorda ancora il fatto, avvenuto nell’anno XVII del faraone terzo, 230 anni
prima dell’era volgare.
Non sappiamo purtroppo
se Rata sia giunto fino in Australia e tanto meno sappiamo se qualcuno abbia
tentato di raggiungere l’Egitto risalendo il mar Rosso. Ma se anche alcuni, o
solo uno, fossero riusciti a raggiungere l’Egitto, difficilmente i nuovi
potenti a corte avrebbero consentito loro di informare il faraone ed Eratostene
dei fatti.
Alessandria: dopo la
partenza di Rata e Maui, i nemici di Eratostene minarono per anni, giorno dopo
giorno, la sua figura, finché il vecchio matematico, lasciata la direzione
della biblioteca, si isolò sempre più dalla vita pubblica e si ridusse a vivere
come un barbone nelle vie di Alessandria…
…dove morì di stenti e
di dolore nel 196 prima dell’era volgare. Il mancato ritorno della spedizione e
la morte di Eratostene decretarono il trionfo della teoria della Terra piatta.
Ma ancor oggi, dopo
2200 anni, tutte le leggende del Pacifico narrano di due esseri mitici che
donarono agli uomini il fuoco e la conoscenza:
Rata e Maui !
Marco
Pugacioff
[Disegnatore
di fumetti dilettante
e
Ricercatore storico dilettante, ma non blogger
(Questo è
un sito!)]
Macerata
Granne
(da Apollo
Granno)
S.P.Q.M.
(Sempre
Preti Qua Magneranno)
31/03/’24
articoli
Fumetti