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sabato 3 febbraio 2024

Cucciolo contro Beppe di Giorgio Rebuffi & altre storie degli anni '50

Cucciolo contro Beppe

Di Giorgio Rebuffi

& altre storie daglianni '50

 


    Dopo Padre Lavino (di cui sono stato informato da Gabriele, che vi furono pure delle rivistine umoristiche locali ispirate a lui), nella ricorrenza della nascita di mio babbo cento (e un giorno) anni fa [non ve ne frega niente… ma frega a me!] e quattro anni prima di Giorgio Rebuffi, si torna ai miei personaggi preferiti.

   La storia vede lo zio Giacomino che vuol capire chi sia il più bravo tra i suoi nipotini. Mette così Cucciolo contro Beppe - anzi Beppe contro Cucciolo - facendoli antagonisti nella ricerca di un pò di lire (vabbè, dicono dollari, ba!), e nella storia compare pure Tiramolla. E di seguito due avventure con i loro nipotini della signora Buffolente (mi piace più nell'umorostico, che nell'avventuroso), una dello sceriffo Fox sempre di Giorgio e infine una tenera avventura con il Nonno Bigio di Gavioli.

    Vi propongo quindi alla vigilia del carnevale – la più bella festa dell’anno – una ristampa di storie degli anni ’50, che spero proprio, vi faranno sognare.

 




 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

Marco Pugacioff

[Disegnatore di fumetti dilettante

e Ricercatore storico dilettante, ma non blogger

(Questo è un sito!)]

Macerata Granne

(da Apollo Granno)

S.P.Q.M.

(Sempre Preti Qua Magneranno)

03/02/’24

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giovedì 18 gennaio 2024

Padre Lavinio di San Ginesio (vissuto nel XIX secolo)

 

Padre Lavinio di San Ginesio


Padre Lavinio (a Roma) ripreso da un disegno del Professor Occultis del Maestro Cedroni.

 

   Grazie alla scoperta di quella “Francia delle origini”, ormai completamente scomparsa dalla tradizione orale locale e di cui bisogna dir grazie al Professor Giovanni Carnevale, sono arrivato a conoscere…

   Il ricercatore maceratese Giovanni Ginobili nei suoi libri ha rievocato una figura di un personaggio ecclesiastico realmente esistito che ha lasciato traccia della sua memoria e che fu una sorta di reincarnazione (se vogliamo dir così) marchigiana del Piovano Arlotto vissuto nel '400 a Firenze.

Cucciolo interpreta il pievano Arlotto
 

Chi sia stato padre Lavinio – scrive Ginobili – ce lo dice il poeta dialettale Alfonso Leopardi nel suo volume «Sub tegmine fagi», apparso nel 1887. Riportiamo quanta egli scrive. «Fu padre Lavinio un frate che visse in Sanginesio nella prima meta del secolo presente (nell’800), e che rimase proverbiale per le sue grullerie.

Il cardinale Balufi, reduce dalle missioni d’America, narrava di averne udito parlate anche in quelle remote contrade (in nota Ginobioli scrive: Ciò non deve recare sorpresa poiché molti erano gli emigranti della provincia di Macerata che si recavano a cercare lavoro e fortuna nelle Americhe).

I contemporanei di padre Lavinio asseriscono che per la verità ei ne disse e ne fece delle grosse; ma soggiungono pure che tutti i racconti, veri o falsi, di frati e preti ciuchi, si addossarono a lui.

Padre Lavino é diventato l’Ercole della balordaggine! […]

Prosegue Ginobili dopo aver trascritto Leopardi che questo padre sembra reggesse la chiesola di S. Tommaso, nella località Vallato di Sanginesio e, nel 1840, allorché i benedettini lasciarono Santa Maria delle Macchie nello stesso comune, questa venne affidata a lui.

   Le sue balordaggini avevano campo nelle sue prediche e fecero in breve tempo il giro non solo del maceratese e del fermano, ma in tutte le Marche.

