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mercoledì 17 maggio 2017

L'origine leggendaria dei Merovingi


L'ORIGINE LEGGENDARIA
DEI
MEROVINGI
Articolo di autore anonimo apparso su
Les albums du grand BLEK n. 362 del Février 1981


   Viene definita «merovingia» la prima dinastia di re «insediata» che regna grosso modo sul territorio della Francia attuale. La sua storia è mal conosciuta dai mortali; innanzitutto perché i documenti non abbondano di certo, e poi perché questa saga costituisce un piacevole "vaso di Pandora" che scoraggia lo storico dilettante. Qualche nome dei sovrani merovingi sono tuttavia passati alla posterità: Clodoveo, naturalmente, la cui gloria postuma è unita a quella della moglie Clotilde; il buon re Dagoberto, immortalato dalla famosa chanson; e infine une folla anonima di Chilperico, Childeberto e Clotario tra gli altri!
FARAMONDO NELLA TROADE

  La dinastia merovingia si estingue nel 751 dell’Era Volgare, con il regno di un certo Childerico III, un re fannullone del suo stato. Questo si sa da fonte sicura. Ma per ciò che riguarda il suo inizio, le cose sono avvolte da un po’ di nebbia.
Priamo,  ultimo re di  Troia, padre di Ettore, Paride, Cassandra, ecc., avrebbe avuto, dicono, cinquanta tra figli e figlie. Il suo regno sembra estinguersi nel 1184 prima dell’Era Volgare, con la celebre Guerra di Troia.  Al tempo in cui regnava sulla Troade[1], riceve la visita di un uomo chiamato  Faramondo, capo di un popolo di saccheggiatori allevatori che affliggono la zona tra il Mar di Marmara e il Mediterraneo. Questo Faramondo è un tipetto simpatico; piace tanto a Priamo che gli dà presto in sposa una delle sue figlie. E, di colpo, Faramondo, il principe errante, si stabilisce presso della sua nuova famiglia.
   Arriva la  Guerra  di  Troia. Durante l’assedio di Troia, il coraggio di Faramondo fa nascere una tale ammirazione da parte del nemico che, alla caduta della Città d’Ilio, Ulisse stesso veglia personalmente che lui e la sua truppa possa lasciare la città senza problemi.
   Faramondo riprende allora la sua vita errabonda. Ma il numero della sua gente viene aumentato da quei superstiti Troiani scampati al massacro, che non si sono voluti sottomettere al giogo greco.
   Al tempo in cui questa gente raggiunge la Valacchia (nell’odierna Romania) Faramondo muore all’età di... 300 anni!

I DISCENDENTI DI FARAMONDO

   Da allora, tutti i discendenti in linea diretta di Faramondo si chiamano Faramondo, e godono dell’incredibile salute del loro antenato. Con questi nuove guide, il popolo prosegue la sua marcia, e arriva verso il 50 prima dell’Era Volgare sulle rive del fiume Nistro [Dniestr]. Lì, nascono delle contestazioni sull’itinerario da seguire: un gruppo segue il fratello cadetto del Faramondo di quest’epoca e si stabiliscono nella zona tra Brema e Amburgo.


All’età di 270 anni, è dura guidare delle spedizioni di conquista!

   Gli altri i più numerosi restano fedeli a questo Faramondo che li conduce fino alla riva del Mar d’Azov. Essendo la regione ricca e poco popolata, Faramondo suggerisce alla sua gente di diventare sedentaria. Proposta accettata: si fonda uno stato che viene chiamato Meozia[2] e si fonda una capitale.
   Ma poi i Meoziani ne avranno ben presto  « abbastanza » di questa esistenza monotona. Così nel 140 il Faramondo che vive in quegli anni, si dice che forse il suo zietto di una secolo prima (più o meno) aveva avuto una buona idea nel risalire il Nistro; e propone di raggiungere i suoi attuali cuginetti ad Amburgo. Ma non tutti sono d’accordo; sotto la guida di altri capi, dei gruppi fanno scissione: costoro partono ciascuno per la loro strada e diventano in seguito i Catti, i Sicambri, i Samavi[3], i Marsi[4], i Brutteri[5], ecc.