    E il popolino scrive sempre Ginobili nelle lunghe veglie invernali accanto al focolare, oppure nella stalla dei bovini, mentre intrecciavano canestri o aggiustavano degli arnesi indispensabili per i lavori agricoli, rievocarono spesso la figura di «patre Lavi’», inventato su di lui, molte altre corbellerie tanto da farne «tipico personaggio di leggenda».

Conclude Ginobili scrivendo che la figura di Padre Lavinio «va sempre più sbiadendo e non andrà a lungo che finirà per essere completamente obliata.»

 

Eccovi un sunto di quelle prediche

 

La predica della trippa

     Forse a causa della forzata povertà che confinava con la miseria, a cui padre Lavinio doveva sottostare; forse invidioso di quelli che sguazzavano; forse per stimolare le proprie pecorelle ad essere un po’ più generose verso il loro pievano..., il fatto si è che padre Lavinio nelle sue prediche batteva e ribatteva sul vizio della crapula.

   Così una domenica prese di mira quella schiera di ghiotti che, pur di soddisfare alla ingordigia del loro ventre, non badano a spese.

   La trippa... tutto per la trippa, per questa sozza, lurida trippa!...

   Sotto il pulpito stava un pover’uomo in miseria anche più dello stesso predicatore, che portava, bene ravvolto in carta, stomaco di manzo, detto appunto trippa. Questi si allarma e dice tra se’…

    - Me l’avrà vista? Sentirà l’odore?

   E padre Lavinio continua... Beh, cari fedeli, se si tratta di accontentare la testa, ove é chiuso il cervello, la parte più nobile di questo corpo umano, potrei anche ammetterlo. Ma la trippa, questa trippa che racchiude le budella e che a loro volta racchiudono la... la..., voi lo sapete e in questo santo luogo non posso pronunciare la brutta parola, ebbene questa trippa non la sopporto. E così dicendo, il predicatore guarda involontariamente l’uomo dell’involto che si trovava sotto il pulpito.

    - Ce l’ha con me – pensa questi – con la mia trippa !... e dire che tutto l’anno non faccio che mangiar polenta…

    - Dunque basta con questa schifosa trippa! (e tira un pugno sulla sponda del pulpito) Via la trippa! Bisogna far penitenza.

    L’uomo dall’involto che non perdeva sillaba, sempre fra sé:

    - Non la debbo buttar via.

    - … non siate schiavi della trippa!

    E l’uomo dall’involto: non sapendo più che fare, prende la trippa e, lanciandola contro il predicatore, grida

     - Allora mangiala tu.

     Padre Lavinio, colpito sul volto dallo stomaco di manzo, a mezza voce dice:

-         Questo poi non ce lo voleva!

 

 

Padre Lavinio dinanzi ad un Crocefisso

 

   In occasione di una festa religiosa, padre Lavinio viene chiamato a celebrare la messa in una chiesa, dove mai prima di allora era stato. Vi andò sul somarello per far prima; invece, poiché la bestiola non volle camminare, arrivò in ritardo. Corse in sagrestia, indossò i sacri paramenti e difilato va all’altare.

   All’introito, dopo essersi segnato, volge gli occhi devoti in alto al di sopra dell’altare e vede un madornale, antico Crocefisso, prima mai visto. Padre Lavinio impressionato lo guarda ad occhi spalancati, quindi, preso dal dubbio della sua stabilità, esclama…

-         Ma e sicùru 'stu diaulu [Ma è sicuro questo diavolo]?!

 

 

   E l’ultima è sulla predica sugli angeli, che qui riassumò.

    Il buon Lavinio sale sul pulpito per far la predica sugli angeli, senza sapere che i suoi studenti vi avevano messi degli spilli. Risultato?

   Lavinio inizia con “Gli angeli del paradiso sono…”, ma appoggiando le mani con forza sul legno, vede le stelle e gli esce spontaneo un…

   - Figli de mignotta !  

 
§§§
 

Che dirvi? Personalmente mi ha ricordato tanto - oltre ad Arlotto - la figura del Professor Occultis…

 S. Maria delle macchie di San Ginesio

Santa Maria delle Macchie, sorge lungo la vallata del fiume Fiastra, a pochi chilometri dall'abitato di San Ginesio, percorrendo la Statale 78. 

Data la mancanza di documenti (chissà com'è... incuria dei cittadini, storici che nascondono vecchie carte? tutte le ipotesi sono buone), non vi è può esser certi della data di fondazione che, seccondo alcuni storici locali, sarebbe da collocare fra l'VIII e il IX secolo, a causa dell'uso di materiale romano di reimpiego nella cripta, mentre altri la posticipano a dopo il Mille. 

Secondo il sito: 

http://www.turismocongusto.it/luoghi-dello-spirito/s323/abbazia-benedettina-santa-maria-delle-macchie.html

<<Una carta, datata 1171 e ritenuta la più antica attestazione riguardante l'abbazia, secondo recenti studi non si riferirebbe in realtà a questo edificio, bensì ad un altro dalla medesima intitolazione sito a Gagliole, nei pressi di San Severino. Altri documenti risalenti al XIII secolo informano sull'interferenza delle autorità sanginesine sulla elezione degli abati, fenomeno che proseguirà nei secoli successivi e parlano di alcuni aspetti economici, quali ad esempio la concessione in enfiteusi delle terre abbaziali a coloni. Nei primi anni del '500, essa veniva data in commenda e infine abbandonata nel 1848>>

Nella cripta vi è un capitello montato al rovescio, un omphalos, con rilievo raffigurante due sfingi affrontate che appoggiano una zampa su un thymiaterion e da una coppia di buoi ai lati, proveniente dai Ruderi di Urbs Salvia, poco distante.

L’omfalo "L’omphalos, ombellico, era una pietra che rappresentava la parte centrale di un luogo o di un edificio ed era dedicato al dio Apollo. [https://www.raccontidimarche.it/2013/05/lomphalos-di-santa-maria-delle-macchie/]"

 

Marco Pugacioff

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sabato 6 gennaio 2024

Il cagnolino Pif di Louis Cance

 

Il cagnolino Pif

di

Louis Cance

 

   Il 12 di gennaio sarebbe stato il compleanno di Louis Cance. Vorrei dedicargli questo ricordo, senza traduzioni, di due sue storie a fumetti su Pif e le “pensate” del buon Ercole.

    Queste sono belle storie, e che rispettano bene i personaggini di Arnal, (di seguito potete ammirare il primo incontro tra Pif ed Ercole, così come fu ristampato nel 1950, di Arnal) così come li rispettarono tutti i suoi continuatori, come Roger Mas, che ho inserito in bianco e nero tra le due avventure, una scritta da François Corteggiani e l’altra tutta di Louis, stampate in Pif speciale n. 77.

    Ciao Louis!




 

 Il primo incontro- scontro ristampato su 
Les aventures de Pif le chien série 1  n°1
 

 




 
Con l'inserimento al posto di una pubblicità di una piccola storia di
 Roger Mas

Marco Pugacioff

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sabato 16 dicembre 2023

Natale all’Inferno (1959) due storie di Giorgio Rebuffi

 

Natale all’Inferno (1959)

Due storie di Giorgio Rebuffi

 
Vorrei dedicare questo scritto a
LOUIS CANCE
ultimo disegnatore del  cagnolino Pif
che ci ha lasciati il 13 scorso.

    Mister Straffey, ovvero come chiamo personalmente Iginio Straffi, lo conobbi grazie a mia zia Silvana di  Caccamo sul lago, nel camerinese.

Egli aveva nella sua camera da letto-studio nell’appartamento dei genitori, una foto attaccata al muro in cui era insieme a Pratt; Ugo Pratt, il cui stile ho subito odiato – ed è ancora così – quando lo vidi sulle pagine della collana Rodeo.