VERSO AMBURGO E I PAESI BASSI

  Intanto, i «fedelissimi» partigiani di Faramondo arrivano ad Amburgo, dove i loro lontani parenti gli fanno buona accoglienza. Ma probabilmente le risorse nella regione non bastano per tutti: quindi ripartono per il nord Ovest, in compagnia di qualche cugino amburghese in cerca d’avventura. Arrivano così in Olanda, dove sottomettono la popolazione frisone. E lì, si stabiliscono per un bel po’ di tempo.
   Questi discendenti di «Faramondo I» prendono il nome di «Franchi [Francs]». Ma l'unità de questi Franchi è precaria; L’inattività fisica porta necessariamente un po’ di zizzania all'interno di questo gruppo etnico piuttosto esuberante.
   A seguito di chi sa quale disaccordo, i «Franchi Ripuari [Francs Ripuaires]» si stabiliscono sulle ri­ve del Reno tra Colonia e Coblenza. I «Franchi Sali [Francs Saliens]» e il Faramondo del giorno occupano la valle renana dalla sua imboccatura fino a Colonia, più i Paesi Bassi: bè, essi erano i più numerosi.
   La tradizione fa spegnere l’ultimo dei Faramondi verso il 280. Costui lascia un figliolo di cinque anni, che, notevole bizzarria, non si chiama Faramondo, ma Clodione detto il Chiomato!

CLODIONE IL CHIOMATO

   Clodione promette molto. Il padre, verso la fine dei suoi giorni, incapace di guidare delle spedizioni militari, le fa guidare dal suo erede. E questi, malgrado la giovane età, si dimostra un vero condottiero: spegne numerose insurrezioni frisone e mette in fiamme tutte le navi pirata che hanno l’ardire di inoltrarsi nelle acque territoriale del suo papà. Giusto prima di morire, Faramondo l’aveva fatto sposare una ragazzina di appena dieci anni d’età, che era «la più bella di tutta la Francia!».


Questa creatura marina sarebbe l’antenato diretto dei primi re di Francia.
Inutile dire che Rea Silvia fu più fortunata…

Clodione ci viene presentato dal racconto storico come un omaccione dalla formidabile capigliatura e come un uomo dai colpi di mano piuttosto che come un conquistatore organizzato. Divenuto re, molti­plica le spedizione oltre il Reno, e arriva fino in Gallia dove dà delle sonore batoste all’occupante romano.
   Ma a lui interessa di più il bottino che i possessi territoriali.
   Il tempo passa... Clodione il Chiomato abborda la quarantina e sua moglie non gli ha dato ancora nessun figlio. Il sopranaturale aggiusta allora le cose. Un giorno in cui lei passeggia sulla riva, la bella sposa di Clodione vede aprirsi le onde del fiume per far passare a una creatura gigantesca, irta di pinne e dotato di un tridente. Dallo spavento, sviene. Allorché si risveglia, il mostro si presenta molto gentilmente: egli è stato inviato dagli Dei per metter fine alle angosce dinastiche di Clodione e della sua sposa. Durante l’incoscienza della regina, egli ha fatto tutte le cose necessarie perché Madame Clodione avesse avuto un figlio che sarebbe stato sia il figlio di Clodione e sia del mostro marino. Consiglia inoltre alla regina di chiamare il suo futuro erede «Meroveo [Mérovée]» (figlio del Mare), quindi l'emis­sario riguadagna le onde… e la sovranità del palazzo reale.