    Questo ancora mi ricordo, perché iniziò una amicizia (ormai estinta) e in seguito sfumato il progetto per fare uno studio di fumetto a macerata (avevo trovato un appartamento sottoscala alla fine di via Roma che… vabbé, acqua passata), Straffi volò in Belgio e al ritorno realizzò il primo nucleo di quello che sarebbe diventato lo studio di disegni animati Arcobaleno o Raimbow.

Mi portò amichevolmente a Recanati, in mezzo a un campo sulla strada per Loreto, alla casa editrice eli, diretta da una ragazza dal bel viso chimata Letizia, nipotina del proprietario; e qui in una stanzina iniziamo l’attività, già avviata da giorni da Straffi con i suoi amici belgi. In seguito, in poco tempo aumentati l’organico con Pietro Di Chiara, Maurizio e Marco, ci trasferimmo in un appartamento poco lontano, sempre in mezzo a un campo. Lì, venne un ragazzo de Rapallo chiamato Tonino, Tonino Farina (alias Farisi) che rimase sorpreso che c’era un idiota che scimmiottava il lavoro di animatore, il quale aveva una collezione di Tiramolla della Vallardi alle spalle. Il bello è che conosceva i miei idoli!

    Fu grazie a lui che conobbi Luciano Bottaro e Giorgio Rebuffi. Da allora ho continuato a disegnare Cucciolo e Tiramolla, finché mi telefonò il creatore di una associazione, la comixcomunity, per vedere se volessi entrare nella associazione, così anche da fare qualche pubblicazione. Quando vide i miei fumetti di Tira e Cucciolo, mi disse che non avevo i diritti e dovevo starci attento… (maledetti detentori di diritti!)

   Gli risposi che Bottaro e Rebuffi sapevano benissimo chi ero, per questo facevo e faccio ancora i loro cari personaggini.

Quello che non potevo immaginare che costui, saputo questo, subito dopo telefonasse a Luciano, il quale, all’inizio era sospettoso, ma poi – come il fondatore della comixcomunity mi narrò poi tutto dieci minuti dopo quella telefonata a Rapallo – quando gli fece il mio nome, è come se gli avesse aperto la porta di casa!

    Per cui, quando mi disse che voleva andare a trovarli, mi decisi a partire anch’io da quell’esaltato (come mi aveva definito Giorgio per telefono a mio fratello Roberto) che ero! Luciano ci aspettava alla stazione – in quei giorni stava dietro alla mamma che stava male, ma per noi fece uno “strappo” – e in seguito arrivò anche Giampaolo; a casa di Luciano, lui mi permise anche di sedere al suo piccolo tavolo da disegno e la sera andammo a visitare a Giorgio a Lavagna, il quale invece aveva un tavolo bello grande ora passato a Laca.


Chiesi a Giorgio se mi firmasse una raccolta delle Storie di Cucciolo che avevo con me… a ricordarlo oggi mi sembra di vedere due “bambinoni”, e che uno dei due firma con una stilografica un fumetto con alcune sue storie all’interno, con Luciano che ci guardava quasi come un suo fratello maggiore, anche se era più giovane d'età.

    Di quella giornata non ho nemmeno una fotografia. Feci male a non dirgli subito al capo della comixcomunity (credo ormai estinta) di mandarmele – e dire che fotografò pure tanti disegni appesi a casa di Luciano e Giorgio, la casa di Totò dalla finestra del suo studio, ed anche (nella seconda visita) la casa dove aveva abitò Galep a Rapallo e tanto altro ancora… ma ormai!

    Tutto quello che mi resta è il fumetto firmato da Giorgio, i biglietto delle ff.ss. e… la passione. Nient’altro.  

    Buone feste e cercate di passarle al caldo e non come me che mi pare d’esser Puga in Siberia.  

Storie e Fiabe n.1 1959





 
 

 
 
 

NATALE ALL'INFERNO Storie e Fiabe 1960 n.1
 



 
 
 

 
 
 
 
 

 

Marco Pugacioff

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16/12/’23

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