DOVE LA LEGGENDA RAGGIUNGE LA STORIA

   Nel 306 nacque in effetti Meroveo che non ebbe mai un notevole ruolo politico. Clodione detto il Chiomato muore nel 435, alla veneranda età di 170 anni e Meroveo aveva all’incirca 129 anni, un’età in cui doveva essere necessariamente un po’ affaticato. I suoi capitani conducevano in suo nome delle spedizioni guerriere alle quali la sua salute malsana gli impediva di essere presente.
  Nel 440 a 134 anni, bè, era tempo! Meroveo ebbe il buonsenso di essere per la prima volta il padre di un bambino che fu chiamato Childerico. Qui si ferma la legenda pura, perché Childerico è realmente esistito. Egli è, infatti, il primo dei re merovingi non ipotetico.
  Da questi episodi storici piuttosto deliranti, che cosa si ricava? Faramondo genero di Priamo è da scartare assolutamente: i cronisti storici dei primi merovingi hanno voluto solo dare ai loro sovrani una antichità prestigiosa. D'altronde, certi autori vanno ancora più lontano e menzionano un solo Faramondo, contemporaneo di Priamo e dei primi secoli della cosiddetta era cristiana! E gli si dona una longevità di qualcosa come 2000 anni d’età… da rendere Matusalemme verde dalla gelosia!
  Ciò che pare plausibile è che qualche gruppo di pastori nomadi si sia  stabilito sulle rive del Mare d’Azov alla fine del primo secolo della nostra era.  Si può supporre che il gruppo in questione sia emigrato più tardi nella regione renana. Faramondo, è un nome buono come un altro. Perché il capo di questi erranti non avrebbe potuto chiamarsi così?
   Sia quel che sia, i re franchi non succedevano per via ereditaria: erano sicuramente eletti ad acclamazione dai guerrieri riuniti in assemblea.
   Alla morte di uno di essi chiamato Clodione il Chiomato, hanno designato in questa maniera il giovane Childerico, che darà più avanti un nipotino al vecchio re. Perché no?
   E per quel che riguarda di Meroveo… bè, è davvero un caffè molto forte! Ma il suo regno fu menzionato per la prima volta da Clodoveo (476-511). Senza dubbio il primo dei re franchi pensava di dare qualche lustro al suo albero genealogico con l’introduzione di un mostro mitologico delegato dagli Dei!

Nota: ho preferito stare attento ai nomi dei vari re, dei luoghi e dei popoli,
ma per quanto riguarda le date ho lasciato quelle citate nell’articolo originale.
Marco Pugacioff



[1] Troade (gr. Τρῳάς) Regione storica dell’Asia Minore, compresa tra l’Ellesponto e il Golfo di Adramittio, dominata dal Monte Ida, percorsa dai fiumi Scamandro e Simoenta; corrisponde all’estremo angolo nord-occidentale della Turchia asiatica. Vedi:  http://www.treccani.it/enciclopedia/troade/
[2] La Meozia, nota anticamente come "Palude Meotide" o "Palude Meotica", era una regione paludosa e di mare basso da identificare coll'attuale Mar d'Azov, braccio marino del Ponto Eusino (Mar Nero) chiuso dalla penisola di Crimea, al confine tra Ucraina e Russia. Vedi: http://it.unionpedia.org/i/Meozia
[3] Uno dei loro capi, Neliogaste, si vide restituire il figlio che credeva morto, dal grande e futuro imperatore Giuliano, nel 358 dell’Era Volgare. Vedi pag. 705 del libro Dizionario delle date, dei fatti, luoghi ed uomini storici, o: Repertorio alfabetico di cronologia universale, tomo I di A. L. d'. Harmonville, Venezia 1842. consultabile in rete: https://books.google.it/books?id=yXd2AAAAMAAJ
[5] Brutteri (lat. Bructeri) Antica popolazione della Germania occidentale, a destra del Reno, fra l’Ems e la Lippe, confinante a N con i Frisi e i Cauci. Vinti da Druso nel 12 a.C., presero poi parte all’insurrezione batava del 70 d.C.; all’inizio del 4° sec. erano di nuovo in lotta con i Romani: Costantino li vinse nel 310. vedi all’indirizzo: http://www.treccani.it/enciclopedia/brutteri/
Liberamente tradotto e adattato da Marco Pugacioff

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